— Usa la loro energia! — riuscii infine a udire dalla voce rallentata di Anya. — Assorbi la loro energia e usala per te stesso!
Nei più remoti recessi del mio essere si levò una voce tormentata e agonizzante. “E io?” gridava. “E il povero Orion? Io, me stesso. Sono destinato a diventare lo strumento di un genocidio? Sono destinato a rimanere per sempre un giocattolo nelle mani del mio creatore o del mio spietato nemico? Quand’è che Orion sarà finalmente libero, completamente e totalmente umano?”
— MAI PIÙ! — ruggii.
Avvertii la sorpresa di Set e del Radioso. Anya mi guardava col fiato sospeso, in attesa della mia mossa successiva.
Tutta l’energia si riversò dentro di me: il potere travolgente del Radioso e la terribile furia di Set. Tutta nel mio essere, sotto gli occhi lucenti di Anya.
— Mai più! — urlai di nuovo. — Non obbedirò mai più a nessuno di voi! Sono libero dal vostro controllo!
Distesi le braccia come per spezzare le catene che mi legavano.
— Non obbedirò mai più a nessuno di voi! — ringhiai contro di loro: al Radioso che mi stava di fronte sbigottito e a Set, furente nel mio cranio. — Potete andare entrambi all’inferno!
La bocca del Radioso era spalancata. L’espressione d’attesa di Anya cominciò a trasformarsi in un sorriso mentre mi si faceva vicina.
Ma la furiosa voce di Set gridò nella mia mente: — No, scimmia traditrice. Tu solo andrai all’inferno.
30
Di colpo mi trovai nello spazio mentre le stelle mi ruotavano intorno, vorticosamente. La piazza, la città, la Terra stessa erano tutte scomparse. Ero solo nel gelo intenso del vuoto fra i pianeti.
Non completamente. Potevo sentire l’odio di Set infuriare dentro di me anche adesso che non controllava più la mia volontà.
Nell’oscurità dello spazio lanciai una silenziosa risata. — Puoi punire il mio corpo — dissi mentalmente a Set — ma non puoi più controllarlo. Puoi scaraventarmi nel tuo inferno, ma non obbligarmi a servirti.
Lo sentii ululare di rabbia. Le stelle stesse sembrarono tremare sotto la violenza della sua ira.
— Orion! — udii la mente di Anya chiamarmi come una campana argentina nel deserto, come le acque di un ruscello fresco in un’afosa giornata d’estate.
Aprii la mia mente a lei. Tutto ciò che avevo vissuto, tutto ciò che sapevo di Set e dei suoi piani raggiunse la sua mente nello spazio di un microsecondo. La sentii analizzare le nuove informazioni, e visualizzai col mio occhio interiore l’espressione di stupore sul suo volto quando comprese con quale lieve margine lei stessa e gli altri Creatori fossero riusciti a sfuggire alla morte.
— Ci hai salvati!
— Ho salvato te — la corressi. — Non m’importa nulla degli altri.
— Ma io… hai detto che ti ho tradito.
— È vero.
— E mi hai salvata lo stesso.
— Ti amo — mi limitai a rispondere. Era la verità. La amavo con tutto me stesso, per l’eternità. Adesso ero certo che quel sentimento proveniva da una libera scelta del mio cuore, e non da qualche istinto riversato dentro di me dal Radioso o da qualsivoglia tipo di controllo esercitato da Anya sulla mia mente. Ero libero dal controllo di chiunque ed ero certo di amarla, qualsiasi cosa avesse fatto.
— Orion, stiamo cercando di raggiungerti per riportarti indietro.
— State cercando di salvarmi?
— Sì.
Fui sul punto di mettermi a ridere nel gelo assoluto dello spazio profondo. Le stelle continuavano a roteare intorno a me, come all’interno di un immenso caleidoscopio. Ma presto mi accorsi che una determinata stella era immobile nel vuoto, centro assoluto del mio turbinoso universo. La stella rosso sangue di nome Sheol.
Naturalmente. L’inferno di Set. Mi aveva scaraventato verso il centro della sua stella morente, per distruggermi in modo così definitivo che nemmeno gli atomi del mio corpo sarebbero rimasti intatti.
Anya comprese nello stesso momento le sue intenzioni.
