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— È peggio di quanto pensi Orion —mormorò Ishtar, la dea dai capelli corvini. —Non siamo noi la sola causa della crisi.

Prima che avessi il tempo di riflettere sulle sue parole, Zeus intervenne di nuovo. —Ci sono altri che manipolano il continuum. Il loro sfruttamento dello spazio-tempo è stato ben più massiccio del nostro.

— Devono essere fermati —rincarò Era.

— Prima che l’intero continuum vada distrutto.

Li guardavo, sforzandomi di metabolizzare le informazioni che avevo appena ricevuto.

— È la verità, Orion —disse Aton, il Radioso, che si era dato l’appellativo di Apollo presso i Greci —Siamo in pericolo; l’universo intero è minacciato.

— È per questo che volete entrare in contatto con gli Antichi? Perché avete bisogno del loro aiuto?

Aton annuì. —Del loro e di quello di tutte le altre antiche razze della galassia.

— E la guerra che avete portato avanti per tre generazioni, e che ha visto la distruzione di interi pianeti? Eravate pronti ad annientare persino le stelle… qual era il vero obiettivo?

Impacciato, Aton distolse lo sguardo. —Eravamo in disaccordo sull’opportunità di rivolgerci a razze più vecchie. Io volevo chiederne l’aiuto; Anya e i suoi erano contrari.

— E per questo avete trascinato l’umanità in una guerra durata oltre un secolo? Coinvolgendovi anche tante razze aliene?

Un barlume della vecchia arroganza fece capolino nei suoi occhi. —Anya sa essere molto caparbia.

— Dov’è?

— Si è rifiutata di unirsi a noi in questa… in questa conferenza di pace.

— Stava morendo.

— Ho cercato di farle vedere le cose dal mio punto di vista. Con gli altri aveva funzionato. —Con un gesto noncurante indicò Poseidone, Afrodite e altri Creatori. —Ma, come ho detto, Anya è molto caparbia.

Sentivo che c’era dell’altro. —Dici che lei non voleva che contattassi gli Antichi?

— Era convinta che avremmo potuto affrontare la crisi suprema anche senza il loro aiuto.

Mi voltai verso Afrodite. —È vero?

— Sì —rispose, ma parlando guardava Aton e non me.

Li fissai a turno, e infine i miei occhi incontrarono quelli di Zeus. —Che altro c’è? —chiesi. —So che non mi avete detto tutto.

Lui si lisciò la barba, poi abbozzò un sorriso. —Accontentati di quanto Aton ti ha svelato, Orion. Aiutaci a guadagnarci la fiducia degli Antichi.

— Come posso invitarli a fidarsi di voi, quando io stesso non ci riesco?

Lo sguardo di Aton mi fulminò. —Non sarai più riportato in vita, Orion. Se non ci aiuterai a raggiungere gli Antichi non ci sarai più di nessuna utilità.

E allora capii ciò che si erano rifiutati di dirmi. —Voi non volete l’aiuto degli Antichi, ma il loro potere. Volete impadronirvi delle loro conoscenze e usarle per i vostri fini. Parlate di una crisi suprema, ma sognate ancora di dominare tutto e tutti, aspirate a essere i signori assoluti del continuum.

Aton sorrise gelido. —Hai imparato molto da quando ti ho creato. Troppo, forse.

— Smettila con questa sceneggiata! —esplosi. —E dimmi la verità.

Il sorriso gli morì sulle labbra. Il cielo si oscurò e le onde del mare si sollevarono, ribollendo, per poi infrangersi con un boato. I Creatori invecchiarono all’improvviso sotto ai miei occhi: i capelli di Afrodite divennero bianchi e il suo volto rugoso. Poseidone era debole e tremante come un vecchio malato; persino Zeus ed Era erano ridotti a due relitti.

Solo Aton aveva mantenuto il suo fulgore. Anzi, sembrava più forte di prima, splendente come il sole che si opponeva alle ombre di quel cielo gravido di nubi tempestose.

