"È divertente cucinare con te!" dice Anna mettendo il coperchio sulla pentola con l'acqua perché arrivi prima a bollire.
"Sì! Che pasta mettiamo?"
"Quella all'uovo, ce l'hai lì, in dispensa."
"Ah…" e sorride. Ne sa più di me di casa mia. Si è ambientata. E prova un improvviso piacere a pensarlo.
Dopo un po'"sono tutti a tavola. Insieme. E mangiano di gusto
quella pasta buonissima, leggermente al dente e spolverata con prezzemolo tritato e parmigiano. Ingrid col cucchiaio finisce il suo omogeneizzato. Anche lei è serena. E poi tanta buona frutta fresca. E infine il caffè. Quindi Anna porta Ingrid nella sua stanza perché le è venuto sonno. E torna in cucina. Enrico si è messo il grembiule e i guanti di gomma.
"Ecco, dato che hai cucinato tu, io lavo e tu asciughi!"
"Sì, in effetti la lavastoviglie è vuota e questi sono pochi piatti. Meglio a mano. Oppure li lasci, li metti dentro ora e aspettiamo domani sera ad accenderla, quando è piena. Sai, è importante non sprecare acqua ed energia. Io sto molto attenta a queste cose."
Enrico sorride. "Ok ok, capo! Divento ecologico anch'io!"
"E fai bene! Il pianeta ti ringrazierà! E ti comunico che domani compro le nuove lampadine a basso consumo e te le sostituisco. Costano un po'"di più ma durano tanto e ti fanno risparmiare."
"Ok, grazie. Ti lascio i soldi sul tavolo."
"No, me li ridai poi quando ho fatto! Dai, iniziamo! E poca acqua e detersivo, eh, non ne serve un secchio!"
Cominciano a lavare piatti, bicchieri, padella, pentola e tutte le altre cose che hanno usato. Enrico lava, Anna asciuga. Un perfetto sincronismo. E nel mentre ridono ancora, si raccontano episodi vari, ricordi di campeggio, di vita da soli. E poi mentre le porge una scodella, "Sai, Anna…".
"Sì?"
"Non so come dirtelo…"
"Cosa?" lei lo guarda incuriosita perché Enrico di colpo ha fatto la faccia seria.
"Un po'"mi vergogno, ma devo ammettere una cosa…"
"Quale?"
"Non è facile da dire, ma quando sto con te…"
Anna smette di asciugare il piatto e lo guarda.
"Sì, insomma, quando sto con te, e per la prima volta dopo tanto tempo, non penso solo a Ingrid…"
Anna lo guarda e poi sorride di un sorriso dolcissimo, un po'"imbarazzato. Poi per allentare quella piccola tensione che si è creata, prende la pentola e la rimette al suo posto. Enrico la guarda per un attimo. E vorrebbe dirle di più. Raccontarle quel suo nuovo stato d'animo. Quella leggerezza che è tornato a provare dopo tanto tempo. Quel suo ricordarsi nuovamente di esistere. E anche che lei è bella, sì. E dolce. E sta troppo bene in sua compagnia. Ma quando Anna sta per girarsi e lui per parlare, Enrico non ce la fa
e abbassa subito la testa. Torna a lavare un piatto che gli è rimasto in mano cercando di dissimulare. Uno di quei momenti che sembrano essere sul punto di esplodere e poi di colpo, senza una ragione apparente, si spengono. E non tornano. Anna gli si rimette accanto. Aspetta qualcosa. Non solo un altro piatto da asciugare. Una frase. Una parola. Forse ci spera. Anche lei si sente strana, come scoperta. Per qualche istante restano entrambi in silenzio. E il filo si spezza.
"Sì… nel senso che ho passato giorni a preoccuparmi della bambina, di come fare con lei, di darle il meglio per non farle sentire la mancanza della madre… e mi sono annullato. Andavo al lavoro, passavo da mia madre a lasciarle Ingrid, poi tornavo a riprenderla e venivo qui. Ogni giorno in questo modo. Ogni sera così. Non c'era più calciotto, non c'erano più serate con Alex, Flavio e Pietro. Niente… e invece ora, grazie a te, riesco di nuovo a rilassarmi, a pensare che ho anche una vita fuori da qui, degli amici. Insomma, se non fosse stato per il tuo aiuto, mi sarei perso. Sei una collaboratrice preziosa. Se qualche mio amico avrà bisogno di una babysitter ti segnalerò senz'altro!" e continua a passare stoviglie ad Anna.
Lei non lo guarda. Abbozza solo un sorriso. Amaro. Distante. Forse deluso. Poi apre lo sportello di un mobile e ripone un pentolino. Sì, è proprio così. Ci sono istanti in cui tutto sembra possibile e tutto può cambiare. In cui tutto è a portata di mano. Facile e bello. E poi di colpo un dubbio, la paura di sbagliare e di non aver capito bene quello che il cuore sente davvero. E puff. Niente. Una promessa mancata.
