Выбрать главу

Il professore continua a spiegare mentre Niki si piega e tira fuori dallo zaino un grande quaderno che poggia sul tavolo vicino e delle penne e degli evidenziatori colorati. Lo apre e continua a seguire la lezione del professore. Ogni tanto si appunta qualcosa, poi mette il gomito sul banco e appoggia un po'"la testa. Qualche volta sbadiglia e alla fine, ma solo alla fine, mette la mano a coprire la bocca. Alex sorride ma subito dopo Niki vede qualcuno poco

più in giù sulla sinistra e lo saluta. "Ciao ciao!" sembra dire dalla sua postazione sbracciandosi senza però proferire parola. Poi fa un gesto come a dire: ci vediamo dopo. Alex si insospettisce, e curioso, supera a destra il giovane Allevi e si sporge avanti per vedere con chi sta parlando Niki. Appena in tempo. Una ragazza le fa ok con le dita, le sorride e poi continua ad ascoltare il professore. Niki la guarda ancora una volta, poi riprende a seguire anche lei la lezione. Che carina. È una sua amica. E io chissà che pensavo… Ma cosa dovevo pensare… Che sciocco. E in quel momento, come se tutti quei suoi dubbi avessero improvvisamente preso peso e forma, come se si fossero avvicinati curiosi per spiarla ancora più da vicino, Niki si gira, guarda dietro. Alex al volo ritorna alle spalle del supertricotico studente, si nasconde del tutto diventando una specie di statua, perfettamente allineata con il giovane che gli sta davanti, manco fosse la sua ombra. È preoccupato, quasi non respira. Poi piano piano si sporge a destra. Niki è di nuovo voltata, guarda avanti e segue il professore.

"Ma non si è fermato qui il nostro François de La Rochefou- cauld, ha aggiunto che c'è un'unica specie d'amore, ma ne esistono mille copie diverse."

Alex sospira. Meno male. Non mi ha scoperto.

"Capo? Capo?"

Ad Alex quasi gli prende un colpo. Nella sua fila, nascosto sotto il banco e appoggiato con una mano sulla sedia, c'è uno strano ragazzo. Ha un giubbotto militare, delle stellette messe a caso sulle spalline, capelli lunghi un po'"mossi, rasta, e una fascia rossa che li tiene raccolti. Il ragazzo sorride. "Scusa, capo, non te volevo spaventà… Che, vuoi del fumo? Hashish, marijuana, ecstasy, coca… c'ho tutto…"

"No grazie."

Il tipo alza le spalle ed esce dall'aula sparendo così come era improvvisamente apparso. Alex scuote la testa. Ma che risposta gli ho dato? No, grazie. Ma che ci sto facendo qui? E così esce dall'aula quatto quatto, cercando di non farsi notare. Meglio che vado in ufficio, và… E si dirige spedito verso la macchina. Saltella felice nel viale, di nuovo sereno. E non sa quanto le cose sarebbero potute andare diversamente se fosse rimasto lì fino alla fine della lezione.

Venti

Olly sta facendo delle fotocopie. È passato ormai un po'"di tempo da quando ha iniziato lo stage. E si sta già annoiando. Solo ogni tanto, quando incontra Simone per i corridoi, l'umore cambia. Quel ragazzo è sbadatissimo, una frana, però è buffo, gentile e sincero. Ed è l'unico che le racconta come funzionano davvero le cose in azienda. L'unico da cui ricevere qualche dritta.

La stanza dove si trova la piccola scrivania assegnata a Olly è grande e ben illuminata. Ha messo sul suo tavolino alcuni pupazzetti e la foto delle Onde. Quella di Giampi ha preferito di no. Per una sorta di pudore o chissà cosa. In uno dei cassetti tiene i fogli da disegno. Ogni tanto a fine pomeriggio, quando ha sbrigato le mansioni spicce che le assegnano, sempre poca roba e sempre poco attinente alle sue vere aspirazioni, si trattiene un po'"e si mette a disegnare cercando spunto da quello che vede intorno. In fondo lavora nella sede centrale di una casa di moda. Ecco, questa è la mia gavetta. E si ricorda di un'intervista in tv a Ligabue. La colpì molto. Diceva: "Ho verificato che il successo non è come te lo aspetti, non corrisponde alla famosa equazione successo = felicità. Ti risolve un sacco di problemi, ci sono molte cose fiche, ma non è quello che credi. E in qualche modo, per giustificare che tutto sommato forse un po'"me l'ero meritato, ho fatto anche Una vita da mediano. Per dire: guardate che il successo non mi è caduto addosso dal niente. Ho scritto quella canzone in un momento in cui sentivo il bisogno di giustificare il mio successo, che poi è una stupidaggine anche quella lì. Però è anche una fase che dovevo attraversare". Olly sorride. Eh, anche se sono stonata, speriamo sia così anche per me. Ma ora non mi sento nemmeno mediana. Sono proprio in panchina!