E la città dei Creatori si sgretolò sotto i miei occhi. I templi crollarono e divennero ammassi di polvere, le colonne spezzate ai capitelli caddero come rami secchi. La terra fu scossa da un tremore e il cielo squarciato dai lampi.

— Tu credi di aver imparato molto, Orion —mi schernì Aton. —Quanto poco sai, invece!

Agitò una mano e il cielo si rischiarò all’istante. Gli altri Creatori giacevano a terra, i corpi inerti e coperti di stracci nel mezzo delle rovine della città.

Fu allora che le riconobbi.

— Lunga! —dissi con voce strozzata. Al di là dei resti dei templi e dei mozziconi di colonne, vidi la spiaggia su cui era sorta la base Skorpis.

— Non Lunga —mi corresse il Radioso. —Ho saputo ingannarti bene, Orion.

Tutto stava diventando chiaro. —La Terra, questa è la Terra! Non è mai stata Lunga; sempre e soltanto la Terra.

— In un lontano futuro. Tanto lontano che la Luna è uscita dalla sua orbita al punto che neppure la riconosceresti, se non fossi io a indicartela.

— Gli Antichi vengono dalla Terra, dunque!

— Ne dubito. Forse da Nettuno, originariamente, ma certo non dalla Terra. A quanto pare, però, alcuni di loro hanno colonizzato gli oceani terrestri, millenni fa.

— Chi ha distrutto la vostra città?

— Noi stessi —rispose con un sorriso di scherno. —Un’altra delle nostre piccole dispute famigliari. Ma non fa differenza. La ricostruiremo quando saremo pronti.

— E gli altri Creatori? Li hai uccisi tutti?

— Non sono morti, Orion. Ho semplicemente dimostrato a loro e a te che sono il più potente di tutti. Se non si inchinano alla mia volontà, li priverò della vita.

— È quello che hai fatto con Anya.

Il suo volto si rabbuiò. —Mi è sfuggita. Non so come, ma mi è sfuggita. Sospetto che sia tu il responsabile, Orion. In un’altra era, in un altro spazio, l’hai tratta in salvo.

Il cuore mi si riempì di gioia, non solo perché avevo salvato Anya, ma perché avevo indirettamente umiliato Aton.

— Ma sono disposto a dimenticare questo piccolo incidente —riprese il Radioso. —Sto per porre fine alla tua esistenza, Orion. Sei sopravvissuto alla tua utilità.

— E gli Antichi? —lo sfidai.

Lui sollevò un sopracciglio. —Ah, già, gli Antichi.

— Hai bisogno di loro, no?

— È un bisogno meno grande di quello di liberarmi di te —ribatté. —Ti ho creato perché fossi il mio cacciatore ed eseguissi i miei ordini, ma hai finito per darmi più grattacapi che vantaggi.

— Preferiresti far sprofondare l’universo nel caos piuttosto che permettere ad Anya di sfidarti —gli dissi.

Il sorriso ricomparve sulle sue labbra. —È meglio regnare all’inferno, Orion, che servire in paradiso.

Un tempo avevo desiderato morire, essere liberato dalla sofferenza e dal dolore. Ma ora volevo vivere, trovare Anya e riportarla in vita, raggiungere gli Antichi e chiedere il loro aiuto per salvare il continuum dalla completa distruzione, impedire ad Aton di realizzare i suoi sogni di megalomania.

— Gotterdammerung —dissi.

— Sì, il crepuscolo degli dei —mi fece eco lui. —La caduta di ogni cosa. Io sarò il Supremo alla fine.

— Mai! —proruppi, e fui lontano dalle rovine della città dei Creatori, lontano dalla Terra, dalle profondità dello spazio interstellare.

Mi sentivo come morto, ma sapevo che avrei vissuto ancora per cercare Anya, per combattere contro il Radioso, per trovare il mio posto nel continuum.

Epilogo

Era un mondo arido, dai toni bruni, ma non privo di una sua bellezza.