Выбрать главу

Quel giorno, papa Marco II avrebbe rivolto un messaggio urbi et orbi. Ma per dire cosa, poi? Per convalidare le visioni di Gesù e Maria? E liquidare come fantasie gli incontri con divinità, profeti e messia cari a musulmani e mormoni, hindu ed ebrei, seguaci di Scientology e Wicca, e poi maori, cherokee, indios amazzonici, inuit, buddisti? E che avrebbe detto degli UFO?

Aveva qualche spiegazione da dare. Lui, e gli altri leader religiosi.

Adikor, Bandra e Louise erano assorbiti da un reportage della BBC sui fatti avvenuti in Medio Oriente. Mary richiamò Ponter battendogli dei colpetti su una spalla, e indicandogli di volergli parlare nell’angolo più remoto del salone.

— Dimmi, Mèr — fece lui, una volta soli.

— Sono tutte panzane, non è così? — disse Mary.

Hak fece bip, ma lei lo ignorò: — Senti, ho cambiato idea. Su nostra figlia. Ponter rimase di sasso.

— No, no! — si affrettò a chiarire lei, accarezzandogli un braccio. — Volevo dire: ho cambiato idea su una mia precedente richiesta. Ora desidero che nostra figlia non possieda l’organo della divinità.

Ponter la scrutò a fondo nelle pupille. — Ne sei sicura?

Lei annuì. — Sì. Una volta tanto nella vita, non ho nessun dubbio. — Fece scivolare la mano lungo il braccio di lui, e intrecciò le dita alle sue.

Epilogo

Erano passati sei mesi da quel capodanno. Le visioni non si erano ripetute. Su questa versione della Terra, però, il campo magnetico aveva continuato a sbandare selvaggiamente, quindi non si poteva escludere a priori un’altra ondata di isteria collettiva. Ci si sarebbe potuti tranquillizzare solo dopo una quindicina d’anni, al termine del ciclo geomagnetico.

Nel frattempo, Veronica Shannon e colleghi erano diventati delle celebrità. Man mano che il mondo si rimetteva in piedi, erano invitati in TV a spiegare che cos’era successo; almeno, a chi era disposto ad ascoltare. In Nord America le chiese avevano registrato un boom di presenze e, poco dopo, un picco negativo. In Israele / Palestina era in corso un “cessate il fuoco”. Il mondo arabo, un Paese dopo l’altro, stava mettendo al bando il terrorismo islamico.

Su Jantar, la Terra dei barast, tutto proseguiva come prima.

Mary aveva sempre sognato un matrimonio estivo (quello con Colm era avvenuto in febbraio). Tanto più che quelli neanderthaliani si svolgevano all’aperto.

Il rito del Legame si sarebbe tenuto nella campagna tra il Centro e l’Anello di Saldak. Mary aveva assistito, tempo prima, alle nozze tra la figlia di Ponter, Jasmel, e il fidanzato Tryon; con risultati abbastanza disastrosi. Adesso voleva fare le cose in grande, con un sacco di invitati… in base agli standard locali.

C’era Adikor, con la sua compagna Lurt e il figlioletto Dab. C’erano anche i genitori di Ponter, due 142 molto simpatici. Poi, le due figlie di lui, Jasmel e Mega, oltre al genero Tryon. Poi ancora, Hapnar e Dranna con i rispettivi compagni. Inoltre, siccome Mary voleva la damigella d’onore (usanza tipicamente gliksin), era stata invitata Louise. Infine, su espressa richiesta dell’interessato, presenziava Lonwis Trob che, compiuti 109 anni, grazie all’aiuto di un cuore artificiale se la cavava ancora.

Le invitate non lo dimostravano ancora, ma tutte quante, Lurt, Jasmel, Hapnar, Dranna e anche Mary, erano incinte. La generazione 149 stava per venire alla luce.

Ponter mancava all’appello: come da protocollo, era a caccia per abbattere una preda da offrire alla sposa. Quanto a Mary, aveva raccolto come offerta una montagna di pinoli, radici, verdura, funghi e tanto altro.

— Ecco papi! — disse Mega. Ponter era apparso in lontananza, verso ovest. Teneva qualcosa su entrambi i fianchi, ma non si riusciva ancora a distinguere bene.

— Ed ecco mamma — aggiunse Hapnar. Bandra si stava avvicinando da est.

Le doppie cerimonie erano una rarità, ma Mary ci teneva tanto: voleva celebrare lo stesso giorno sia il Legame con il suo compagno Ponter che con la sua compagna Bandra. Il clima contribuiva alla festa con la serenità del cielo, con il tepore asciutto dell’aria. Mary si sentiva in paradiso: innamorata, amata, amante della vita.

