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«Naturalmente.»

«E non bisogna assolutamente esporsi, nel mondo delle telefoto e degli zoom, dei video a blocco d’immagine… non si devono correre rischi che possano portare alla cattura, all’arresto e al controllo scientifico da parte del mondo dei mortali.»

Annuii. Ma mi batteva il cuore. Amavo essere il fuorilegge, colui che aveva già infranto ogni legge. Dunque imitavano il mio libro, no? Oh, era già incominciato: gli ingranaggi si erano messi in moto.

«Lestat, tu credi di capire», disse lui pazientemente. «Ma è così? Lascia che il mondo abbia un minuscolo frammento dei nostri tessuti organici da esaminare al microscopio, e non vi saranno più dibattiti sulle leggende e le superstizioni. Ci sarà la prova.»

«Non sono d’accordo con te, Louis», replicai. «Non è tanto semplice.»

«Hanno i mezzi per identificarci e classificarci, per scatenare contro di noi la razza umana.»

«No, Louis. Gli scienziati di questi tempi sono stregoni perennemente in guerra. Litigano per le questioni più elementari. Dovresti mettere quei tessuti sovrannaturali sotto ogni microscopio del mondo, e anche allora il pubblico non ne crederebbe una parola.»

Rifletté per un momento.

«Allora, una cattura», disse. «Un esemplare vivente nelle loro mani.»

«Sarebbe inutile anche questo», dissi. «E come potrebbero tenermi prigioniero?»

Ma era troppo affascinante… l’inseguimento, l’intrigo, la possibile cattura e la fuga. Mi piaceva.

Ora lui sorrideva in modo strano, pieno di disapprovazione e di gioia.

«Sei più pazzo di quanto lo sia mai stato», disse sottovoce. «Più pazzo di quando te ne andavi in giro per New Órleans e spaventavi volutamente i mortali.»

Risi. Ma poi m’interruppi. Non avevamo molto tempo prima del mattino. E avrei potuto ridere lungo tutto il percorso fino a San Francisco l’indomani sera.

«Louis, ho considerato la situazione da ogni punto di vista», dissi. «Scatenare una vera guerra con i mortali sarà molto più difficile di quanto tu creda…»

«… E sei assolutamente deciso a scatenarla, no? Vuoi che tutti, mortali e immortali, si lancino a inseguirti.»

«Perché no?» chiesi. «Facciamo in modo che incominci, e che poi cerchino di annientarci come hanno annientato gli altri loro diavoli. Che tentino di sterminarci.»

Mi guardava con quella vecchia espressione di reverenza timorosa e d’incredulità che avevo visto mille volte sul suo viso. Andavo in estasi per quell’espressione.

Ma il cielo impallidiva, le stelle sbiadivano. Ci restavano pochi momenti preziosi da trascorrere insieme, prima che spuntasse il mattino di primavera.

«Perciò hai deciso che avvenga così», disse lui, in tono più gentile.

«Louis, io voglio che accada qualcosa, che accada tutto», dissi. «Voglio che cambi tutto ciò che siamo stati. Che cosa siamo, ora, se non sanguisughe… ripugnanti, misteriosi, privi di giustificazione. L’antico alone romantico è svanito. Perciò assumiamo un nuovo significato. Desidero le luci fulgide come desidero il sangue. Aspiro alla divina visibilità. Aspiro alla guerra.»

«Il male nuovo, per usare le tue vecchie parole», disse lui. «E questa volta è il male del ventesimo secolo.»

«Appunto.» Ma ancora una volta pensai all’impulso puramente mortale, all’aspirazione vanitosa alla fama terrena, al riconoscimento. Un lieve rossore di vergogna. Sarebbe stato un piacere immenso.

«Ma perché, Lestat?» mi chiese, un po’ insospettito. «Il pericolo, il rischio? Dopotutto ce l’hai fatta. Sei tornato. Sei più forte che mai. Hai il vecchio fuoco come se non l’avessi mai perduto, e sai quanto è prezioso. Perché rischiarlo immediatamente? Hai dimenticato com’era quando avevamo il mondo tutto intorno a noi, e nessuno poteva farci male eccettuati noi stessi?»

«È un’offerta, Louis? Sei tornato da me, come dicono gli innamorati?»

