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«E ciò che restava del re e della regina era ciò che quel sangue poteva animare e infondere e considerare suo. A tutti i fini pratici, i loro corpi erano morti; ma il sangue scorreva nel cervello e nel cuore e nella pelle, perciò l’intelligenza del re e della regina era rimasta. Erano rimaste le loro anime, se vuoi chiamarle così, perché le anime risiedono in tali organi anche se non sappiamo il perché. E, sebbene il sangue del demone non avesse una mente propria e un proprio carattere che il re e la regina potevano scoprire, potenziava le loro intelligenze e i loro caratteri perché scorreva negli organi creatori del pensiero. E aggiungeva alle loro facoltà i suoi poteri spirituali, così che il re e la regina potevano udire i pensieri dei mortali, e percepire e comprendere cose che ai mortali sfuggivano.

«In effetti, il demone aveva donato e aveva tolto, e il re e la regina erano creature nuove. Non potevano più nutrirsi di cibo, o invecchiare o morire o avere figli; tuttavia potevano sentire con un’intensità che li terrorizzava. E il demone aveva ottenuto ciò che voleva: un corpo in cui vivere, un modo d’essere finalmente nel mondo, un modo di provare sentimenti e sensazioni.

«Ma poi venne la scoperta ancora più terribile: per mantenere animati i loro corpi doveva nutrire il sangue. E la sola cosa che poteva usare era… il sangue. Doveva dargli altro sangue da fare scorrere nelle membra del corpo in cui godeva tante sensazioni splendide, altro sangue di cui non si saziava mai.

«Oh, la sensazione più grandiosa era l’atto del bere in cui si rinnovava e si nutriva e si potenziava. E in quel momento poteva sentire la morte della vittima, il momento in cui le sottraeva il sangue con tanta forza da arrestarle il cuore.

«Il demone aveva in suo potere il re e la regina. Erano Bevitori del Sangue; e non saremo mai in grado di dire se il demone sapesse di loro. Ma i sovrani sapevano di essere dominati dal demone e di non potersi liberare, sapevano che se l’avessero fatto sarebbero morti, perché erano già morti i loro corpi. E scoprirono immediatamente che quei corpi morti, animati interamente dal fluido demoniaco, non potevano resistere né al fuoco né alla luce del sole. Da una parte sembravano fragili fiori bianchi che possono appassire e annerire nel caldo diurno del deserto. Dall’altra, sembrava che il sangue fosse volatile al punto che bolliva quando veniva scaldato, e quindi distruggeva le fibre in cui scorreva.

«È stato detto che in quei tempi primitivi non potessero sopportare un’illuminazione viva, e che persino la semplice vicinanza di un fuoco facesse fumare la loro pelle.

«Comunque, erano un nuovo ordine di esseri, e anche i loro pensieri erano nuovi; e cercavano di comprendere le cose che vedevano e le disposizioni che li affliggevano in quel nuovo stato.

«Non tutte le scoperte sono documentate. Non vi è nulla in iscritto o nella tradizione orale circa il tempo in cui decisero per la prima volta di trasmettere il sangue o accertarono il metodo con cui doveva essere fatto… la vittima deve essere svuotata fino al punto crepuscolare dell’appressarsi della morte, altrimenti il sangue demoniaco donato non può attecchire.

«Noi sappiamo, grazie alla tradizione orale, che il re e la regina tentarono di tener segreto ciò che era accaduto; tuttavia la loro scomparsa durante il giorno destò sospetti. Non potevano svolgere i loro doveri religiosi.

«E avvenne così che, prima ancora di aver formulato le decisioni più limpide, dovettero incoraggiare la popolazione ad adorare la Buona Madre alla luce della luna.

«Tuttavia non erano in grado di proteggersi dai cospiratori, i quali non comprendevano ancora la loro guarigione e cercavano nuovamente di eliminarli. L’attacco ebbe luogo nonostante tutte le precauzioni, e la forza del re e della regina si rivelò soverchiante per i congiurati, i quali si spaventarono ancor più per il fatto che le ferite da loro inferte ai sovrani guarivano subito e miracolosamente. Al re venne tagliato un braccio, ma egli se lo accostò alla spalla, e il braccio riprese vita e i cospiratori fuggirono.

