«Glielo chiamo».
Blaine girò la testa verso Harriet.
«Fuori si sta facendo buio?»
«Si stava facendo buio quando ho chiuso le imposte».
Blaine udì lo squillo che indicava la linea libera.
«È necessario che sia buio», disse. «Non potrebbero venire qui se…»
«Non riesco a capire che cosa hai in mente», disse Harriet.
«Pronto», disse una voce nel microfono.
«C’è Anita?»
«Sì» disse la voce. «Un momento. Anita, è per te. Un uomo».
E questo era impossibile, pensò disperatamente Blaine.
Non era assolutamente possibile.
Forse se l’era immaginato.
«Pronto», disse Anita Andrews. «Chi parla?»
Blaine. Shepherd Blaine. Ti ricordi? Ero con l’uomo che aveva il fucile. Il fucile caricato a pallettoni d’argento.
Sì, mi ricordo di te.
Ed era proprio vero, pensò. Non l’aveva immaginato. Si poteva usare la telepatia per telefono!
Mi hai detto che se avessi avuto bisogno di aiuto…
Si.
Ho bisogno di aiuto, adesso (Un cadavere sul pavimento: una macchina della Polizia che arrivava, con la luce rossa che lampeggiava, con la sirena che ululava… un tachimetro ed un orologio ai quali erano spuntate le gambe e che correvano disperatamente, cercando di sopravanzarsi; l’insegna del motel, il numero della porta dello chalet). Te lo giuro Anita. È vero. Non posso spiegarti tutto, adesso. Ma è tutto vero. Non possiamo permettere che lo trovino qui.
Ci penseremo noi.
Sulla mia parola?
La tua parola mi basta. Tu sei stato generoso con noi, quella notte.
Presto!
Subito. Porterò qualcun altro.
Grazie, Anita. Ma lei non c’era già più.
Blaine rimase immobile, poi si scostò il ricevitore dall’orecchio, lo fissò a lungo, e lentamente tornò a deporlo sulla forcella.
«Sono riuscita a captare una parte della conversazione», disse Harriet. «Non è possibile».
«Certo, non è possibile», disse Blaine. «Trasmissione telepatica per telefono. Non occorre che me lo dica tu, che è impossibile».
Abbassò lo sguardo sul corpo disteso sul pavimento.
«È una delle cose di cui parlava lui. Qualcosa di più grande di ciò che può fare l’Amo, aveva detto».
Harriet non rispose.
«Mi domando», mormorò Blaine, «quante altre facoltà possiedono, che non sospettiamo neppure».
«Ha detto che verranno a prendere Godfrey. Come verranno? Fra quanto?»
C’era una sfumatura di isterismo nella sua voce.
«Volano», le spiegò Blaine. «Sono levitatori. Streghe e stregoni».
Rise amaramente.
«Ma tu…»
«Come faccio a conoscerli? Ci hanno teso un’imboscata, una notte. Solo per il gusto di divertirsi. Riley aveva un fucile…»
«Riley!»
«L’uomo che era nella mia stanza all’ospedale, te lo ricordi? L’uomo che era morto. Ha avuto un incidente».
«Ma, Shep, tu eri con Riley? E come mai eri con lui?»
«Gli ho chiesto un passaggio. Lui aveva una paura tremenda a viaggiare da solo, di notte. Voleva qualcuno che stesse con lui. Abbiamo riparato quel camion scassato…»
Harriet lo stava guardando fisso, con un’espressione di sbalordimento.
«Aspetta un momento», fece Blaine. «Avevi detto qualcosa, all’ospedale. Che eravate venuti…»
«A cercare Riley. Sicuro. Era stato Godfrey a incaricarlo di quel trasporto, e Riley tardava ad arrivare e…»
«Ma…»
«Ho parlato con lui pochi minuti prima che morisse. Ha cercato di comunicarmi un messaggio, ma non è riuscito a finire. Il messaggio era per Finn. È stata la prima volta che l’ho sentito nominare».
«È andato tutto male», disse Harriet. «Tutto quanto. C’era la macchina delle stelle…»
Si interruppe, bruscamente, attraversò la stanza per fermarsi davanti a Blaine.
