— Devo averlo colto di sorpresa, altrimenti non credo che mi avrebbe lasciato avvicinare tanto, prima di attaccare. Naturalmente, senza occhi non poteva essere sicuro della mia posizione.
— Non scommetterci. Abbiamo parlato per ore. Deve averci sentito.
— A meno che non fosse in ascolto su di una frequenza diversa o non stesse seguendo qualcosa d'altro. Se invece era a noi che stava dando la caccia, perché non ci ha attaccati alle spalle? — All'improvviso, un altro pensiero gli attraversò la mente e lui spostò lo sguardo verso la stalagmite. — Dov'è la tua luce?
Lei deglutì, e si voltò, indicando: — Laggiù.
Flinx sollevò il suo tubo luminoso e vide dove la ragazza aveva lasciato cadere il suo. Si era infranto contro un mucchietto di piccole stalagmiti. Come un verme fosforescente, la luce liquida contenuta all'interno stava scivolando via in tanti piccoli rivoletti, scomparendo nelle fessure e nei buchi del terreno.
— Non importa. Abbiamo sempre la mia. — Ma non si offrì di lasciarla tenere a lei.
— Mi ha colto di sorpresa. Mi dispiace, mi sono lasciata prendere dal panico e ho fatto una cosa molto stupida.
— Hai ragione, è una cosa stupida. Ma anch'io ho fatto una o due stupidaggini nella mia vita. Be', non possiamo rimediare e probabilmente non ha importanza. Forse i tubi si sarebbero spenti simultaneamente. Avremo luce fino a quando ne avremo, comunque. Solo ne avremo meno. — All'improvviso, corrugò la fronte. — Dov'è Pip?
Clarity guardò dietro di lui. — Anche Scrap non c'è. Erano qui un attimo fa.
— Pip? — Alzò la voce e il tubo luminoso. Dal soffitto gli giunsero bagliori bianchi e marroni, ma non il familiare sfavillio di rosa e azzurro.
— Eccola là. — Clarity indicò il minidrago, sospeso in aria, che li guardava attraverso gli occhi socchiusi.
— Vieni. — Flinx fece un gesto con la testa. — Dobbiamo muoverci.
Invece di obbedire all'ordine del padrone, il minidrago volteggiò e si lanciò nell'oscurità, tornò indietro un istante e poi scomparve di nuovo.
— Ha trovato qualcosa.
— Spero che non sia un altro di quei carnivori con la bocca rotonda.
— Ragiona: se fosse così, pensi che ci condurrebbe dritti da lui?
— No, ma che altro potrebbe spingerla ad agire in questo modo?
— Una forte reazione emotiva, ma è una cosa che non ha senso, perché siamo gli unici quaggiù. O forse no?
Il thranx giaceva su un fianco, in una posizione scomoda e innaturale, per uno della sua razza. Al torace era agganciata una leggera imbracatura, sormontata da uno strano strumento che sembrava un doppio cilindro messo per traverso. Avvicinandosi, Flinx capì che il congegno era una lampada e che non funzionava. Piccoli chiodi e altri strumenti in duralega pendevano dalla sacca e dalla cintura addominale, quest'ultima di cuoio giallo, graffiato e consunto per l'uso prolungato.
Avvicinò la luce. Dalla mancanza di ovopositori, capì che il thranx ferito era un maschio. Il chitone aveva un colore blu intenso con appena qualche macchia color porpora sulle piastre dorsali. Doveva essere di mezza età, quindi, e apparentemente in buona salute. Ommatidi di un giallo arancione brillante formavano i grandi occhi compositi. Le antenne piumose pendevano inerti e ripiegate sulla faccia.
Flinx si accostò, poi si fermò bruscamente, mentre sul suo viso si disegnava un'espressione di disgusto. — Dèi! Che cos'è quella roba che ha addosso?
I thranx camminavano su quattro arti. L'arto anteriore destro era accartocciato e distorto da un ammasso di viscidi tentacoli scintillanti che si stendevano dalla parte centrale della gamba fino ad un'enorme massa umida che riempiva una depressione ai piedi di una formazione calcarea.
— Attento. — Clarity gli posò una mano sul braccio e lo trasse indietro. Allontanandosi, Flinx tenne gli occhi fissi sul thranx ferito, sentendo la nausea salirgli in gola. — È un necromario. Un fungo carnivoro. Usa quei tentacoli per afferrare la preda, anche se, come il fotomorfo, non è difficile da evitare.
