Poi, un globo lucente del bianco più puro fluttuò sopra il tetto del Partenone, scivolando lentamente verso terra mentre i Creatori aprivano un varco per lasciarlo scendere fra loro. Non appena raggiunto il pavimento di marmo, la sfera sembrò contrarsi su se stessa per mutarsi nella solenne figura barbuta dell’uomo che conoscevo come Zeus.
Gli altri Creatori si raggrupparono intorno a lui mentre si portava di fronte al Radioso e ad Anya. Se non il loro capo, Zeus doveva essere almeno il loro portavoce.
— Perché hai voluto riunirci qui, Aten?
— E in forma umana, per giunta? — brontolò il rosso Ares.
Aten il Radioso rispose. — Molti di voi già conoscono Orion, la mia creatura. Si direbbe che qualcuno l’abbia inviato qui per recapitare un messaggio di estrema importanza per tutti noi.
Zeus si voltò verso di me. — Qual è il tuo messaggio, Orion?
Ogni mio istinto gridava di metterli in guardia, di esortarli a fuggire, perché ero stato mandato fra loro per ucciderli tutti. E allo stesso tempo volevo infrangere il campo di forza che mi circondava e colpirli in viso, straziarne le carni, smembrarli tutti uno dopo l’altro. Agonizzante, la mente colma d’orrore, rimasi lì in silenzio mentre dentro di me infuriava la battaglia fra l’istinto di servire i Creatori e l’odio corrosivo nei loro confronti, tanto mio quanto di Set.
— Orion! — ordinò il Radioso con voce tagliente. — Riferisci il tuo messaggio, adesso!
Lui stesso aveva instillato nella mia mente un categorico istinto di obbedienza nei suoi confronti, e il suo ordine bruciava imperativo in tutte le mie sinapsi. Tuttavia, sentivo l’opprimente presenza di Set controbilanciare quell’istinto, esortarmi allo sterminio. Il mio corpo era il campo di battaglia sul quale essi combattevano per il controllo, togliendomi ogni possibilità di scelta, rendendomi impossibilitato a muovermi o a parlare.
Zeus fece un sorrisetto sardonico. — Il tuo giocattolo è semplicemente guasto, Aten. Ci hai chiamati qui per niente.
Tutti scoppiarono a ridere. Gli alteri, presuntuosi, insensibili, spietati, insopportabili sedicenti dèi e dee si misero a ridere, del tutto ignari che la morte fosse a pochi centimetri da loro; del tutto indifferenti all’agonia che stavo provando. Soffrivo le pene dell’inferno, e per cosa? Per loro!
Infastidito, il Radioso brontolò: — C’è sempre stato qualcosa che non andava in questa creatura. Presumo che dovrò sbarazzarmene e generarne una migliore.
Anya sembrava costernata, ma non disse nulla. I Creatori cominciarono a voltare le spalle e ad allontanarsi, molti di loro fra le risa. Li odiavo tutti.
— Vi porto un messaggio — dissi, nella voce tonante di Set.
I Creatori si arrestarono, voltandosi a fissarmi.
— Un messaggio di morte.
Il cielo cominciò a farsi più scuro. Non a causa delle nuvole: il cielo stesso mutò rapidamente da un azzurro estivo a un viola profondo, fino a farsi nero. Compresi che Set aveva convogliato i generatori della cupola intorno alla città per impiegarne l’energia allo scopo di renderla più resistente. Con un colpo solo aveva imprigionato i Creatori nella loro stessa città, togliendo loro l’energia necessaria a riassumere la loro forma originale di sfere di pura energia.
La piazza venne inondata da una sinistra luce rossastra, mentre l’oscurità della cupola sembrava addensarsi, avvicinarsi sempre di più, come una rete o il nodo scorsoio di un boia.
— Siete in trappola — la voce di Set proruppe dalle mie labbra. — E qui incontrerete la vostra morte!
Il campo di forza azzurro intorno a me cominciò ad attenuarsi, mentre l’energia che lo alimentava veniva assorbita dal mio corpo. Per un istante fu come se migliaia di lame affilate fossero penetrate nelle mie carni, ma poi mi sentii più forte di quanto non fossi mai stato. Ed ero libero… libero di massacrarli tutti.
