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Questa volta Set annuì con decisione. — Lo so, mio scimmiesco avversario. Ma il tuo tempo d’origine, il tuo intero continuum, presto verranno distrutti. Tu e la tua razza sparirete nel nulla. E così Sheol e Shaydan saranno salvi.

Fu Anya a ribattere. — Sono già andati distrutti. Ciò che speri di ottenere va ben oltre le tue possibilità. Sei già stato sconfitto, ma non lo vuoi ancora ammettere.

La bocca priva di labbra di Set si tese all’indietro per scoprirne i denti aguzzi. — Non tentare i tuoi trucchi su di me, Creatrice. So bene che il continuum non si snoda in maniera lineare. Esiste un punto critico in questo punto preciso dello spaziotempo. Sono qui per spazzare via dalla faccia della Terra voi e la vostra razza.

— Rettili al posto degli esseri umani? — lo provocai. — Non è possibile.

La sua aria divertita si inasprì. — Sei certo della tua superiorità, vero? Ciarlone di un mammifero, il continuum nel quale la tua razza regna su questo pianeta è così debole che i tuoi Creatori sono costretti a combattere strenuamente per preservarlo. I mammiferi non sono sufficientemente forti per dominare lo spaziotempo molto a lungo, e presto verranno spazzati via da una razza di creature veramente superiori.

— La tua? — Cercai di pronunciare quelle parole in tono di scherno, ma vi riuscii solo in parte.

— La mia, sì — rispose Set. — Dissennati mammiferi che andate in giro rumoreggiando e parlottando a vanvera per tutto il tempo, il sangue caldo è la vostra condanna. Siete costretti a mangiare così tanto cibo da sterminare le bestie e isterilire i campi che vi nutrono. Vi riproducete con tale furia da infestare il mondo di vostri simili, rovinando non solo la terra ma anche i mari e l’aria stessa che respirate. Siete dei parassiti, e il mondo starà meglio dopo la vostra scomparsa.

— E voi sareste migliori?

— Noi non siamo costretti a riscaldare il nostro sangue. Non dobbiamo condannare all’estinzione intere specie animali per soddisfare i nostri stomachi. Non ci riproduciamo oltre misura. E non emettiamo tutti quei rumori che voi chiamate comunicazione intelligente! Per questo siamo migliori, più forti e più atti a sopravvivere di voi, ciarlone scimmie malcresciute. Per questo noi sopravvivremo al posto vostro.

— Sopravvivrete uccidendo tutti i dinosauri e piantando qui il vostro stesso seme? — domandai.

Percepii un’ondata di divertimento nella sua mente. — E così — rispose — la scimmia nuda non è poi così ben informata quanto suppone, dopotutto.

Avvertendo il mio stato di confusione, Set proseguì: — Io posso disporre dei dinosauri a mio piacimento. Li ho creati io. Io ho portato il mio… seme su questo pianeta circa duecento milioni di anni orsono, quando la Terra era popolata soltanto da alcuni rospi e da qualche salamandra appena emersi dal mare.

La voce di Set aumentò di tono nella mia mente, assumendo un’incisività quale non avevo mai conosciuto. — Io ho ripulito questo miserabile pianeta per fare spazio alle mie creature, l’unica specie animale in grado di sopravvivere su quella terra così arida. Ho spazzato via migliaia di specie per preparare questo mondo alla mia venuta.

— Tu hai creato i dinosauri? — udii stridere debolmente una vocetta sbigottita. La mia.

— Sono la conseguenza del lavoro svolto da me su questo pianeta duecento milioni di anni prima di quest’epoca. Il frutto del mio genio.

— Ma ti sei spinto troppo in là — disse Anya. — I dinosauri si sono rivelati troppo resistenti.

Set fece scivolare lo sguardo su di lei. — Sono stati un’ottima premessa. Ma adesso è giunto il tempo della loro estinzione. Questo pianeta dev’essere preparato all’avvento della mia vera e propria discendenza.

— Gli umanoidi — dissi io.

— I figli di Shaydan. Ho preparato questo mondo per loro.

— Assassino — gridò Anya. — Distruttore! Pasticcione!