Alcune ragazze stanno scrivendo al computer, una telefona per fare un ordine, un'altra digita sul palmare. C'è fermento per i preparativi della nuova sfilata interna per gli acquirenti. Simone ha spiegato a Olly che l'azienda ha rivoluzionato il concetto di distribuzione rispetto a quanto accade di solito nell'alta moda. Invece di costringere

i clienti a comprare grandi quantitativi di capi con mesi di anticipo, hanno creato degli showroom in tutta Italia che vengono visitati regolarmente dai negozianti, che comprano così i capi via via, in piccole quantità, e hanno modo di tenere in negozio solo le ultimissime novità, cambiandole spesso, come fa d'abitudine il pronto moda. Il tutto invece è applicato all'alta moda. Ovviamente lo showroom più importante è l'azienda stessa. Ed è per questo che c'è fermento: domani arriveranno i dettaglianti per l'appuntamento quindicinale.

All'improvviso entra Eddy. Le ragazze si ricompongono e si mettono in silenzio, dopo averlo salutato. Non succede quasi mai che passi di persona. Olly le imita.

"Buongiorno. Che si fa, si dorme? Voglio rivedere la cartellonistica per domattina."

Una ragazza apre velocemente il portatile sul suo tavolo, lo invita ad avvicinarsi e gli mostra qualcosa. "Ecco, i cartelloni sono già stati stampati. E come ci aveva detto il direttore sono questi… vede…"

Eddy guarda impassibile il monitor. Non dice una parola. Non tradisce un'espressione. Olly lo osserva. È un po'"distante ma non tanto da non farle provare rabbia. Quell'uomo le suscita un fastidio istintivo. è più forte di lei.

"Che schifo… e noi domattina facciamo la sfilata con appesa intorno "sta roba?"

La ragazza deglutisce. Evidentemente sa bene cosa sta per succedere. "Bè… sì, signor Eddy… il direttore aveva detto…"

"Lo so cosa aveva detto. Il punto è che a rivederli oggi questi cartelloni fanno schifo. Schifo! Mai che vi inventiate qualcosa di nuovo, provocatorio, diverso. Mai che sappiate stupirmi."

"Ma al direttore piacciono…" il tono di voce della ragazza diminuisce sempre più.

"Ah, non ho dubbi. Lui firma carte. Lui mette i soldi. Ma chi è il creativo qui, eh? Chi è il creativo qui?" e alza la voce. Tutte le ragazze e due ragazzi più in là rispondono in coro, quasi a comando: "Lei". Proprio in quel momento entra Simone che si accorge della presenza di Eddy e si blocca sulla porta.

"Ecco. Appunto. Io. E io dico che mi fanno schifo. E che se non piacciono a me la sfilata non si fa. A meno che voi bravi uomini e donne marketing, gli operativi, i tecnici del settore, quelli che mandano avanti le cose, non vi inventiate qualcos'altro per domattina. E soprattutto che sia qualcosa che mi convinca. Da abbinare a questo schifo."

"Ma il direttore…"

"Col direttore ci parlo io. Voi fate il mestiere per cui vi pagano. Sempre troppo, tra l'altro."

Due ragazze si scambiano uno sguardo e strabuzzano gli occhi. Una fa un leggero segno con la mano cercando di non farsi vedere da Eddy. Come a dire: "Eeeh, sai quanto ci pagano".

Eddy si volta e sta per andare via quando la nota. Olly è rimasta tutto il tempo in piedi davanti alla sua scrivania.

"Oh, guarda… c'è asilo nido." Olly si sforza di non reagire. Eddy le si avvicina. "Allora come va? Eccitante fare fotocopie?"

Olly lo guarda e abbozza un sorriso di circostanza. "Bè… sì… cioè… preferirei fare altro, come disegnare, ma mi accontento… pur di stare qua…"

Eddy la squadra. Poi si gira e guarda gli altri ragazzi. "Capito gente? Lei pur di stare qua fa le fotocopie!" Poi guarda il tavolo. Vede il portatile. La cornice con la foto. La guarda di nuovo. "E come vanno i disegni da asilo nido? Siamo passati almeno alla prima elementare?"