— Stiamo per riportarti quassù — disse, con voce angosciata.
— No! — ordinai. — Spingetemi verso la stella. Convogliate dentro di me tutta l’energia possibile e lasciatemi affondare nel cuore morente di Sheol.
In quel terribile momento senza fine, sospeso nel vuoto infinito e senza tempo tra i mondi, compresi cos’avrei dovuto fare. Presi una scelta, liberamente, di mia spontanea volontà.
Perché il mio legame mentale con Anya era a doppio senso. Ciò che sapeva lei, lo sapevo anch’io. Vidi che anche lei mi amava con tutta la forza con cui una dea può amare un mortale. E vidi altre cose ancora. Compresi come avrei potuto distruggere il mondo di Set, la sua stessa stella, mettendo fine alla minaccia che quel nemico costituiva contro di lei e tutti i Creatori. Non che mi importasse molto di loro; anzi continuavo a odiare il Radioso. Ma volevo mettere fine alla minaccia di Set nei confronti di Anya una volta per tutte, a prescindere da quanto dovesse costarmi.
Anya comprese ciò che avevo intenzione di fare. — No! Resterai distrutto! Non potremo riportarti indietro!
— Cosa importa? Fatelo!
Amore e odio. Le due forze contrapposte che regolano la nostra specie passionale e dal sangue caldo. Amavo Anya. Nonostante il suo tradimento, la amavo. Sapevo che era un amore impossibile, che nonostante i brevi momenti di felicità rubati per noi non avremmo mai potuto vivere insieme. Meglio metter fine a tutto ciò, farla finita con quella vita di dolore e sofferenza, per donarle la vita al prezzo della mia morte definitiva.
E odiavo Set. Mi aveva umiliato, torturandomi il corpo e la mente, riducendomi a un automa. Come uomo, come essere umano, lo odiavo con tutta la furia di cui la mia natura fosse capace. Attraverso gli eoni, attraverso gli abissi che separavano i nostri mondi e le nostre specie, per tutto lo spaziotempo. La mia morte avrebbe distrutto per sempre le sue speranze, e nella mia rabbia straziante sapevo che la morte era un prezzo modesto da pagare, se con ciò potevo causare la fine di Set e di tutta la sua gente.
Con uno sforzo estremo di volontà arrestai il vorticare del mio corpo e puntai direttamente verso la rossa, lucente Sheol. “Non morirò da solo”, pensai. “Non moriranno soltanto Set e la sua orribile razza. Sarà anche la fine del loro mondo. E della stella intorno alla quale esso gravita. Porterò con me la distruzione totale”.
Troppo tardi Set si accorse di aver perso ogni controllo sul mio corpo. Avvertii il suo sbalordimento, la sua immensa disperazione.
— Tutto ciò che hai detto è sempre stata una menzogna — gli urlai mentalmente. — Adesso imparerai una verità cosmica. Il tuo mondo è giunto alla fine. Adesso.
Tutta l’energia che i Creatori potevano generare da migliaia di stelle in tutte le epoche del continuum fu convogliata dentro di me. Il mio stesso corpo divenne il punto focale di una potenza tale da poter distruggere mondi interi, da spegnere le stelle, da squarciare il tessuto stesso dello spaziotempo.
Correvo verso quella massa di sangue in ebollizione che era Sheol, non più un uomo ma un dardo di energia bianca e accecante attraverso il continuum, diretta verso il cuore della stella morente. Spire di plasma infuocato si protendevano verso di me; archi accecanti di gas ionizzati si formavano sulla superficie della stella come fiumi di anime infuocate. Disincarnato, potevo ugualmente vedere la superficie della stella ribollire e spumeggiare come un immenso calderone magico. Campi magnetici di tale intensità da poter ridurre l’acciaio in frantumi s’impadronirono del mio corpo. Potenti fiammate emanarono fiotti di radiazione letale, come se la stessa Sheol cercasse di proteggersi dalla mia avanzata.
Ma senza successo.
Mi immersi in quel maelstrom di plasma straziato affondando verso il suo centro, dove i nuclei degli atomi si fondevano per generare la titanica energia di quella stella. Con sadico piacere compresi che Sheol stava già morendo, che il suo fuoco nucleare aveva cominciato a vacillare, a farla tremare come indecisa fra la stabilità e la disintegrazione.