«Ma tu non sai niente, della macchina delle stelle. Oppure ne sai qualcosa?»
Blaine scosse il capo.
«Come quelle dell’Amo? Quelle che aiutavano ad andare fra le stelle?»
Harriet annuì.
«E Riley l’aveva a bordo del suo camion. Godfrey era riuscito a procurarsela, e doveva riuscire a trasportarla a Pierre, in un modo o nell’altro. Per questo ha ingaggiato Riley…»
«Una macchina delle stelle di contrabbando!» disse Blaine, un po’ sgomento. «Ma sai benissimo che tutte le nazioni di questo mondo hanno leggi che proibiscono di tenerle. Sono permesse soltanto quelle dell’Amo».
«Godfrey lo sapeva. Ma gliene serviva una. Ha cercato di costruirla, ma non c’è riuscito. È impossibile trovarne i progetti».
«Puoi scommetterci la testa, che è impossibile trovarli».
«Shep, che cosa ti prende?»
«Non lo so. Non c’è niente che non va, credo. Forse sono un po’ confuso. Forse perché sono sempre stato incastrato in questa faccenda, dal principio alla fine».
«Puoi sempre fuggire».
«Harriet, tu sai che non è così. Ho finito di fuggire. Non saprei neppure dove andare».
«Potresti sempre prendere contatto con qualche gruppo finanziario. Sarebbero felicissimi di averti. Ti darebbero un lavoro, ti pagherebbero benissimo, per quello che sai dell’Amo».
Blaine scosse il capo, ripensando alla festa in casa di Charline: Dalton se ne stava seduto, con le lunghe gambe distese, i capelli in disordine, e masticava un sigaro. E diceva: «Come consulente, lei avrebbe un valore inestimabile…»
«Beh, potresti sempre farlo», disse Harriet.
«Non lo sopporterei. E poi, ho fatto una promessa. Ho detto a Godfrey che ero con lui. E non mi piace la piega che hanno preso le cose. Non mi piace che la gente mi tiri fuori da una cella per impiccarmi perché sono un para. Non mi piacciono molte cose che ho visto lungo la strada e…»
«Sei esasperato», disse lei. «E ne hai il pieno diritto».
«E tu?»
«Non esasperata. Solo spaventata. Spaventata fino al midollo delle ossa».
Spaventata tu! Una giornalista dura ed efficiente…
Si girò verso di lei, e ricordò qualcosa… il locale dove c’era la vecchia cieca che vendeva le rose. Quella sera, lui aveva visto la maschera cadere dal volto di Harriet Quimby: e questa era la seconda volta.
E il volto gli diceva la verità… la giornalista dura ed efficiente, qualche volta, poteva essere una donna spaventata.
Aprì le braccia, e lei si fece più vicina. La strinse a sè, e lei era morbida e fragile, non fatta di una decisione di acciaio, ma di inerme carne umana.
Andrà tutto a posto, disse. Andrà tutto a posto.
E si meravigliò dell’improvvisa tenerezza e della protettività che provava, e che erano certamente estranee a qualunque relazione che poteva esserci fra lui e quella ragazza.
Ma il camion si è fracassato, e il camionista è morto, e adesso la macchina delle stelle ce l’ha la polizia, o forse addirittura Finn. E Godfrey è morto, e la polizia sta per arrivare…
Li sconfiggeremo tutti quanti, le disse Blaine. Non c’è nulla che possa fermarci…
In lontananza risuonò una sirena, un ululato lacerato dal vento della prateria.
Harriet si staccò da lui.
«Shep, stanno arrivando!»
«L’uscita posteriore!» esclamò Blaine, in fretta. «Corri verso il fiume. Ci nasconderemo là».
Balzò verso la porta, e nell’istante in cui le sue dita toccavano il catenaccio, sentì bussare, leggermente.
Apri il catenaccio, e spalancò la porta, e lì, nel ventaglio di luce che filtrava dalla stanza, c’era Anita Andrews, e dietro di lei si scorgevano i volti di altri giovani.