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— Peggio di quello che pensi — borbottò Walton. Era teso, vigile, sulla difensiva. Schiacciò il bottone di chiamata dell'ascensore.

— Dove stai andando? — domandò Fred.

— Strettamente confidenziale. Incontro ad altissimo livello con Fitz, se proprio vuoi saperlo.

Fred socchiuse gli occhi.

— Incontro tra le alte sfere, eh? Hai un momento per parlare a un semplice mortale?

— Fred, non rendere le cose difficili. Sai benissimo…

— Piantala. Mi rimangono appena due minuti del periodo di sosta che mi è concesso per l'ora di colazione. Voglio spiegarmi completamente con te. Ci sono dei microfoni-spia, nel corridoio?

Walton meditò sulla domanda. Che lui sapesse, non ce n'era nessuno, e lui conosceva la maggior parte degli impianti-spia dell'edificio. Comunque, con FitzMaugham non si poteva mai sapere. Forse il grand'uomo aveva pensato di piazzare dei microfoni dei quali lui non sapeva nulla.

— Non lo so con certezza — disse. — Che cos'hai in mente, Fred?

Fred trasse di tasca un blocco d'appunti e cominciò a scrivere qualcosa. Disse, nel frattempo: — Correrò il rischio e te lo dirò ugualmente. Uno degli uomini del laboratorio mi ha detto che un altro uomo gli aveva riferito che, segretamente, sia tu che FitzMaugham siete degli herscheliani. — Corrugò la fronte, preso dallo sforzo di scrivere una cosa e di parlare di un'altra simultaneamente. — Naturalmente, non posso ancora fornirti dei nomi, ma voglio che tu sappia che io sto indagando sull'individuo in questione con molta attenzione. Devo essere prudente, se voglio scoprire quello che c'è da scoprire.

— È questo che volevi dire per paura dei microfoni? — domandò Walton.

— Proprio questo. Preferisco, per il momento, fare delle indagini non ufficiali. — Fred terminò di scrivere l'appunto, strappò il biglietto dal blocco e lo porse al fratello.

Walton lo lesse in silenzio. La scrittura era incerta e contusa, perché non era facile portare avanti una conversazione a uso e consumo di un eventuale microfono nascosto, scrivendo nello stesso tempo un messaggio su un argomento totalmente diverso.

Il messaggio diceva: "So tutto sul piccolo Prior. Terrò la bocca chiusa per il momento, così non preoccuparti. Ma non tentare nessuna azione avventata o stupida, perché ho depositato un resoconto dell'intera faccenda in un luogo che non potrai scoprire".

Walton appallottolò il messaggio e se lo infilò in tasca. Disse, ad alta voce: — Grazie per l'informazione, Fred. Me ne ricorderò, stai tranquillo.

— D'accordo, fratellino.

L'ascensore arrivò. Walton salì nel cilindro e schiacciò il bottone "ventinove".

Nel momento che il cilindro impiegò per salire il breve spazio di un piano Walton pensò: "Così Fred fa un gioco d'attesa… terrà sospeso quello che sa sulla mia testa, come una spada di Damocle, finché non potrà farne l'uso migliore e più proficuo per lui".

Provò comunque un certo sollievo. Qualunque fosse l'arma che Fred possedeva, qualsiasi prova avesse nascosto nel suo "luogo sicuro", Walton aveva sempre la possibilità di cancellare i ricordi del computer e far sparire la pista almeno da quella parte.

La porta dell'ascensore si aprì; una targa luminosa elencava le diverse attività del ventinovesimo piano, e in fondo all'elenco c'era scritto "D.F. FitzMaugham, Direttore".

L'ufficio di FitzMaugham si trovava in fondo a un labirinto di piccoli cubicoli che ospitavano funzionari di Poppy, sulle cui attività Walton non era mai riuscito a farsi un'idea completa. Certo, Walton aveva cercato di familiarizzarsi con la struttura gerarchica di Poppy, ma i suoi tentativi non avevano avuto grande successo; e non era strano, anche se lui occupava il posto di vicedirettore. FitzMaugham aveva concepito quel titanico piano quasi mezzo secolo prima, e aveva amorosamente creato e cesellato e rifinito la struttura dell'organizzazione per tutti i lunghi anni che erano trascorsi prima dell'approvazione della legge che faceva di Poppy un'organizzazione riconosciuta e funzionante.

