"Ma…" Alex fa per intervenire ma Fred annuisce. "Stia tranquillo… Finisce perfettamente in tempo…"
"Allora va bene!"
Niki capisce che stanno tramando qualcosa e guarda Alex con occhio indagatore.
"E ora andiamo…"
"E dove?"
"A cena. Ho una fame!"
E dopo una bistecca e dell'ottimo vino italiano alla Maremma, una trattoria a Times Square, servizio impeccabile, Alex e Niki si ritrovano in un piccolo locale a SoHo.
Niki è estasiata. Si lascia portare da lui fiduciosa e curiosa, come una piccola Alice nel Paese delle Meraviglie che però non incontrerà brutte sorprese. E scopre, vede, si stupisce. SoHo, il vero paradiso dello shopping. Ne ha sempre sentito parlare, ha visto tante immagini in tv. Ecco le grandi catene commerciali, Adidas, Banana Republic, Miss Sixty, H&M, il mitico Levi's Store. E Prince Street coi suoi abiti vintage, brand glamour, boutique prestigiose, lingerie adatte per ogni situazione e bancarelle che offrono di tutto… E poi la galleria fotografica dove Alex le racconta tutto.
"Vedi quante foto… è nata nel 1971 dall'idea di un gruppo di fotografi e artisti indipendenti. Qui ogni mese ci sono delle mostre personali… E sai perché si chiama SoHo?"
"No!"
"Deriva dalle iniziali di South of Houston, perché si trova a sud di Houston Street."
E poi quel locale. Mere Bar, scritto in color bronzo su mattoncini rossi. Pazzesco. Niki e Alex entrano. Luci soffuse, musica a palla, gente che sorride, brinda, parla. Alex tiene Niki per mano e procede tra le persone.
"Ecco… lui è Mouse!" Arriva il giovane grafico. Sorride, ha un pizzetto alla D'Artagnan, un sorriso bellissimo, capelli ricci scuri, giubbotto di pelle e dei pantaloni stretti con scarpe Church's. Lui e Alex si abbracciano.
"Quanto tempo!"
"Che bello rivederti!" Rimangono così, tenendosi tra le braccia, fino a quando Alex sorride. "Grazie di tutto, eh…"
"Figurati… Ma che non me la presenti? Hai paura che si innamori perdutamente di me, eh!"
Niki sorride. In effetti quel ragazzo non è male. Mouse le dà la mano. "Allora sei tu la famigerata Niki- LaLuna…"
"Ma così sembra un nome mafioso!"
Mouse ride. "Qui ti chiamano tutti così… Sei diventata famosa nella nostra agenzia… Ehi però…" La guarda meglio e sorride ad Alex. "È meglio dal vivo, eh! E bravo il nostro Alex…"
Degli artisti in fondo al locale cominciano a suonare. E un jazz samba. Una donna bionda, con una voce bassa, canta calda, sulle note di un sax. Una chitarra sotto tiene il tempo. Alex, Niki e Mouse si siedono al loro tavolo e si perdono così, tra le note di un pezzo storico di Charlie Byrd e qualche birra perfettamente gelata.
Quarantacinque
Più tardi. Sono ancora lì. Una milonga pazzesca di chitarre riempie il locale. Una coppia in mezzo alla sala inizia la sua danza. Ballano stretti, lui tiene il braccio destro di lei in alto, all'altezza delle loro teste, lei intreccia passi impeccabili nell'incrociare quelli di lui. Un abbraccio stretto, poi frontale, il ballerino con la destra cinge la schiena della sua compagna e con la sinistra le tiene la mano. La guida. Roteano leggeri, sembra quasi facile a guardarli. Niki stringe la mano di Alex sotto il tavolo. Si sorridono. Mouse se ne accorge e scuote la testa sorridendo anche lui.
Ancora un po'"più tardi. "Noi iniziamo a sentire un po'"il fuso… Andiamo… Quant'è?"
"Ma non dirlo neanche per scherzo, siete miei ospiti."
"Bè, grazie."
Mouse si alza, lascia passare Niki, le dà la mano e la bacia. "Sono proprio felice di averti conosciuto."
"Anch'io."
Poi saluta Alex. "Ci sentiamo domani" e sporgendosi per non farsi sentire, "comunque è tutto a posto…" Alex gli dà una pacca sulla spalla. "Ok, grazie di tutto… A domani."
