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«Ho qualcosa per voi che è meglio del vino.» Fece scorrere la mano dietro la testa di mio marito per aiutarlo a sollevarsi. Io gli misi dei cuscini dietro la schiena. «Bevete questo.»

«Che cos’è?»

«Un decotto di erbe. Aromatizzato con chiodi di garofano e sciroppo di violette. Suvvia, suocero,» disse dolcemente John. «Farà bene per la vostra febbre.»

Ne trangugiò una sorsata. «Che ignobile pozione!» esclamò. «Perché non me la versi direttamente nell’orecchio e così la facciamo finita?» Le sue mani tremavano a tal punto che rovesciò sul letto una parte del decotto, ma lo bevve comunque e poi restituì la coppa a John.

«Vuoi distenderti di nuovo, marito?» dissi, con la mano sui cuscini.

«No, lasciali,» rispose. «Così respiro meglio.»

«C’è nient’altro che posso fare per aiutarlo?» domandai a John prendendolo da una parte.

«Accertatevi che abbia sempre delle coperte calde e le lenzuola pulite.»

«Le ho cambiate da poco, e il materasso è nuovo. L’ho fatto io stessa con le mie mani.»

«Il letto di riserva,» disse mio marito, poi si voltò e si addormentò.

Scendemmo le scale, con Drayton in mezzo a noi, come un padre che avesse sorpreso i figli a sbaciucchiarsi in un angolo, che blaterava di letti e di cena in modo da impedirci di parlare. «Andiamo, uomo,» disse Drayton, «non hai ancora bevuto un bicchiere di vino dalla tua stessa caraffa.»

La tavola era già pronta. Judith stava sistemando la tovaglia, Joan portava i sali e la piccola Elizabeth disponeva i cucchiai. Joan disse: «Ancora una volta mi hai rubato mio fratello, Anne. Non siete mai stati così affettuosi, nei vecchi tempi.»

Non so che cosa le risposi, né ciò che feci, se servii prima il pollo o lo stufato allo zucchero, né ancora ciò che mangiai. Tutto ciò che riuscivo a pensare era che mio marito era morto. Non avrei mai potuto immaginarlo, in tutti quegli anni in cui non mi giungeva nemmeno una parola e il vecchio John mi accusava di essere una bisbetica che l’aveva fatto scappare via. Non lo immaginavo nemmeno quando il vecchio John aveva inchiodato lo stemma blasonato sulla porta della nostra nuova casa.

Avevo pensato che forse mio marito aveva permesso che qualche ladro ci rubasse a lui, come un uomo disattento che si fa sottrarre la borsa con il danaro, o che ci avesse perso al gioco, mettendoci come posta così come aveva fatto con l’argenteria di mia madre, e che il vincitore sarebbe venuto a reclamarci, noi, la casa e tutto il resto. Ma non era così. Lui era stato assassinato e adesso giaceva nella bara di un qualcun altro.

Si sedette a capotavola, Drayton accanto a lui. Drayton non permise che Elizabeth fosse allontanata dal tavolo dopo aver detto la preghiera, ma la fece sedere sulle grosse ginocchia. Parlò e parlò, raccontando una storia dopo l’altra.

Joan tenne il broncio e si pavoneggiò, a turno, Judith si mise a sedere fra Volpe e Collarino, servendo occhiate e sorrisi prima all’uno poi all’altro. «Vi ricordate di vostro padre?» le chiese Volpe. «Era zoppo allora?»

Lei gli rispose, tutta innocenza, nel modo in cui suo padre doveva aver risposto ai suoi assassini. Lui vedeva soltanto ciò che il suo desiderio gli faceva vedere, era sempre stato il suo debole. E quello di suo padre, che non sopportava la faccia di uno straniero, tanto era accecato dai colori del suo blasone. Ed era anche il debole di sua sorella, che non riusciva a vedere neanche al di là di una gorgiera inamidata. Tutti ciechi, e lui più di tutti. Probabilmente non aveva nemmeno visto il coltello che calava su di lui.

Quando la cena fu quasi al termine e i piatti portati via arrivò John, il marito di Susanna, tutto ricoperto di neve, e si mise a sedere; furono riscaldati i piatti e vennero rivolte delle domande. «Questo è mio nonno,» disse Elizabeth.

«Felice di conoscervi, finalmente,» disse John, ma io vidi, guardando dalla cucina, che aveva aggrottato la fronte. «Ho impiegato molto tempo a far nascere il figlio di un ciabattino, e ho impiegato molto tempo a tornare a casa.»