C'erano moltissimi difetti nel sistema, ma in linea generale il lavoro di FitzMaugham era stato fruttuoso… tanto fruttuoso da permettere all'organizzazione di entrare subito in azione, addirittura poche ore dopo la formale autorizzazione dell'ONU. Tutte le pieghe di dipartimenti, la rete fittissima di agenzie interne, il bilancio incredibilmente dettagliato del Piano, nel quale la politica della lesina veniva usata per le esigenze dei singoli uffici… spesso ottenere una matita era una vera impresa… mentre enormi stanziamenti venivano concessi a progetti come quello del "terraforming"… tutti questi particolari erano pienamente compresi, per il momento, dal solo FitzMaugham.

Walton diede un'occhiata all'orologio. Era in ritardo di tre minuti; il ritardo era stato causato dalla conversazione con suo fratello. Ma Ludwig, l'uomo delle Nazioni Unite, non era certo famoso per la sua scrupolosa puntualità, e la possibilità che egli non fosse ancora arrivato entrava quasi nell'ordine delle certezze matematiche.

La segretaria dell'ufficio che presiedeva la porta ermeticamente chiusa dell'ufficio di FitzMaugham sollevò lo sguardo non appena Walton si avvicinò.

— Il direttore è occupato in un colloquio di estrema importanza, signore, e… oh, scusi, signor Walton. Entri subito; il signor FitzMaugham la sta aspettando.

— É già arrivato il signor Ludwig?

— Sì, signor Walton. È arrivato circa dieci minuti fa.

Strano, pensò Walton. Da quanto sapeva di Ludwig, quello non era capace di arrivare in anticipo a un appuntamento. Walton e FitzMaugham avevano dovuto trattare molte volte con lui, nei giorni precedenti l'approvazione di Poppy, e Ludwig non era stato puntuale neppure una volta.

Walton si strinse nelle spalle. Se Ludwig era stato capace di cambiare così radicalmente la propria posizione politica, passando da una feroce opposizione a Poppy a un'altrettanto feroce campagna per l'approvazione del progetto, probabilmente poteva anche cambiare le proprie abitudini per quanto riguardava gli appuntamenti.

Walton entrò nel raggio di azione del visore. La sua immagine, in quel momento, veniva ritrasmessa all'interno dell'ufficio, dove FitzMaugham avrebbe potuto esaminarla attentamente, stabilire che essa apparteneva proprio al suo delfino, e poi farlo entrare nel "sancta sanctorum". Il direttore era molto scrupoloso nell'esaminare le persone che volevano entrare nel suo ufficio, e non gli si poteva dare torto.

Passarono cinque secondi; in genere FitzMaugham non impiegava di più, prima di farlo entrare. Ma dall'interno non giunse alcun segno di vita, e Walton tossicchiò, diplomaticamente.

Nessuna risposta. Walton si girò e tornò alla scrivania, dietro la quale la segretaria era intenta a dettare nel suo dittafono-riproduttore (l'apparecchio veniva chiamato correntemente parlascrivi); Walton aspettò che lei finisse la frase, e poi le toccò lievemente il braccio.

— Sì, signor Walton?

— Il visore sembra guasto. Le dispiacerebbe chiamare il signor FitzMaugham con l'intercom, per dirgli che sono arrivato?

— Ma certo, signor Walton.

Le dita della segretaria si mossero sui pulsanti, con la velocità nata dall'esperienza. Aspettò che la segretaria lo annunciasse al direttore, ma lei si fermò e tornò a guardare Walton.

— Non risponde, signor Walton. Deve essere spaventosamente occupato.

— Ma lui "deve" rispondere. Suoni di nuovo.

— Mi dispiace, signor Walton, ma…

— Suoni di nuovo!

Lei richiamò, con riluttanza, senza ottenere risposta. FitzMaugham preferiva il tipo d'intercom al quale doveva essere data una risposta, prima di stabilire la comunicazione vera e propria; Walton permetteva alla sua segretaria e al centralinista del suo piano di violare la sua tranquillità senza avere ricevuto un segnale di assenso.

— Non risponde neppure adesso, signore.