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Ma pensieri simili non lo aiutavano a meditare. Cercò di sgombrare la mente. Il mondo è solo un’illusione fugace salmodiò fra sé. Il mondo è…

— Ho deciso — annunciò Magda. Tutti la guardarono.

Lei puntò lo scettro verso Peta. — Nessuno ha commesso atti di violenza fra noi da che Jerlet ci ha lasciato, quando eravamo tutti bambini. Dobbiamo chiedere a Jerlet di giudicare perché la punizione per un atto di violenza è troppo grave perché anche una sacerdotessa ne sia l’unica responsabile.

Il petto di Peta si sollevava e si abbassava a un ritmo affannoso. Magda toccò i pulsanti colorati sul ripiano della scrivania dove stava seduta. Il grande schermo alle sue spalle s’illuminò di una luce argentea e la faccia di Jerlet riempì tutto lo schermo.

Enorme, imponente, dominava tutta l’assemblea.

Era vecchio, molto più vecchio di tutti coloro che abitavano nella Ruota Viva. La sua faccia era forte, quadrata, con profonde rughe intorno agli occhi e alla bocca. Aveva i capelli lunghi e folti striati di grigio che gli si arricciavano intorno alle orecchie e sulle spalle. La voce tonante aveva un timbro di comando nel ripetere le parole della legge così come le aveva sempre pronunciate: — Ho cercato di sistemare voi bambini nel miglior modo possibile. I servomeccanismi dovrebbero durare almeno finché non potrete badare a voi stessi. Oltre a voi, l’unico superstite sono io. Non posso rimanere più a lungo, ma credo che ve la caverete. Anzi, ne sono sicuro.

Gli astanti bevevano le antiche parole fissando l’immagine di Jerlet sullo schermo. Le conoscevano tutti a memoria, avendole sentite infinite volte fin dall’infanzia.

— Tornerò quando mi sarà possibile per vedere come vi comportate… e vi terrò d’occhio attraverso gli schermi. Ma adesso devo salire nella sezione a zero g. Il mio cuore non può più sopportare questo peso.

Linc cambiò posizione per poter guardare Magda. Stava là immobile e il suo corpo sottile si stagliava scuro sullo sfondo della presenza imponente di Jerlet.

— E adesso badate di ricordare bene le regole che ho stabilito — stava dicendo Jerlet. — Dovete seguirle per il vostro bene. Badate in particolar modo di non toccare le macchine che non vi ho insegnato a manovrare. Lasciate che ci pensino i servomeccanismi. Sono stati fatti per questo. Se toccate le macchine potreste farvi del male. Sarà già abbastanza dura per voi, rimasti soli, senza pasticciare con le macchine. Ma, soprattutto, non fatevi del male a vicenda. La violenza, la collera e l’odio hanno ucciso quasi tutti quelli che vivevano su questa nave. Voi siete l’unica possibilità di sopravvivenza. Non sprecate tutto quello per cui abbiamo lavorato per generazioni e generazioni. La strada che dovrete percorrere sarà lunga e difficile. La violenza la renderebbe ancora più dura… potreste facilmente estinguervi. Perciò — strinse gli occhi come se fosse stato colpito da un improvviso dolore, — soprattutto… non fatevi del male a vicenda. La violenza è il vostro peggior nemico. Mai farvi del male l’un l’altro. Mai!

L’immagine sparì lasciando vuoto lo schermo luminoso. Linc sentì che qualche ragazza piangeva.

— Jerlet ha parlato — disse Magda.

— Ma… — Peta aveva ritrovato la voce. — Ma è quello che ha sempre detto…

Magda annuì gravemente. — Non ha cambiato la sue regole per te, Peta. Non c’è perdono per il peccato di violenza. Devi essere estromesso.

Peta si alzò. Gli tremavano le ginocchia. Le guardie lo afferrarono mentre lui gridava: — No! Ti supplico.

— Sii misericordiosa — la pregò Linc.

— Non merita nessuna pietà — dichiarò Magda guardando da Linc a Monel. Peta stava in piedi a testa bassa, immobile, saldamente tenuto dalle guardie.