Drayton propose un brindisi per il neonato, poi un altro. «Dobbiamo brindare alla nascita di Elizabeth, perché non siamo stati presenti al suo battesimo,» disse. «Ah, e non le abbiamo fatto il regalo di battesimo.» Disse a Elizabeth di guardargli nell’orecchio.

Lei si alzò in punta di piedi, gli occhi sgranati. «Non c’è niente, se non sporcizia,» disse.

Drayton scoppiò in una risata allegra. «Non hai guardato bene,» disse, e tirò fuori dall’orecchio un nastro di raso.

«È un trucco,» affermò solennemente Elizabeth, «non è vero, nonno?»

«Già, è un trucco,» rispose lui. Lei gli si arrampicò sulle ginocchia.

«Non è come lo ricordavo,» disse Susanna, osservandolo mentre annodava il nastro sui capelli di Bess.

«Avevi solo quattro anni e Judith era ancora in fasce, quando se ne andò. Ti ricordi davvero di lui?» le chiesi.

«Solo un poco. Avevo paura che fosse come la zia Joan, vestito alla moda, e sempre pronto a recitare il ruolo di padrone di casa anche se non ne ha il diritto.»

«Ma questa è casa sua,» affermai, e ripensai al nome sull’atto, quel nome che avevano costretto a scrivere a mio marito, con chissà quali raggiri, perché lui potesse imitarne la firma. «E tutto ciò che c’è è stato acquistato con il suo denaro.»

«Accidenti, certo che è casa sua, anche se fino a ora non l’aveva mai vista,» disse lei. «Temevo che l’avrebbe reclamata per sé, e noi con essa.»

Lui annodò goffamente il nastro, fissandolo a un ricciolo di Bess. «Però non recita quel ruolo,» dissi.

«No. Lo sapete che cosa mi ha detto, madre, quando gli ho portato il vino? Ha detto, “Tuo padre è stato uno sciocco a lasciarti”.»

Si avvicinò John Hall e restò in piedi accanto a noi, osservando il fiocco del nastro. «Ma guarda, si è sciolto tutto,» disse Susanna. «Vado a farglielo io.»

Si diresse verso Bess con l’intenzione di rifarle il nodo, ma lei scosse la testa in segno di diniego.

«Me lo farà il nonno,» disse, e si ritrasse verso le sue ginocchia.

«Le mie mani sono troppo goffe per queste cose, figliola,» disse lui. Le rughe sul suo volto si erano già ammorbidite. Guardò la bambina e Bess, piegandosi verso di lui, gli disse di riannodarle il nastro così e così e poi di tirarlo in un certo modo. Venne anche Judith, che rimase ferma a guardare, sorridendo e dando qualche consiglio.

«Non avete notato nulla di strano in vostro marito?» mi chiese John.

«Di strano?» ripetei. Mi mancò il respiro. Avevo dimenticato che John era stato a Cambridge e a Londra, che era un uomo istruito.

«Temo che sia malato,» disse John.

Bess corse verso di noi. «Padre!» gridò. «Guarda il mio nuovo nastro,» poi corse di nuovo indietro. «Non è bellissimo, nonno?» Si lanciò fra le sua braccia e lo baciò sulla guancia.

«Dolce Bess, non è stato un mio regalo, ma di Drayton.»

«Ma il fiocco l’hai fatto tu.»

«È molto malato?» chiesi.

John mi guardò con dolcezza. «L’aria di questa regione lo farà star bene di nuovo, e così le vostre cure. Vogliamo andare in sala?»

«No,» dissi. «Devo salire a sistemare il letto.»

Uscii dalla cucina. Volpe e Collarino erano vicini alle scale e parlavano sottovoce. «Tu sei pazzo,» stava dicendo Collarino. «Guarda come lo ha accolto la sua famiglia, come le sue figlie gli stanno intorno. È solo una voce senza fondamento, e niente più.»

Mi nascosi dietro la porta della cucina in modo da potere ascoltare la loro conversazione.

«Le sue figlie erano appena delle bambine quando lo hanno visto per l’ultima volta,» dichiarò Volpe.

«La sorella afferma che non è cambiato affatto.»

«La sorella è una sciocca. Sua moglie non lo ha accolto poi con tanto entusiasmo. Hai notato che era rigida come una statua, quando siamo arrivati? È lei che dovremmo tenere d’occhio.»