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Ciononostante, se proponessimo un tale modello a qualsiasi astrologo, con tutta probabilità ci sentiremmo rispondere che non esiste un solo indizio a indicare che Giove sia in realtà ciò che rimane di una stella esplosa. Nessun indizio naturale, se non altro. Per lo scrittore, tuttavia, è possibile introdurre cambiamenti indotti da forze estranee a quelle della natura. In questo romanzo la stella nana di nome Sheol si trasforma nel pianeta Giove a causa dell’operato di Orion e dei Creatori.

La distruzione dell’unico pianeta di Sheol genera una pioggia di meteore che instaura sulla Terra l’era della Grande Estinzione, la catastrofica moria che portò all’estinzione non solo dei dinosauri ma anche di migliaia di altre specie terrestri e marine circa sessantacinque milioni di anni fa. La fine del Cretaceo vide l’estinzione di gran parte della vita sulla Terra.

Dopo tale periodo, tuttavia, nel mondo esistevano un gran numero di nicchie ambientali nelle quali era possibile lo sviluppo di nuove forme di vita. Ebbe inizio allora il regno dei mammiferi, che portò allo sviluppo dei primi ominidi.

In effetti, sessantacinquemila anni orsono la Terra subì un cataclisma di enormi proporzioni, che segnò la fine del Cretaceo nello stesso modo in cui un disastro simile aveva causato, duecento milioni di anni prima, la fine del periodo Permiano, lasciando spazio alla comparsa dei dinosauri.

I dinosauri si propagarono in seguito a una catastrofe di portata planetaria che aveva spazzato via più di metà delle specie viventi che esistevano sulla Terra. E si estinsero in un cataclisma di proporzioni simili. Le prove di cui siamo in possesso evidenziano il verificarsi di un immenso bombardamento di meteoriti e/o comete, accompagnato da grandi scosse telluriche che spostarono l’assetto delle zolle terrestri, alterando i livelli dei mari e il clima dell’intero pianeta.

Stephen Jay Gould e i suoi colleghi biologi asseriscono che tali sconvolgimenti furono opera della forza cieca della natura, brevi momenti nell’immenso flusso degli eoni che forzarono l’evoluzione verso nuovi binari. Per lo scrittore, tuttavia, è una tentazione irresistibile attribuire tali forze evoluzionistiche alla volontà di uno o più personaggi. È possibile con ciò creare una storia ben più appassionante. Tale operazione consente di contemplare l’operato della natura in termini morali. Trasforma le forze cieche della natura in vere e proprie scelte compiute da personaggi pensanti in grado di operare una distinzione fra il bene e il male.

Per quanto mi riguarda, credo che l’era della Grande Estinzione debba trovare le sue motivazioni in qualcosa di più radicale che una semplice pioggia di fuoco dai cieli, per quanto drammatica e catastrofica essa sia stata. Mentre il Cretaceo volgeva al termine, sulla Terra era apparsa una nuova forma di vita, tanto elementare e onnipresente che spesso non le prestiamo attenzione, a meno che non siamo costretti a occuparci direttamente di essa: l’erba.

L’erba è una delle forme di vita più prolifere della Terra. Tutti i cereali di cui si ciba l’umanità sono specie diverse di erbe. E fecero la loro comparsa proprio verso la fine del Cretaceo.

Fu l’erba a uccidere i dinosauri? Gli animali che si cibano d’erba ai giorni nostri sono dotati di denti e di un sistema digerente piuttosto particolari, adatto a metabolizzare un cibo contenente un’alta percentuale di silicio. I dinosauri erbivori erano in grado di digerire l’erba che prese il posto della vegetazione primigenia? Se non lo furono, certamente morirono di fame, e con loro morirono anche i carnivori che si nutrivano di quegli animali.

Ovviamente, si tratta di una semplice ipotesi. E comunque non è sufficiente a spiegare perché così tante forme di vita, dal plancton agli pterosauri, morirono nella stessa epoca. A ogni modo è utile considerare che la cosiddetta era della Grande Estinzione fu un periodo nel quale nacquero molte nuove forme di vita, in particolar modo le erbe.

Queste le mie speculazioni paleontologiche. Questo libro, tuttavia, è principalmente un romanzo, quindi un lavoro di fantasia, anzi di fantascienza.

I presupposti scientifici su cui questo lavoro si basa sono per quanto possibile corretti, sebbene mi sia preso le mie libertà nei confronti della scienza laddove ciò si dimostrava necessario per il buon svolgimento della storia. In tutto il ciclo di Orion ho cercato di usare i miti e le leggende come presupposto per esplorare la relazione fra l’umanità e i suoi dèi.

Con l’esplosione di una stella e la distruzione del suo pianeta è possibile collegarsi agli eventi astronomici che ebbero fine e inizio sulla Terra. I rettili pensanti danno origine alle leggende sui demoni che infestano il lato oscuro di ogni cultura. I dinosauri sopravvissuti fino alla comparsa dei primi esseri umani alimentano le nostre leggende riguardanti i draghi.

E un singolo essere umano, creato per obbedire ai capricci degli dèi, lotta non solo per sopravvivere ma per comprendere, non solo per obbedire ciecamente ma per diventare esso stesso un dio.

Questo sono gli ingredienti più propriamente fantascientifici del romanzo. La scienza dev’essere rigorosa, ma lo scrittore deve rimanere libero di inventare nuove possibilità, nei limiti entro i quali nessuno possa dimostrare che queste siano del tutto in contrasto con la realtà. I personaggi devono essere credibili, a prescindere da quanto fantastica sia la storia in cui si muovono. Devono percepire, amare e sanguinare come tutti noi, o quello che leggiamo non è più un romanzo ma un trattato.

Questo è quanto ho intenzione di fare nei miei romanzi riguardanti Orion. La sua storia non è ancora finita.

Ben Bova

West Hartford, Connecticut.

FINE