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«Fate giustiziare questo Bernardino stamattina, e portate la sua testa ad Angelo,» disse Collarino.

Volpe guardò Drayton. «Angelo li ha visti entrambi, e riconoscerà i lineamenti.»

Collarino sorrise, e fu il sorriso più crudele e sinistro che avessi mai visto, un sorriso da lupo. «Oh, la morte è una grande contraffattrice,» disse.

«Basta così!» esclamai.

Mi fissarono entrambi, Volpe e Collarino, disturbati dalla loro preda.

«La bambina si è quasi addormentata,» dissi.

«Non è vero!» protestò Bess strofinandosi gli occhi, cosa che fece molto ridere tutti i presenti.

La feci scendere dal suo grembo. «Potrai vedere il teatro domani, e dopodomani, e il giorno dopo ancora. Tuo nonno è tornato per rimanere.»

Susanna si precipitò in avanti. «Buonanotte, padre. Sono molto felice che siate a casa.» Avvolse il mantello attorno a Bess.

«Domani reciterai per me, nonno?» chiese la bambina.

Lui le scarruffò i capelli. «Certo, domani.»

Bess gli strinse le braccia al collo. «Buonanotte, nonno.»

John Hall prese in braccio la figlia, che abbandonò la testa sulla sua spalla. «Porterò con me gli attori,» mi disse in un bisbiglio. «Non mi fido a lasciarli in casa con Judith.»

Si rivolse a Volpe e Collarino e disse con voce chiara: «Signori, stanotte dormirete da noi. Volete venire? Zia Joan, vi accompagnamo a casa.»

«No,» rispose Joan, sprezzante, gonfiando il petto per sembrare più orgogliosa. La sua gorgiera gemette e cigolò. «Vorrei restare un altro po’, e anche loro.»

John aprì la porta, e se ne andarono via nella neve, con Elizabeth già addormentata.

«Perbacco, adesso che se ne sono andati potremo avere la nostra commedia, fratello.»

«No,» dissi, inginocchiandomi per poggiare le mie mani sulle sue. «Sono una moglie che è stata a lungo separata da suo marito, e vorrei andare a letto con lui prima dell’alba.»

«Non amavate vostro marito così tanto, ai vecchi tempi,» disse Joan, portandosi le mani alle labbra. «Fratello, non lascerai che ti comandi così?»

«Farò tutto ciò che vorrà.»

«C’è una scena che si adatta perfettamente alla situazione,» intervenne Drayton, allargando le braccia. «“Adesso le nostre gozzoviglie sono terminate”.» Indossò l’enorme mantello. «Andiamo, signora Joan, accompagno voi a casa e questi due alla fattoria di Hall, poi me ne andrò in una taverna a scolarmi un paio di bicchieri di vino prima di fare ritorno qui.»

Judith li accompagnò fino in fondo alla sala e aprì la porta. Io rimasi in ginocchio con le mie mani fra le sue. «Perché lo avete fatto?» mi domandò. «Drayton vi ha comprato con la sua pietà?»

«No,» dissi piano. «Non puoi andare via. Le tue figlie sarebbero tristi nel vederti partire, e hai promesso ad Elizabeth di recitare per lei. Hai chiesto se c’era qualcosa che potevi fare per loro. Sii il loro padre.»

«Lo sarò, e tu rispondi a una mia domanda. Dimmi, quando mi hai scoperto?»

«Lo sapevo da prima che tu tornassi.»

Le sua mani strinsero le mie.

«Quando Hamnet morì, e il vecchio John andò a Londra per riferirlo a mio marito,» dissi, «tornò con uno stemma dicendo che lo aveva fatto suo figlio per lui, ma io non gli credetti. Suo figlio, mio marito, non avrebbe mai alzato un dito per aiutare suo padre o per dare alle figlie una casa in cui abitare. Sapevo che non era stato lui ad avere questa premura, ma qualcun altro.»

«Per tutti questi lunghi anni ho pensato che nessuno sapesse niente di me, che tutti mi credessero morto. E infatti era come se fossi morto, e sepolto a Deptford, e come se quello vivo fosse lui. Ma tu lo sapevi.»

«Sì.»

«E non mi hai odiato, anche se avevo ucciso tuo marito.»

«Non sapevo che fosse morto. Pensavo che ci avesse perso giocando a dadi, o che ci avesse vendute a un padrone più gentile.»

«Vendute?» ripeté. «Ma quale genere di uomo venderebbe un tesoro simile?»

«“La lingua di ferro della mezzanotte ha detto che sono le dodici.” Buona notte, buon riposo!”» strillò Drayton da fuori la porta. «“Dolci corteggiatori, a letto”.»

Mi alzai, sempre stringendogli le mani. «Andiamo, marito,» dissi. «Il letto infine è pronto, giusto in tempo per andare a dormire.»

«Il letto,» disse, così debolmente che riuscii a sentirlo appena.

«Che c’è, marito?»

«Nel testamento ho lasciato un dono anche a te.» Mi sorrise. «Ne sarai contenta, quando verrà letto il testamento.»

Si era dimenticato che ero seduta accanto a lui quando aveva stilato il testamento.

«Quello stupido decotto di John mi ha fatto star meglio,» disse. «Adesso sono di nuovo uno, non più diviso in due.»

Gli posai la mano sulla fronte. Era più calda che mai. Andai a prendere un’altra coperta nella cassapanca.

«No, resta seduta vicino a me e tienimi le mani,» disse. «Ho pagato al becchino una corona francese perché scriva una maledizione sulla mia tomba, in modo che non venga nessuno a scavare e a dire, “non è lui”.»

«Ti prego, non parlare di morte,» dissi.

«Non ho scritto il mio testamento, l’ho solo firmato. Quelli gli hanno fatto scrivere il suo nome e poi lo hanno ucciso, così ho potuto ricopiarlo.»

«Lo so, marito. Stai calmo, non ti agitare con questa…»

«Non importa di chi sia il nome che c’è sulle opere, ma che l’eredità delle mie figlie sia salva. Hai bruciato tutto?»

«Sì,» risposi, ma non l’ho fatto. Ho infilato le carte nel nuovo materasso. Mi accerterò che non vengano bruciate insieme alla biancheria quando morirà, e così le salverò, a meno che la casa stessa debba bruciare. Non farò niente che possa minacciare l’eredità delle figlie né l’amore che portano a loro padre, ma negli anni a venire le carte potranno essere ritrovate e su di esse potrà essere apposto il suo vero nome. La soluzione è nel testamento.

«Moglie, siediti accanto a me e tienimi le mani,» dice, anche se gliele stringo già. «Ti ho lasciato qualcosa nel testamento, un ricordo di quella notte in cui sono venuto qui per la prima volta. Ti ho lasciato il letto di riserva.»