Mi mossi dal punto in cui ero stato imprigionato, dirigendomi verso il Radioso, le mani contorte in una morsa, simili agli artigli di qualche rettile predatore. Il Creatore non sembrava temermi, e aveva inarcato un sopracciglio nella sua solita espressione di disprezzo.
— Fermo, Orion. Ti ordino di fermarti.
Come se avessi mosso un passo verso le sabbie mobili, rallentai il passo e presi a vacillare. Era come cercare di muoversi nel cemento fresco. Poi avvertii un nuovo impeto di forza ribollire dentro di me come il vento caldo dell’inferno, proveniente dalle profondità della terra. Superai la barriera invisibile, sogghignando mentre il volto del Radioso mutava da un’espressione di boriosa superiorità a un’altra di improvviso terrore sbigottito.
Tutto rallentò intorno a me mentre i miei sensi scivolavano in ipervelocità. Vidi gocce di sudore imperlare l’ampia fronte del Radioso, vidi gli occhi di Zeus spalancarsi per la paura, vidi il potente Ares vacillare all’indietro, Afrodite ed Era voltarsi per fuggire e gli altri Creatori rimanere a bocca aperta, disperati, incapaci di mutare forma e sfuggirmi.
Allungai le mani, piegate come artigli, verso la gola del Radioso.
— Orion, no! — gridò Anya. Nel mondo al rallentatore della mia condizione d’ipervelocità la sua voce giunse come il lento tintinnio riverberato di una campana lontana.
Mi voltai verso di lei mentre il Radioso cominciava a indietreggiare.
— Ti prego, Orion! — Anya implorò. — Ti prego!
Mi fermai a fissare il suo bel viso contorto dall’angoscia. Nei suoi occhi grigi e impenetrabili non lessi alcun timore nei miei confronti. Sapevo che li avrei uccisi, tutti quanti. La amavo ancora, ma il ricordo del suo tradimento bruciava nella mia anima come una lama infuocata. Anche quell’amore era stato impiantato nella mia mente insieme agli altri istinti? Era un suo modo per controllarmi?
Mi trovavo nel centro di un triangolo, spinto con pari forza verso tre obiettivi diversi. Prima di tutto il Radioso: morte al mio creatore, a colui che mi aveva generato per sopportare il dolore e le pene che non voleva affrontare di persona. Le mie mani si distesero nuovamente verso la sua gola, mentre lui indietreggiava con la lentezza di un sogno. Gli altri Creatori cercarono di fuggire, ma la piazza ormai era completamente circondata dallo schermo d’energia che Set aveva reso una barriera impenetrabile.
Anya si fece avanti, con parole che mi fecero quasi arrestare. Ma dentro di me. Set usò tutte le armi di persuasione in suo potere per farmi avanzare.
Amore. Odio. Obbedienza. Vendetta. Ero dilaniato dalle forze che tutti loro esercitavano su di me. Il tempo era in stasi. Il Radioso, il cui volto era una maschera di furore e paura, aveva focalizzato la propria mente su di me come un potente raggio laser, esercitando ogni grammo di energia per piegarmi al suo volere. E più il suo potere penetrava dentro di me, più Set scatenava la sua spietata potenza per contrastarlo, traendo forza dai generatori che fornivano energia alla città, forzandomi a non cedere al condizionamento del Radioso, spingendomi a stringere le mani intorno alla sua gola e togliergli la vita.
Mi stavano riducendo in pezzi. Era come trovarsi in mezzo a due eserciti impegnati in un fuoco incrociato, come essere straziato nella ruota della tortura di un boia sadico e impietoso.
Anya si portò al mio fianco con occhi imploranti, le labbra aperte in un grido che non riuscivo più a udire.
Obbediscimi! comandava il Radioso nella mia mente.
Obbediscimi! tuonava Set in silenzio.
Entrambi continuavano a riversare sempre più energia dentro di me, come un paio di enormi laser puntati contro un bersaglio indifeso.