Quarantanove
Diletta finisce di preparare la tavola. Poi va in cucina e controlla il forno. Bene. La cottura procede. E l'acqua per la pasta sta per bollire. Guarda l'orologio. Le otto. Ci siamo. Dopo qualche minuto appena suona il citofono. Va ad aprire.
"Sono io, amore!"
Diletta apre e lascia il portoncino socchiuso. Filippo arriva un po'"affaticato dai quattro piani di scale appena fatti.
"Sono puntuale, amore? Stavolta hai visto che non sono in ritardo!"
Diletta sorride. Ora più che mai quella parola ha assunto un significato particolare. Ritardo. No, amore, tu non sei in ritardo, gli vorrebbe dire… ma io sì!
"Ma quando lo aggiustano l'ascensore?" e la bacia dolcemente sulle labbra. "Tieni!" e le dà una bottiglia di vino bianco appena comprato. "Lo mettiamo un po'"in frigo?"
Diletta sorride di nuovo. "Sì! Guarda che ti fa bene fare un po'"di scale… Specie se poi mangi da me! Lo sai, qua solo porzioni abbondanti!"
E finalmente la cena. Una di quelle improvvisate, un po'"rubate, cercando la casa libera, aspettando con pazienza. Una cena da fare tranquilli, senza uscire, perché certe cose hanno bisogno di intimità. Un buon antipasto di gamberetti in salsa rosa e pane tostato. Un primo leggero a base di orata e verdure e infine sarde gratinate con pan grattato in forno. Ridono, parlano, scherzano, un po'"di tutto e niente.
"Ma i tuoi a che ora tornano?"
"Mah, a teatro finiranno per mezzanotte. Poi devono tornare. Non è vicino. Che ne so, mezzanotte e mezza penso…"
"Bene! Allora possiamo anche mangiarci il dolce, con calma…" e le sorride malizioso. Diletta prende la bottiglia di vino e ne versa due dita a entrambi. Poi alza il bicchiere. "Brindiamo?"
"Certo! A cosa?"
"Alle sorprese che cambiano la vita."
Filippo solleva a sua volta il bicchiere. "Sì!" e si guardano negli occhi facendo suonare il vetro nell'aria.
Poi Diletta si alza. "Aspettami…" e va di là. Torna dopo qualche istante con un sacchettino di plastica. Toglie la scatola che c'è dentro e la tiene tra le mani.
"Cos'è, amore?"
"La sorpresa che cambia la vita."
"Ma come, perché… cioè, che succede?"
"Succede che sono in ritardo…"
Filippo la guarda e non capisce. Poi si allunga sulla tavola e prende la scatola. Legge l'intestazione. Spalanca gli occhi.
Diletta gli sorride cercando di non drammatizzare. "Sì. Lo facciamo insieme? Guarda che ho paura anch'io…" e fa il giro del tavolo e si avvicina a lui. Gli dà un bacio. Lo prende per mano. Filippo si muove quasi come un automa. La guarda. Guarda la scatola. Si lascia portare di là. Diletta apre la porta del bagno, prende la scatola dalle mani di lui.
"Aspettami…" ed entra.
Filippo resta in corridoio ancora imbambolato. Cioè, non ci credo. E ora? Ma veramente? No… è un sogno. E comunque non è detto. Ma se fosse? Che faccio? Anzi, che facciamo? E si mette a camminare su e giù con i pugni in tasca, la testa piena di dubbi e un certo batticuore.
Diletta apre la scatola, prende uno dei due test che ha acquistato nel pomeriggio al supermercato, vergognandosi un po'. Ha provato anche ad andare in farmacia ma poi non ce l'ha fatta. Si è immaginata davanti alla signorina, chiederle il test, lei che l'avrebbe guardata, avrebbe fatto una serie di valutazioni sulla sua età e magari qualcuno alle sue spalle avrebbe sentito, giudicato, pensato… No, non ce l'ha fatta. Si è ricordata di averli visti anche al centro commerciale, nel reparto cerotti, disinfettanti e garze. Ed è andata lì. E quando è arrivata alla cassa ha cercato di nascondere la scatola sotto qualche confezione di merendine, crackers e una di yogurt, cose comprate senza necessità, forse solo per consolazione o per mascherare quell'acquisto così insolito appoggiato sul nastro trasportatore nero. Poi ha messo tutto velocemente nella busta ed è scappata, come una ladra che non è stata colta sul fatto, come qualcuno che ha un segreto da nascondere. E via a casa. Ha acceso il computer, ha cercato qualche buona ricetta semplice e si è messa a preparare. Ha salutato i suoi genitori, vestiti bene per andare a