E spariscono in fondo al locale. Di nuovo via per le strade di SoHo, fino all'albergo.
E poi lavarsi i denti ridendo, facendo la schiuma, cercando di parlare senza farsi capire, bofonchiando contro lo spazzolino e poi sciacquarsi, asciugarsi, ricordando una scena del locale, una faccia al ristorante, un tizio vestito originale visto a un incrocio per strada. E subito infilarsi in quel letto enorme e poi notte. Notte di coccole che sanno d'avventura. Di un materasso diverso ma comodissimo. Notte di tende leggere che si muovono lente alla brezza che entra da quell'unico spiraglio lasciato aperto. Notte newyorchese. Notte di luci al neon, notte alta, notte di traffico lontano.
Passano le ore. Alex si rigira nel letto, la guarda. Dorme Niki, dorme stanca, tranquilla, serena, piena di tutte le immagini di
quella giornata inattesa. Un respiro lento, un leggero schioccare ogni tanto delle sue labbra, come una bollicina, un salto, un respiro un po'"ribelle. Chissà se sogna. E cosa. Dorme Niki, dorme perché non sa. Alex fa un respiro lungo, è stanco, vorrebbe addormentarsi anche lui ma è un po'"nervoso. Lui sa tutto perfettamente ed è quell'emozione così intensa a togliergli il sonno. Che succederà? Quanto davvero si può essere sicuri che le nostre decisioni renderanno felice anche l'altra persona? Resteremo in sintonia come adesso anche dopo che gliel'avrò detto? Avrò interpretato bene i segnali? O mi starò solo illudendo? Com'è difficile a volte la felicità. Quanti dubbi. Eppure basterebbe crederci fino in fondo, buttarsi e via, proprio come ha fatto lei con me due anni fa. Contro tutto e tutti. Anche contro i miei stupidi ripensamenti. Lei coraggiosa. Lei saggia. Lei pazzesca. Alex guarda un'ultima volta la tenda che continua a danzare contro il vetro. Si muove divertita e giocherellona, senza posa. E anche lui vorrebbe avere quella stessa semplice leggerezza.
Quarantasei
"Allora? Non siete puntuali… Non la prendo la gente così. Mi aveva assicurato Mouse… Come al solito non mi devo fidare di certa gente."
Alex e Niki sono fermi davanti all'albergo. Niki sbuffa. Claudio Teodori è un ex giornalista italiano che ormai da molti anni fa la guida. Mouse ne aveva parlato spesso ad Alex, ma non gli aveva detto che era così burbero.
"Allora? Volete salire o no?" Claudio li guarda seduto a bordo della sua Mustang rossa, antica almeno come lui. "Che vi ci vuole, l'invito scritto?"
Alex e Niki non se lo fanno ripetere due volte e salgono a bordo dell'auto. Claudio quasi non aspetta che Alex abbia chiuso il suo sportello che è già partito.
"Forza, andiamo a fare colazione."
Alex sorride cercando di fare amicizia. "Di solito siamo puntualissimi…"
Claudio lo guarda e gli fa uno strano sorrisetto. "Ecco, usano tutti questa parola: puntualissimi. Ma non esiste! Si può essere puntuali o non esserlo. Non c'è il superlativo. Non si può arrivare ancora più puntuali… se si arriva puntuali."
Alex guarda Niki e inghiottisce. Ahia, questo non l'avevo proprio immaginato. Non sarà facile. E invece, contro ogni pronostico il burbero Claudio si rivela una sorpresa. Fa scoprire loro una New York diversa, inaspettata, lontana dalle solite immagini che rimandano rotocalchi e servizi in tv. Non la città dei giri turistici, ma la New York che non ti immagini, che non conoscerai mai se non la giri in questo modo.
"Non è cattivo… è che lo disegnano così" sorride Niki.
Vagabondano lungo l'East e il West Side di Manhattan mentre Claudio racconta il tempo dei nativi, dei pirati, della costruzione del ponte di Brooklyn e degli interventi urbanistici di Robert Moses.
"Quante cose sai, Claudio… è tanto che vivi qui?" chiede Niki curiosa.
"Quanto basta per capire che i newyorchesi si dividono fra quelli nati a New York e tutti gli altri e io sarò per sempre un "tutti gli altri", non conta da quanto sto qui. Ho imparato tante cose del loro modo di vivere, che ora è anche il mio."
"Racconta…"