Alzai lo sguardo ad abbracciare la vista dei tetti di Madrid mentre pensavo al numero incredibile di rapporti simili a quello stilato negli anni della guerra fredda. Chissà quanti di essi erano inaffidabili, manipolati in modo da trasformare un incontro innocente e banale nell’ingranaggio di un minaccioso disegno sovversivo, all’unico fine di garantire continuità di finanziamenti ai servizi segreti.
Mi accesi una sigaretta e continuai a leggere. La conversazione era riportata come le battute di un copione. Mancavano solo le didascalie:
Victor: …secondo te le Comisiones Obreras porteranno i lavoratori in piazza il primo maggio?
Hippy: I compagni del sindacato stanno facendo un grosso lavoro, e a quanto pare seguono la strategia indicata dal Comitato Centrale di Mosca. Bisogna mobilitare le forze e spingere il PSOE sulla difensiva.
Victor: E gli scioperi del prossimo mese?
Hippy: Tutto fa pensare che si estenderanno all’intero territorio nazionale. Sarà quasi uno sciopero generale.
Victor: Hanno i mezzi per organizzarlo?
Hippy: Sono a corto di soldi. Su questo non c’è dubbio.
Victor: lo posso procurarne altri. Mi ci vorrà qualche giorno. Li faremo accreditare via Parigi tramite i soliti canali.
Hippy: C’è anche il movimento degli studenti. I gruppi anarchici sono forti e spingono il Partito in secondo piano. Abbiamo bisogno di mezzi anche per quel fronte.
Victor: Mosca è ricca, ma non una miniera d’oro.
Hippy: È il momento di intensificare gli sforzi. Ormai è solo una questione di tempo e il PCE verrà legalizzato, allora ci troveremo in una posizione di forza. Il popolo sceglierà noi, non i socialisti. Qui in Spagna si respira un clima rivoluzionario.
Victor: Mosca dà importanza tanto allo sciopero quanto al primo maggio. Allora sarà il momento di sfondare a calci la porta di questo sistema marcio.
Hippy: Gli studenti e i lavoratori scenderanno in piazza insieme il primo maggio. Credimi, so quello che dico.
Victor: D’accordo. La Spagna va conquistata.
Hippy: Poi ci sono i baschi…
Victor: Già.
Hippy: I miei contatti sostengono che tutto è pronto per un’offensiva militare che scatterà in contemporanea con le manifestazioni e gli scioperi.
Victor: Sì.
Hippy: Caos.
Victor: Già.
Hippy: I fascisti serreranno i ranghi. In un primo momento la repressione sarà violenta, ma non farà che accelerare i tempi della rivoluzione…
Victor: Mosca ha deciso per l’intervento finalizzato alla legalizzazione del PCE…
Hippy: Sì.
Victor: Dapprima faremo entrare illegalmente Carrillo, poi, quando i tempi saranno maturi, sarà la volta della Pasionaria, questa volta legalmente.
Hippy: Non lo permetteranno mai.
Victor: Noi pensiamo di sì. Non riteniamo che il terrorismo sia la strada giusta nell’attuale situazione spagnola. Al fascismo succederà una democrazia conservatrice. Per questo è importante che il PCE esca dall’illegalità conquistando il sostegno della classe operaia e della popolazione in genere.
Hippy: A quanto ho capito, nella situazione attuale, Berlino non considera la lotta dei baschi terrorismo, ma, appunto, lotta armata per una causa legittima.
Victor: Noi vediamo le cose da un’altra prospettiva. Ti ripeto, in questo momento riteniamo che la via più utile sia quella della legalità. Ci saranno le elezioni e il PCE dovrà imporsi. Se così non sarà valuteremo la situazione.
Hippy: Secondo Misha devo portare avanti la collaborazione con l’ETA.
Victor: Su questo siamo d’accordo.
Hippy: Continuiamo ad addestrarli, e ci siamo accordati con i compagni cecoslovacchi per una nuova spedizione, ma perché vada in porto dobbiamo attivare la cellula di Pamplona.
Victor: Va bene. Però vorrei che raccogliessi informazioni più approfondite sull’ambiente studentesco, e mi servono i nomi dei rappresentanti della stampa sui quali potremo contare quando la situazione si farà più calda. Sono queste le tue priorità, adesso.
Hippy: D’accordo.
Victor: Bene.
Mi alzai e andai in cucina a prendere una lattina di birra, poi tornai alla mia scrivania e mi rimisi seduto a riflettere su quanto avevo letto alla luce del corso successivo degli eventi.
I sindacati comunisti illegali, Comisiones Obreras, avevano indetto uno sciopero generale e grandi manifestazioni per il 1° maggio dell’anno zero dalla morte del generale Franco.
Nell’aprile del 1976 la Spagna era stata scossa dalla più grande ondata di scioperi in quarant’anni, e quelle agitazioni avevano contribuito a rovesciare la vecchia guardia fascista e a fare strada a una corrente più riformista capeggiata da Adolfo Suárez.
Più tardi, quello stesso anno, il vecchio leader comunista Santiago Carrillo aveva fatto ritorno a Madrid. Nel 1977 il partito comunista spagnolo era stato legalizzato e la leggendaria Pasionaria della guerra civile, Dolores Ibárruri, era rientrata in patria. Il centro conservatore aveva vinto le elezioni del giugno 1977, ma i risultati elettorali del PCE erano stati buoni, sebbene inferiori a quelli del PSOE. La strategia di Mosca era fallita. La Spagna non era diventata un regime comunista, bensì una democrazia liberale.
Quanto alla storia dell’ETA e dei compagni cecoslovacchi, sapevo quale fosse stato il ruolo di questi ultimi: fornire l’esplosivo semtex che i baschi usavano nella fabbricazione delle bombe. La DDR aveva formato ed equipaggiato terroristi in tutto il mondo. I palestinesi, le Brigate Rosse in Italia, la Rote Armee Fraktion nella Germania Occidentale e l’ETA in Spagna.
Quel pensiero mi dava i brividi. Misha, naturalmente, era Markus Wolf, capo del controspionaggio della DDR fino a quando, poco prima del crollo del Muro, dando prova di grande tempismo aveva lasciato i servizi segreti per aderire al movimento democratico in Germania Orientale. Avevo letto che aveva pubblicato le sue memorie e che continuava a rifiutarsi di rivelare i nomi dei propri agenti.
Accesi il computer, mi collegai a Internet e impostai una ricerca sulla parola “Karlhorst”. L’elenco di siti e documenti era lungo: Karlhorst era il vecchio quartier generale del KGB nella DDR, da cui in definitiva dipendeva anche la STASI.
Sorseggiando la mia birra, ripresi la lettura dei documenti. Ormai fuori era completamente buio. “Hippy” elencava una serie di nomi spagnoli. Io ne conoscevo soltanto uno, quello di un famoso presentatore di quiz televisivi su uno dei canali privati. Gli altri non mi dicevano niente. Poi il rapporto continuava:
Hippy: Ho sentito parlare di un fotoreporter danese con buoni contatti nell’ambiente clandestino basco.
Victor: Sì…