La distanza era la stessa per Ponter e Bandra, ma il terreno a ovest era più accidentato, per cui Bandra arrivò per prima allo spiazzo. Abbracciò le figlie e salutò i genitori di Ponter; i suoi abitavano troppo lontano, però stavano seguendo tutto tramite i Companion. Infine si accostò a Mary, la baciò e le leccò il viso.

Bandra aveva un aspetto radioso. Harb sembrava lontano anni luce. Lui era al corrente che la sua compagna si era trasferita tra i gliksin. Da parte sua, lei non aveva dissolto il Legame con lui per non invogliarlo a trovarsi un’altra compagna, con tutte le conseguenze. Harb per ora non aveva chiesto il “divorzio”.

Bandra posò a terra il cesto che teneva in spalla. Conteneva la sua offerta per Mary. Mary a sua volta aveva raccolto il doppio di fruiti della natura, perché aveva due persone da accontentare.

E finalmente, Ponter! Anche stavolta, riuscì a sorprendere Mary. Al rito precedente, lei aveva trovato disgustoso il cervo sanguinante portato in dono da Tryon; ma Ponter se ne stava arrivando con due contenitori pieni di cibo. Li posò e abbracciò Mary a lungo.

Non erano richiesti sindaci né preti, dato che ogni attimo della cerimonia sarebbe stato registrato dai Companion negli archivi degli alibi. Quindi si cominciò senza tanti preamboli, con Mary al centro e Ponter e Bandra ai lati.

Mary si voltò verso Ponter e gli parlò in neanderthalese. Erano sei mesi che studiava la lingua, grazie alle pazienti lezioni di Bandra. Mary disse: — Mio amato Ponter, prometto di tenerti nel mio cuore ventinove giorni al mese, e di tenerti tra le braccia ogni volta che i Due diventeranno Uno.

Ponter le prese la mano. Lei continuò: — Prometto che, ai miei occhi, la tua salute e la tua felicità saranno sempre importanti quanto le mie. E se, in qualunque momento, tu ti stancassi di me, prometto di lasciarti libero senza acrimonia, e ponendo come prima priorità il massimo bene dei nostri figli.

Gli occhi dorati di Ponter luccicavano.

Mary si voltò verso Bandra: — Mia amata Bandra, prometto… — e le promise tutto ciò che aveva detto a Ponter, esclusa la clausola finale dei figli.

Alla fine Bandra commentò, in inglese: — Se mi “stancassi” di te? E come potrei?

Mary sorrise, e si voltò di nuovo verso Ponter. Ora toccava a lui. — Prometto… — disse, e tutto il resto. Con una precisazione nel finale: — E se un giorno tu ti stancassi di me, prometto di lasciarti andare senza provocare sofferenze, ponendo come prima priorità il massimo bene per nostra figlia… la nostra specialissima figlia ibrida.

Mary gli strinse la mano, e tornò a dedicare attenzione a Bandra, la quale ripeté la formula degli impegni di coppia, concludendo con: — Ti amo.

Mary la baciò di nuovo. — Anch’io ti amo. — Quindi si voltò e diede a Ponter un lungo, profondo bacio. — E sai che amo anche te, grand’uomo.

— Il Legame è fatto! — esclamò Mega, battendo le mani.

Adikor venne ad abbracciare Ponter. — Congratulazioni, vecchio mio!

Louise abbracciò Mary. — Felicitations, mon amie!

— E ora — disse Ponter — che la festa abbia inizio! — Andò ai contenitori che aveva portato, e li aprì. Ne prese dei cartocci che emanavano un profumo di…

— Oh evviva! — disse Mary. — Kentucky Fried Chicken!

Ponter esibì il suo sorriso da record. — Per te, solo il meglio.

Mary gli restituì il sorriso. — Il meglio dai due mondi!

Ringraziamenti

Per i suggerimenti in campo antropologico e paleontologico ringrazio Michael K. Brett-Surman e Rick Potts, entrambi del Museo nazionale di Storia naturale, Smithsonian Institution; il prof. Philip Lierberman della Brown University; Robin Ridington, docente emerito all’Università della Columbia Britannica; Gary J. Sawyer (nessuna parentela) e Ian Tattersall del Museo americano di Storia naturale; il prof. Milford H. Wolpoff dell’Università del Michigan, oltre agli esperti elencati all’inizio del primo volume della trilogia, Ominidi.