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«Non mancherò» «promise la Morley, incredibilmente compiaciuta.»

Pat continuò il suo giro fino in fondo al salone, scambiando saluti e rispondendo a qualche domanda. Poi raggiunse il compartimento adiacente la cucina, entrò e chiuse la porta dietro di sé, ritrovandosi immediatamente solo.

C’era più posto, lì, che nel piccolo compartimento del Selene I, ma la disposizione era la medesima. Subito i ricordi lo assalirono, evocati dall’ambiente. Quella sarebbe potuta essere la tuta spaziale che aveva fornito ossigeno a lui e a McKenzie mentre gli altri dormivano, e quella, la parete contro la quale aveva premuto l’orecchio e aveva sentito il fruscio della polvere che si muoveva all’esterno. E l’intero locale sarebbe potuto essere quello in cui per la prima volta lui e Sue si erano amati.

C’era un’innovazione nel nuovo battello: una finestrina nel portello esterno del compartimento stagno. Pat premette il viso contro la superficie trasparente, e fissò la distesa del Mare della Sete.

Lui si trovava dalla parte in ombra, a fissare nella notte buia dello spazio. Il suo sguardo si abituò all’oscurità, e riuscì a distinguere le stelle. Solo le più luminose, perché arrivava abbastanza luce obliqua per impedirgli di vedere bene, ma erano là… C’era anche Giove, il più luminoso di tutti i pianeti dopo Venere.

Ben presto sarebbe andato lassù, lontano dal suo mondo natale. Il pensiero lo esaltava e lo atterriva, ma sapeva che doveva andarci.

Amava la Luna, ma la Luna aveva tentato di ucciderlo; mai più si sarebbe sentito completamente a suo agio su quella superficie nuda. Lo spazio aperto poteva essere ancora più ostile, ma non gli aveva ancora dichiarato guerra. Col suo stesso mondo, d’ora in poi, non poteva esserci invece che una neutralità armata.

La porta della cucina si apri, e la hostess entrò con un vassoio di tazze vuote. Pat si staccò dall’oblò e dalle stelle. La prossima volta che le avrebbe viste, sarebbero state un milione di volte più luminose.

Sorrise alla ragazza e abbracciò in un gesto il piccolo locale.

«È tutto vostro, signorina Johnson» disse. «Abbiatene cura.»

Poi ritornò verso la cabina di comando per guidare il Selene II nel viaggio che per lui era l’ultimo, per la nave il primo, attraverso il Mare della Sete.

FINE