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«Che strano» disse Jane. «Anche noi abbiamo visto un oceano, però c’era una spiaggia, una spiaggia un po’ paurosa, magari, e il granchio che ci camminava sopra, e il sole… Era rosso rosso, il sole. Era rosso, quando l’avete visto voi?»

«No. Era verdognolo» disse Fran.

«State parlando della fine del mondo?» s’informò Tom. Lui e Harriet erano fermi sulla porta, si stavano sfilando i soprabiti. Doveva averli fatti entrare il figlio di Mike. Tom consegnò il soprabito a Ruby e disse: «Ragazzi, che spettacolo!».

«Perché, l’avete visto anche voi?» chiese Jane, con voce un po’ sorda.

«Due settimane fa» disse Tom. «Ci chiama l’agente di viaggi e ci fa: “Indovinate un po’ cosa vi offriamo ora? La fine di questo sporco mondo!”. Con tutti gli extra, non veniva nemmeno a costare tanto. Così siamo andati subito là in agenzia, sabato, mi pare… o è stato venerdì? Ma, so che è stato il giorno di quella grave sommossa, quando hanno dato fuoco a St. Louis…»

«Allora, sabato» disse Cynthia. «Ricordo che tornavo dall’essere stata in centro a fare spese, quando la radio ha detto che stavano usando candelotti nucleari…»

«Sabato, sì» confermò Tom. «Tanto che dicemmo che eravamo pronti per andare, e ci hanno fatti partire subito.»

«Avete visto una spiaggia con granchi» chiese Stan «o era un mondo sommerso dall’acqua?»

«Né una cosa né l’altra. Era come un’era glaciale. I ghiacciai coprivano tutto. Non si vedevano più né oceani né montagne. Noi volavamo tutt’intorno al mondo, ed era come un’immensa palla di neve. Il veicolo era munito di grossi fari, perché il sole si era spento.»

«Io ero sicura di vederlo, il sole, ancora sospeso là in alto» intervenne Harriet. «Come una palla di cenere nel cielo. Ma la guida diceva di no, che nessuno poteva vederlo.»

«Come mai ognuno riesce a visitare un genere diverso di fine del mondo?» chiese Henry. «Secondo la logica, di fine del mondo dovrebbe essercene una sola. Voglio dire, il mondo arriva alla fine, la fine è in un certo modo, e non può essere che un modo solo.»

«Non sarà tutto falso?» chiese Stan. Tutti si girarono a guardarlo. La faccia di Nick diventò rossa rossa. Fran aveva un’espressione talmente feroce che Eddie lasciò andare Cynthia e cominciò ad accarezzare le braccia di Fran. Stan si strinse nelle spalle. «Non sto affermando che lo sia» disse, sulla difensiva. «Facevo una semplice ipotesi.»

«A me è sembrato genuino» disse Tom. «Il sole ormai spento. Una grossa palla di ghiaccio. L’atmosfera gelata, giusto? La fine di questo sporco mondo.»

Il telefono suonò. Ruby andò a rispondere. Nick chiese a Paula se era pronta per l’ora di colazione, martedì. Lei disse di sì. «Troviamoci al motel» disse lui, e lei gli sorrise. Eddie stava riattaccando con Cynthia. Henry sembrava alquanto sbronzo, faceva fatica a stare sveglio. Arrivarono Phil e Isabel. Sentirono Tom e Fran parlare dei rispettivi viaggi fino alla fine del mondo, e Isabel disse che lei e Phil c’erano andati appena due giorni prima. «Eh, la miseria!» disse Tom. «Ci sono andati proprio tutti! Il vostro viaggio com’era?»

Ruby rientrò nella stanza. «Era mia sorella, chiamava da Fresno per farmi sapere che lei sta benissimo. Fresno non è stata neppure toccata dal terremoto.»

«Terremoto?» chiese Paula.

«Sì, in California» spiegò Mike. «Questo pomeriggio. Non lo sapevi? Ha spazzato via buona parte di Los Angeles, e l’hanno sentito lungo tutta la costa, praticamente fino a Monterey. Pensano che sia dipeso da quelle bombe che sono state fatte scoppiare sottoterra, nel deserto del Colorado.»