I suoi occhi si oscurarono e si distolsero da me.

«Non ti sto deridendo, Louis», precisai.

«Sei tu che sei tornato da me, Lestat», disse con calma, e tornò a guardarmi. «Quando ho sentito parlottare per la prima volta di te al Dracula’s Daughter, ho provato qualcosa che pensavo fosse perduto per sempre…» S’interruppe.

Ma sapevo di cosa stava parlando. L’aveva già detto. E l’avevo compreso secoli prima, quando avevo sentito la disperazione di Armand per la fine della vecchia congrega. L’eccitazione, il desiderio di continuare per noi erano cose inestimabili. Una ragione di più per il concerto rock, la continuazione e la stessa guerra.

«Lestat, non andare in scena domani sera», disse. «Lascia che siano il video e il libro a fare ciò che vuoi tu. Ma proteggiti. Dobbiamo stare insieme e parlare. Lascia che siamo uniti in questo secolo come non è mai avvenuto in passato. E mi riferisco a tutti noi.»

«È una tentazione molto forte, mio bellissimo», dissi. «Nel secolo scorso ci sono stati momenti in cui avrei dato qualunque cosa per sentire queste parole. E staremo insieme e parleremo, tutti, e saremo uniti. Sarà splendido, meglio di quanto sia mai stato un tempo. Ma salirò sul palcoscenico. Sarò di nuovo Lelio, come non lo ero mai stato a Parigi. Sarò il Vampiro Lestat e tutti mi vedranno. Un simbolo, un fuorilegge, uno scherzo di natura… amato, disprezzato, tutto. Ti assicuro, non posso rinunciare. Non posso. E, per essere franco, non ho la minima paura.»

Mi accinsi ad affrontare la sua freddezza o la sua tristezza. E odiavo l’avvicinarsi del sole più di quanto l’avessi odiato in passato. Lui gli voltò le spalle. La luce lo feriva un poco. Ma il viso esibiva un’espressione sincera, come prima.

«Sta bene, allora», disse. «Vorrei venire con te a San Francisco. Lo vorrei moltissimo. Mi porterai con te?»

Non potei rispondere subito. L’eccitazione era tormentosa e l’amore che provavo per lui era umiliante.

«Certo, ti porterò con me», dissi.

Ci guardammo per un momento di tensione. Ora doveva andarsene. Era venuto il mattino.

«Una cosa, Louis», dissi.

«Sì?»

«Quei vestiti. Sono impossibili. Voglio dire, domani sera, come dicono nel ventesimo secolo, appendi a un chiodo quel maglione e quei calzoni.»

Il mattino appariva vuoto più che mai, dopo che Louis se ne fu andato. Per un po’ rimasi immobile a pensare al messaggio: Pericolo. Scrutai i monti lontani, i campi sconfinati. Minaccia, avvertimento… che importanza aveva? I giovani compongono i numeri telefonici. Gli antichi levano le voci sovrannaturali. Era così strano?

Ora potevo pensare soltanto a Louis, a Louis che era con me. E a ciò che sarebbe stato quando fossero venuti gli altri.

2.

Gli immensi parcheggi del Cow Palace di San Francisco traboccavano di mortali frenetici, mentre il nostro corteo procedeva oltre i cancelli, con i miei musicisti mortali nella berlina e Louis a bordo della Porsche accanto a me. Elegante e splendente nel costume del complesso con il mantello nero, sembrava appena uscito dalle pagine della sua storia mentre gli occhi verdi scrutavano con un po’ di paura gli adolescenti urlanti e i poliziotti in motocicletta che li tenevano a bada.

Tutti i posti erano esauriti da un mese, e i fan delusi volevano che la musica venisse trasmessa all’esterno per mezzo di altoparlanti, per poterla sentire. A terra erano sparse innumerevoli lattine di birra. I ragazzi sedevano sui tettucci e sui cofani e sui bauli delle macchine, con le radio che trasmettevano a pieno volume Il Vampiro Lestat.

Il nostro manager correva a piedi al fianco del mio finestrino e spiegava che avremmo sistemato all’esterno altoparlanti e teleschermi. La polizia di San Francisco aveva dato il benestare per evitare disordini.