«E, in seguito a questi attacchi e a queste battaglie, il segreto finì in possesso non soltanto dei nemici del re ma anche dei sacerdoti.

«Nessuno, adesso, voleva eliminare il re e la regina; volevano piuttosto prenderli prigionieri e ottenere da loro il segreto dell’immortalità. Cercavano di trarre da loro il sangue, ma i primi tentativi fallirono.

«Poiché i bevitori non erano prossimi alla morte, divennero creature ibride, per metà divine e per metà umane, e perirono in modi orribili. Alcuni, tuttavia, riuscirono nell’intento. Forse prima si svuotarono le vene. Neppure questo è documentato. Ma in epoche successive questo è sempre stato uno dei metodi per sottrarre il sangue.

«E forse la Madre e il Padre decisero di creare novizi. Forse perché erano soli e impauriti, decisero di trasmettere il segreto ai forti di cui si potevano fidare. Anche questo non lo sappiamo. In ogni caso incominciarono a esistere i Bevitori di Sangue, e divenne noto il metodo per crearli.

«I rotoli ci dicono che la Madre e il Padre cercarono di trionfare nell’avversità. Cercarono di trovare una ragione a quanto era accaduto e ritennero che i loro sensi potenziati dovessero avere uno scopo positivo. La Buona Madre aveva pur permesso che questo accadesse, no?

«E dovevano santificare e circondare di mistero ciò che veniva fatto, altrimenti l’egizio sarebbe divenuto un popolo di demoni bevitori di sangue che avrebbero diviso il mondo in Coloro-che-bevono-il-sangue e coloro che esistono soltanto per darlo… un tirannia che, una volta instaurata, non sarebbe mai stata spezzata dai mortali.

«Perciò il re e la regina scelsero la via del rituale, del mito. Si vedevano come immagini della luna crescente e calante, e nell’atto di bere il sangue vedevano il dio incarnato che prende per sé la vittima sacrificale; e usarono i loro poteri superiori per divinare e predire e giudicare. Si vedevano accettare il sangue per conto del dio, quel sangue che altrimenti sarebbe grondato dall’altare. Circondarono di misteriosi simbolismi ciò che non doveva diventare comune e scomparvero alla vista dei mortali chiudendosi nei templi, dove sarebbero stati venerati da coloro che avrebbero portato il sangue. Prendevano per sé le vittime più adatte, quelle che erano state scelte per il bene del paese. Innocenti, stranieri, malfattori… ne bevevano il sangue per la Madre e per il Bene.

«Crearono il mito di Osiride, tratto in parte dalle loro sofferenze terribili… l’attacco dei cospiratori, la guarigione, la necessità di vivere nel regno delle tenebre, il mondo oltre la vita, l’impossibilità di esistere sotto il sole. E innestarono questo mito alle storie più antiche degli dèi che sorgono e cadono nell’amore per la Buona Madre, e che già esistevano nella terra da cui erano venuti.

«Così ci sono state tramandate queste storie, che si diffusero lontano dai luoghi segreti dove la Madre e il Padre erano adorati e dove erano installati coloro che essi creavano con il sangue.

«Erano già vecchi quando il primo faraone costruì la sua prima piramide. E i testi più antichi ne parlano in forma strana e frammentaria.

«Altri cento dèi regnavano in Egitto, come regnano in tutte le terre. Ma il culto della Madre e del Padre e di Coloro-che-bevono-il-sangue rimase segreto e potente, un culto al quale il devoto andava per ascoltare le voci degli dèi e sognare i loro sogni.

«Non ci è stato detto chi furono i primi novizi della Madre e del Padre. Sappiamo solo che diffusero la religione sulle isole del grande mare e nelle terre dei due fiumi e nelle foreste del nord. Dovunque, nei sacrari, il dio della luna governava e beveva il sangue e usava i suoi poteri per guardare nel cuore degli uomini. Nei periodi tra i sacrifici, nell’inedia, la mente del dio poteva abbandonare il corpo e ascendere al cielo per apprendere mille cose. E i mortali dal cuore più puro potevano presentarsi al santuario e udire la voce del dio, e il dio poteva udirli.