— Ma — proseguì Magda, — è la prima volta che si verifica un atto di violenza, e sarebbe una violenza ancora più grave gettare fuori Peta nel buio. Questa è la natura di tale peccato: violenza genera violenza.

Linc si chiese dove volesse andare a parare.

— Perciò — disse lei, — Peta non sarà spinto nel compartimento della morte e di là fuori nel buio. Invece gli verrà consegnato cibo e acqua per tre pasti, e dovrà risalire il tubo-tunnel fino a raggiungere il regno di Jerlet. Sia lui a emettere il giudizio decisivo.

La folla sbalordita rimase immobile. Allora Madga pronunciò le parole magiche che erano il suggello della sua decisione: -— Quod erat demonstrandum.

IV

Uno dopo l’altro uscirono tutti lentamente dalla stanza, finché rimasero solo Magda e Linc.

Magda premette il pulsante che spegneva lo schermo a muro, poi si lasciò cadere dalle spalle il mantello e depose i simboli del potere. Linc le si era avvicinato, ma non osava toccarla anche se non era più in veste di sacerdotessa.

— Stai bene? — le chiese.

Un cenno di assenso. — Sì.

— Sul serio?

— Be’… — Sorrise e la stanza parve farsi più luminosa. — Quando Jerlet ci parla resto sempre turbata. La sua voce… A volte me la sogno.

— È per questo che sei sacerdotessa.

Adesso che erano rimasti soli nell’ampio locale coi pochi libri negli scaffali vuoti, Magda era meno ieratica e più umana.

— Sei arrabbiato con me? — chiese guardando Linc con uno sguardo indagatore negli occhi bruni.

— Arrabbiato? Perché?

— Volevi che mi mostrassi misericordiosa con Peta.

Linc strinse i denti. Peta. Mi ero quasi dimenticato di lui.

Mi basta restare solo con lei per pochi minuti per dimenticare tutto.

— Si occuperà Jerlet di lui — disse.

— Ma tu pensavi che avrei dovuto essere più indulgente.

Vuole litigare? — Avresti potuto, se l’avessi voluto, Peta non è un violento.

— No. Ho capito che ha agito in quel modo spinto dal panico.

Linc rimase perplesso. — L’hai mandato nel tubo. Può darsi che non riesca mai a raggiungere il regno di Jerlet. I topi, e chissà cos’altro…

— Sai perché l’ho mandato?

Linc scosse la testa.

— A causa di Monel.

— Pensavi che lui avesse ragione e io torto?

Lei scoppiò a ridere e sfiorò con la mano la guancia di Linc. — No, sciocco che non sei altro! E smettila di fare quella faccia cupa. Volevo che Peta fosse assolto. Sarebbe stato divertente veder Monel diventare paonazzo. E poi…

Linc aspettò che finisse la frase, ma poiché lei continuava a tacere chiese: — E poi?

Magda si allontanò di qualche passo, avviandosi verso l’ampia porta a due battenti della sala. — E poi ti avrebbe fatto piacere.

Linc si rigirò di scatto e Magda corse verso la porta.

— Ehi, aspetta, Magda!

Linc scattò veloce sul pavimento sconnesso, raggiunse la ragazza, e le si piazzò davanti bloccando la porta.

— Volevi farmi piacere?

— Sì.

Linc non riusciva a raccapezzarsi. — E allora, perché non l’hai fatto? Perché hai estromesso Peta? Perché hai chiesto a Jerlet di parlare? Sapevi che avrebbe ripetuto le solite vecchie cose… non dice mai altro.

Il sorriso si spense sulla faccia di Magda e gli occhi tornarono ad assumere un’espressione turbata. — Linc, Monel è assetato di potere. È un prepotente. Sono sicura che ha spaventato a morte Peta, altrimenti come si spiega che quel povero ragazzo abbia osato colpire una guardia? Peta non aveva mai fatto del male a nessuno, prima.

— Ma allora…

Lei gli pose un dito sulle labbra per farlo tacere. — Ascoltami. Il vero motivo per cui io sono sacerdotessa è che so come la pensa la gente. Monel vuole diventare il capo. Vuole assumere il comando e farsi ubbidire da tutti. Sarebbe un pessimo capo, dannoso per tutti. Perciò io devo essergli superiore ed evitare in tutti i modi che diventi più potente.