«In California, continuano a succedere disastri uno dopo l’altro» disse Marcia.

«Meno male che quelle amebe sono fuggite laggiù all’est» disse Nick. «Pensate che razza di complicazione, per quei poveracci di Los Angeles, se si fossero visti capitare anche quelle.»

«Capiteranno» sentenziò Tom. «Scommetto quello che vuoi che si riproducono per spore, nell’aria.»

«Come i germi tifoidei del novembre scorso» disse Jane.

«Quello era colera» corresse Nick.

«In ogni modo» riprese Phil «stavo raccontando a Tom e a Fran quello che abbiamo visto alla fine del mondo. Era il sole che diventava una nova. E come lo facevano vedere bene, anche! Intendiamoci, non puoi certo essere lì a vivere l’esperienza materialmente, bisogna pensare che c’è il calore spaventoso, le radiazioni, e così via. Però ti presentano la cosa in modo periferico, molto elegante, nel senso McLuhanesco della parola. Prima ti portano a circa due ore dallo scoppio, capito? E di qui a non so a quanti miliardi d’anni, di preciso, in ogni modo di tempo ne passa, perché gli alberi sono completamente diversi, coperti di squame azzurre e con rami che sembrano funi, e gli animali sono così strani con una gamba sola, che saltellano attorno su una specie di trampolo…»

«Ma va, non ci credo!» esclamò pigramente Cynthia.

Phil la ignorò con bel garbo. «E non si vedeva nessuna traccia di esseri umani, non una casa, non un palo di telefono, niente, perciò penso che chissà da quanti millenni eravamo già estinti, no? Ti fermano lì, dicevo, e ti lasciano contemplare un po’ la situazione. Senza uscire dalla macchina del tempo, naturalmente, perché l’atmosfera non è adatta, a sentir loro. Poi, un po’ alla volta, il sole comincia a gonfiarsi. Eravamo un po’ nervosi, vero, Isabel? Sì, dico, mettiamo che avessero calcolato male qualcosa? Un viaggio così è un concetto molto nuovo, può sempre capitare che qualcosa vada storto. Il sole diventava sempre più grosso, poi si è visto un coso simile a un braccio che sembrava saltar fuori dal lato sinistro: un grosso braccio infuocato che si protendeva attraverso lo spazio, avvicinandosi sempre più. Noi lo vedevamo attraverso vetri affumicati, come si guarda un eclisse. Ci hanno lasciato seguire l’esplosione per un paio di minuti e ci accorgevamo già che la temperatura saliva. Poi, abbiamo fatto un balzo in avanti nel tempo di un paio d’anni. Il sole era tornato della sua forma normale, soltanto che era più piccolo, non so come spiegarvi: un solicello bianco, invece di un bel sole giallo. E sulla Terra tutto era cenere.»

«Cenere» ripeté Isabel, con enfasi.

«Sembrava un po’ Detroit dopo che il sindacato aveva messo k.o. la Ford» disse Phil. «Peggio, però: molto peggio. Intere montagne completamente fuse. Oceani disseccati. Tutto in cenere.» Rabbrividì e accettò una sigaretta da Mike. «Isabel piangeva.»

«Quei poveri cosini su una gamba sola» disse Isabel. «Pensate, completamente spazzati via!» Cominciò a singhiozzare. Stan la consolò. «Chissà perché tutti quelli che ci vanno vedono una fine diversa» disse. «Il gelo. Gli oceani. Il sole che esplode. Oppure le cose che hanno visto Nick e Jane.»

«Sono convinto che ciascuno di noi ha vissuto un’esperienza autentica in un futuro di là da venire» disse Nick. Sentiva di dover riacquistare un ascendente sul gruppo, in un modo o nell’altro. Aveva vissuto un momento così bello, nel raccontare la sua storia, prima che arrivassero gli altri. «Vale a dire, il mondo soffre di una varietà di calamità naturali, non è detto che la fine del mondo sia una sola e loro continuano a mescolare le cose e a spedire la gente verso le diverse catastrofi. Ma io non ho dubitato neppure per un istante di assistere a un evento autentico.»