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che sono meglio di quelli. Troppo facile vincere se si gioca da soli. Ma sì, quasi quasi arrivo prima in ufficio e così mi avvantaggio pure su quest'idea del filmato.

Poi una buca, una strana circostanza, una congiunzione astrale, insomma, chissà per quale ragione, il volume della radio si alza improvvisamente e irrompe nei suoi pensieri, cancella il suo sorriso. Ram Power 102.70. Una la vivi, una la ricordi. "Ti stai sbagliando chi hai visto non è… non è Francesca. Lei è sempre a casa che aspetta me. Non è Francesca… se c'era un altro poi… no non può essere lei…" E in un attimo Mogol e Battisti diventano diavoli tentatori, e gli vengono in mente tutte le immagini del mondo, come un film montato dal più grande regista di tutti i tempi. Amore. Tradimento. Inganno. Ed ecco. Sliding doors, quando Gwyneth Paltrow per una strana fatalità torna prima a casa e trova lui con l'amante. Dissolvenza ed ecco L'amore infedele, quando a Richard Gere arriva la multa della macchina della moglie che lo porta nella strada dove abita quel ragazzo che vende libri usati… e scopre che ha anche una storia con sua moglie, altro che libri… Altra dissolvenza ed ecco Uomini di Doris Dörrie, quando il marito, che si è dimenticato un fascicolo a casa, torna e vede la moglie, che poco prima stava con i bigodini nel letto, uscire per strada; allora la segue e la vede rotolarsi in un prato con una specie di figlio dei fiori… Poi Alex pensa a Enrico e a sua moglie, fuggita con l'avvocato che le ha presentato proprio lui. A Pietro e a tutte le sue amanti. E allora non ha più dubbi, spinge sull'acceleratore e comincia a correre con un'unica certezza. Ebbene sì. Celentano ha ragione. Sono geloso.

Diciotto

Alex vede Niki scendere dal motorino, mettere il blocco alla ruota ed entrare velocemente nel cancello dell'università. Alex è disperato. E ora, dove posteggio? Come faccio a capire dove sta andando? All'improvviso una macchina si sfila da un posto lasciandolo libero. Proprio ora! Incredibile. E un caso del destino. Che significa? Cosa mi vuole dire il destino? E proprio in quel momento anche dalla radio un altro segnale. Carmen Consoli. "Prima luce del mattino, ti ho aspettato cantando a bassa voce e non è la prima volta, ti ho anche seguita con lo sguardo sopra il tavolo e tra i resti del giorno prima, e tra le sedie vuote qualcosa nell'aria suggeriva, in fondo non c'è troppa fretta, mentre accarezzavo l'idea delle coincidenze, raccoglievo segnali… spiegami cosa ho tralasciato, è quell'anello mancante la fonte di ogni incertezza, spiegami cosa mi è sfuggito…" Già, i segnali. Niki, ne sto perdendo qualcuno? Strano come a volte le parole più innocenti si trasformino in alibi per le nostre azioni.

Ma Alex non ha più tempo per pensare. Né di preoccuparsi. Chiude la macchina e scende. Un attimo dopo sta già correndo per i vialetti dell'università. Oddio… L'ho persa. Allora si guarda in giro e la vede. Eccola, è proprio lì davanti a lui, cammina tra gli studenti, saltella quasi, vede i suoi capelli raccolti muoversi al vento. Niki sorride e con la mano destra sfiora delle piante, come se volesse accarezzarle, come se volesse comunque far parte di quel po'"di natura che faticosamente s'affaccia in quei piccoli sprazzi di terreno, che ancora respira tra quei grossi marmi bianchi e tutto quel cemento.

"Ciao, Niki…" Qualcuno la saluta con il suo nome. "Bella, Niki!" Qualcun altro con uno strano soprannome.

Bella Niki. Ma che vuol dire? E certo che è bella… Lo so da solo, ma che bisogno c'è di urlarlo? E poi chi sei tu… Ma non fa in tempo a finire. Una frenata improvvisa alle sue spalle. Un signore di una certa età che si affaccia subito dal finestrino della macchina.

"Bravo, complimenti! Sta con la testa tra le nuvole! Che gliene frega a lei! Tanto se muore sono i suoi genitori che piangono, no?" E continua a urlare come un pazzo.

"Shhh, la prego…"

"Ah, sa dire solo questo? La prego… Ma dove vive? Dov'è la sua capacità dialettica?"

Alex si gira preoccupato. I ragazzi seduti sul muretto guardano curiosi e divertiti quello che sta accadendo. Niki continua a camminare di spalle. Fiuuu… Meno male, non mi ha visto. "Mi scusi, ha ragione… Ero distratto."

Alex corre più veloce e si allontana cercando di non perdere di vista Niki, che intanto ha girato a destra in fondo al viale. Supera il gruppo di ragazzi e ragazze che prima l'hanno salutata. Uno di loro, che ha assistito a tutta la scena, scende dal muretto.

"Quello è fatto proprio così… E matto, lo conosciamo bene…"

"Sì" fa un altro, "sulla nostra pelle… e sul nostro libretto!"

"Sì, signore, non si preoccupi!"

Alex sorride. Poi un po'"meno. L'hanno chiamato signore. Signore. Mamma mia, che effetto! Signore. Grande. Adulto. Ma anche vecchio! Signore… È la prima volta che mi chiamano signore! E nota solo ora quanti ragazzi ha intorno e quanto sono più giovani di lui. Giovani come Niki. Continua a camminare fino in fondo al viale. Ecco, io per loro sono un signore. Cioè, signore uguale matusa, vecchio, arcaico, antico… Anche per Niki sono così? E con quest'ultimo grande interrogativo entra a Lettere.

Diciannove

Nella grande aula un professore cammina davanti alla cattedra, si muove, si agita, partecipa divertito alla sua lezione.

""Come geloso, io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero di esserlo, perché temo che la mia gelosia finisca col ferire l'altro, perché mi lascio soggiogare da una banalità: soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri." Ecco, questo è Roland Barthes nei suoi Frammenti di un discorso amoroso. Parlava di gelosia. Cosa c'è di più morboso, di più difficile da accettare? La gelosia esiste da sempre… Pensate che, a quanto pare, noi abbiamo un'endorfina che sviluppa automaticamente la gelosia, come una spia che si accende, che segnala pericolo, o meglio il guasto… E il nostro Barthes, saggista, critico letterario e linguista francese, ne dà, a mio avviso, una definizione eccellente."

Alex non ci crede. Una lezione sulla gelosia. Oggi è proprio giornata! Poi di nascosto si affaccia nell'aula e improvvisamente la vede, poco più sotto. Prende posto anche lui nell'ultima fila e continua a fissarla mentre si infila tra i banchi e finisce dietro uno studente dalla capigliatura alla Giovanni Allevi, ottimo quindi come nascondiglio. Il prof continua.

"E se per François de La Rochefoucauld nella gelosia c'è più amor proprio che amore, capite bene quanti spunti abbiamo oggi per fare un discorso compiuto sulla gelosia in letteratura, argomento che non riguarda quindi solo i vostri colleghi di Psicologia…"