— Dubito che lui sarebbe d'accordo con te. — Flinx indicò la forma inerte del thranx.
— È ancora vivo?
— Tieni. — Le passò il tubo luminoso. — Stai attenta di non farlo urtare contro la parete.
— Non preoccuparti. — Accettò quell'avvertimento senza risentirsi. — Mi spezzerei un braccio prima di perderlo.
Mettendosi a quattro zampe, Flinx premette tre dita contro il doppio torace. A causa del rigido esoscheletro esterno, era difficile sentire il polso ad un thranx. Il doppio torace, che corrispondeva al collo negli esseri umani, era il punto migliore per farlo. Invece del ritmico battito che avrebbe prodotto il cuore di un uomo, Flinx avvertì un caldo pulsare, come se avesse appoggiato la punta delle dita su di un ruscello nascosto. Il sistema circolatorio funzionava ancora, il che significava…
Qualcosa gli sfiorò il dorso della mano. Una delle lunghe antenne lo stava accarezzando. Poi mosse la testa, lentamente e dolorosamente, e le quattro mandibole opposte si aprirono. Flinx si chinò, cercando di afferrare le parole pronunciate con voce spezzata in basso thranx. Non era una lingua facile, ma era più semplice dell'alto thranx. I thranx parlavano il terranglo meglio di quanto gli esseri umani parlassero la loro lingua, e poi c'era sempre il simbolinguaggio, ma era comprensibile che, nello stato in cui si trovava, il ferito facesse ricorso alla sua lingua madre.
Flinx tenne le dita sul torace. — Stai tranquillo. Siamo amici. — L'antenna si ritrasse e le mandibole si rilassarono. Se fosse stato in piedi sulle quattro zampe, il thranx, pur essendo un adulto, non sarebbe neppure arrivato alla statura di Clarity. Flinx avrebbe torreggiato su di lui.
Qualcosa di leggero gli colpì il dorso dell'altra mano. Abbassando lo sguardo, vide con orrore un sottile tentacolo argenteo spuntargli dalla pelle. Istintivamente, cercò di strapparlo, ma quella cosa era più resistente della tela di ragno.
In un attimo, Pip gli fu accanto, sentendo la sua agitazione. Ma questa volta non c'era nessun nemico da colpire, nulla tranne una grande massa marrone-argentea, luccicante, che sembrava un cuscino disintegrato.
Flinx si mise in ginocchio. Un secondo tentacolo esplose dalla massa e mancò per un pelo le dita, andando invece a colpire il torace del thranx, dove prese a contorcersi e a ruotare. Sulla punta, Flinx vide un minuscolo uncino elicoidale, simile alla punta di un trapano, che cercava di penetrare nella carne morbida al di sotto del duro esoscheletro, ma senza riuscirci. Flinx dedusse che gli altri tentacoli dovevano essere riusciti a infestare il thranx insinuandosi attraverso una giuntura della gamba.
Sentiva quello che gli aveva colpito la mano insinuarsi sempre più dentro il muscolo. Il dolore era fortissimo, quasi intollerabile. Lottando contro la nausea che provava, usò la mano libera per afferrare la pistola, ridusse la carica e sparò al corpo principale di quella cosa abominevole, passando metodicamente il raggio avanti e indietro su tutta la superficie.
Era troppo primitiva per morire. Doveva essere uccisa un pezzo alla volta e assorbiva più carica di quanta potesse permettersi di sprecare, ma Flinx non si trovava nello stato d'animo per ragionare con logica. Continuò fino a quando l'intero organismo non fu ridotto ad una massa fumante e ribollente.
Il tentacolo era ancora attaccato alla mano. Con una minuscola scarica, lo tranciò a una decina di centimetri dal polso.
Con attenzione, Clarity esaminò la pelle. Il tentacolo stava perdendo la sua patina argentea e brillante, trasformandosi in un grigio opaco. — Non è tossico, altrimenti ne subiresti già gli effetti.
— Faceva un male terribile, mentre scavava. Adesso che non si muove più, punge solamente.
Prendendo accuratamente la mira con la pistola ad aghi, tagliò i grossi tentacoli che ancora legavano la gamba contorta del thranx. — Possiamo fare qualcosa per lui?