Potei percepire la compassione che Set provava per lei. E un freddo divertimento in risposta alle sue parole. — Io uccido per preparare l’avvento della mia stessa razza. Distruggo la vita su scala planetaria per fare posto alla vita della mia genìa. E non ho mai commesso alcun pasticcio.

— E invece sì — lo accusò Anya. — Duecento milioni di anni fa. E adesso sei costretto a distruggere le tue stesse creature perché si sono rivelate troppo efficienti. E di nuovo commetterai un errore fra sessantacinque milioni di anni, perché il genere umano insorgerà contro di te e la tua razza. Diventerai per loro il simbolo del male implacabile. Ti combatteranno per l’eternità.

— Cesseranno di esistere — rispose calmo Set — non appena la mia opera sarà completata. E voi cesserete di esistere molto prima di allora.

Durante l’intera conversazione, nel corso della quale io e Anya pronunciavamo parole e Set rispondeva per mezzo di silenziose proiezioni mentali, cercai di forzare il suo controllo sul mio corpo, e sapevo che Anya aveva fatto lo stesso. Ma per quanto intensamente provassimo, non riuscimmo mai a muovere un solo dito. Persino Giunone, rannicchiata ai piedi di Anya, sembrava paralizzata.

— Non riuscirai mai a spazzare via i dinosauri dalla faccia della terra — dissi. — Abbiamo sventato il tuo tentativo di sterminio dei becchi-d’anatra, e…

Set emise un sibilo contro di me. Lo percepii come una specie di risata. — E cosa pensi di aver ottenuto, scimmia malcresciuta? Hai aiutato qualche centinaio di dinosauri a scampare alla morte che avevo preparato per loro, ma ugualmente incontreranno il loro destino; forse la settimana prossima, forse fra diecimila anni. Posso disporre di tutto il tempo di cui ho bisogno, ciarlona d’una scimmia. Io ho creato i dinosauri e io li distruggerò a mio piacimento.

Detto ciò rivolse un cenno verso Giunone. Il nostro piccolo becco-d’anatra sembrava riluttante ad avvicinarsi a lui eppure impossibilitato a resistere. A malincuore, come tirata da un guinzaglio invisibile, Giunone si portò ai piedi del palco e ne salì i tre grossi scalini, fermandosi di fronte ai piedi artigliati di Set.

— Non farlo! — Anya gridò, in un accesso d’ira.

Sforzai ogni atomo del mio corpo per cercare di liberarmi dalle catene mentali di Set. Nella mia lotta vidi con occhi colmi di orrore Set sollevare la piccola Giunone come un giocattolo privo di peso. Il piccolo becco-d’anatra si dimenava furiosamente, in preda al terrore, ma non poteva sfuggire alla stretta di Set più di quanto io potessi liberarmi dalla sua morsa mentale.

— Non farlo! — Anya urlò di nuovo.

Set sollevò Giunone verso le fauci e affondò le zanne nella morbida gola indifesa dello sventurato cucciolo di dinosauro. Il sangue uscì a fiotti. Giunone emise un solo grido acuto e straziante, che si concluse in un gorgoglio di sangue. I suoi occhi gialli si chiusero lentamente, le sue tozze zampette si rilassarono prive di vita.

Percepii la tronfia e vanagloriosa sensazione di compiacimento di Set. Lasciò cadere ai suoi piedi il corpo della piccola Giunone, ancora in preda alle contrazioni, e rise mentalmente della disperazione di Anya.

Abbassò la guardia soltanto per un momento, ma fu un periodo sufficiente a permettermi di liberarmi dalla sua morsa. Mi scagliai verso il piedistallo, le dita protese verso la gola coperta di scaglie di Set.

Il rettile mi colpì col dorso della mano con la stessa facilità con cui avrebbe potuto schiacciare una mosca. Venni scaraventato di lato e caddi dalla piattaforma, atterrando sulla schiena, stordito e quasi in stato d’incoscienza.

22

Attraverso una vaga nebbia purpurea vidi Set seduto sul trono, che sembrava non essersi neanche mosso per respingere il mio attacco.

— Pensi che ti abbia paralizzato per timore di un attacco da parte tua? — La sua voce beffarda giunse chiara nella mia mente confusa. — Povera scimmia innocua, potrei schiacciarti le ossa senza la minima fatica. Impara a temermi, poiché sono molto più potente di te!