che possa accadere qualcos'altro, che la situazione precipiti ancora di più. "Ma è per la litigata che abbiamo fatto?"
Cristina scuote la testa, non riesce a parlare, tira su con il naso, piange ancora, poi guarda per terra, ma vede solo delle mattonelle, quelle che hanno scelto insieme quando hanno deciso come arredare la cucina. E le vede sfuocate, appannate dalle lacrime, sempre più grandi. Non riesce a dire nulla, ha come un groppo in gola. Di nuovo le parole dello psicologo che quasi rimbombano nella sua testa: non riuscire ad ammettere un proprio fallimento è il vero problema, non il fallimento in se stesso. Allora Flavio le mette una mano sotto il mento, prova a tirarle su il viso e lo fa dolcemente, aiutando il movimento con due dita, cercando il suo sguardo. E Cristina compare davanti ai suoi occhi, con il viso affranto, gli occhi pieni di lacrime e improvvisamente riesce a parlare.
"Non sono più innamorata."
Flavio è incredulo. "Ma perché dici questo?"
Cristina si siede ed è come se avesse superato l'ostacolo, fosse uscita fuori da quel buco nero, avesse scavalcato quel muretto che le sembrava insormontabile, fosse uscita da quel pozzo profondo dove era finita giorno dopo giorno, sempre più in basso. "Perché tra noi è finita, Flavio. Tu non te ne accorgi, non vuoi accorgertene. Guarda. Compri sempre qualcosa in più, spremiagrumi elettrico, il televisore al plasma, il nuovo forno a microonde… Ci sono solo elettrodomestici moderni e costosi in questa casa… Ma noi? Dove siamo finiti noi?"
"Siamo qui…" Flavio si siede di fronte a lei ma capisce quanto la sua risposta sia poca roba rispetto al problema che lei ha aperto. E quindi riprende cercando di mostrarsi sicuro e più convinto. "Siamo qui dove eravamo, siamo qui dove siamo sempre stati…"
Cristina scuote la testa. "No. Non ci siamo più. Non basta esserci… così. Non parliamo più, non ci raccontiamo niente, del nostro lavoro… Dei nostri amici. Non mi hai detto nulla di Pietro e Susanna."
"Ma non sapevo come dirtelo…" Flavio si muove nervoso sulla sedia. Ecco, pensa tra sé, è sempre colpa di quello stronzo di Pietro e dei suoi casini. Cristina lo guarda e sorride. "Ma non è quello, non è importante, anche se dimostra che non hai voglia di condividere con me le cose come una volta, il vero problema è che non sono più motivata… Non mi va neanche di arrabbiarmi perché non me lo hai raccontato… Sembra che andiamo avanti così tanto perché dobbiamo andare avanti, ma la vita non dev'essere così, vero?
Ci vuole entusiasmo… Anche quando passa il tempo. Anzi, soprattutto quando passa il tempo. Cresciamo, cambiamo, e stare insieme significa dirsi le cose, dirsi questi cambiamenti per costruire poi un nuovo equilibrio… Ed essere sempre noi ma diversi, più grandi, più ricchi d'esperienza. Invece noi siamo qui, sì, come dici tu, ma siamo solo l'immagine di quel che eravamo, un riflesso. Noi siamo già da un'altra parte."
"Sì, certo…" Flavio non sa veramente che dire. Poi la cosa peggiore. "Dimmi la verità… Hai conosciuto qualcuno?"
Cristina lo guarda sorpresa. Delusa. Come quando ti affanni per parlare di un tuo problema e senti che le parole finalmente stanno uscendo. Ma la persona che hai difronte, la destinataria della tua sincerità, non c'è… non afferra… non capisce. Perché è davvero da un'altra parte. "Ma che c'entra… Sembra che non mi conosci."
"Non hai risposto."
Ora lo guarda dura. "Ho già risposto coi miei comportamenti. No. Non ho conosciuto nessuno. Sei contento?"
Flavio rimane in silenzio. Ma mi starà dicendo la verità? Perché, se avesse conosciuto qualcuno me lo direbbe? Certo, è tanto che non facciamo l'amore… e anche quando lo facciamo…
"A cosa stai pensando?"
"Io? A niente…"
"Non è vero. Lo so."
"Cosa sai? Sai a cosa sto pensando?"
"No. Solo che non mi stai dicendo la verità."
"Te l'ho detto. A niente." Cristina scuote la testa. "Non riesci a capire."
"Ok…" Flavio fa un sospiro, "stavo pensando se mi stai mentendo o no… Hai conosciuto un'altra persona?"
Cristina fa un lungo respiro. Niente. È impossibile. Insiste. Non mi crede. Non riesce a credermi. O c'è un altro oppure il problema non esiste. Cristina ora è arrabbiata: la sua persona non conta niente, solo un tradimento è degno di attenzione? "Tu non capisci, non vuoi capire il problema. Non ho conosciuto nessuno, se è solo questo che ti interessa." Poi spegne il fuoco e mette la pentola a tavola, prende il mestolo e inizia a versare il brodo nei piatti.
Flavio non sa che dire. "Bè, mi vado a lavare le mani e arrivo…"
E poco dopo sono uno di fronte all'altra che mangiano. Un
silenzio pesantissimo. Ancora più pesante perché interrotto dallo zapping di Flavio. "Ci doveva essere De Gregori da Fazio…" Lo psicologo è chiaro.
Cristina beve un po'"di brodo. Ancora quelle parole. Questo rintronarsi le orecchie e la mente si chiama "tentativo di fuga". E improvvisamente si sente più serena, tranquilla, rilassata, come se un nodo interno si fosse sciolto. E un calore generale L'avvolge e non è solo quel cucchiaio di brodo caldo.
"Flavio, puoi spegnere la tv per favore?"
Lui la guarda sorpreso, ma vedendola così determinata non ci pensa un attimo e la spegne.
Cristina sorride. "Grazie… Ti prego, ascoltami e non interrompermi. Ho preso una decisione ed è quella. E se mi ami ancora o se comunque mi hai amato, ti prego di accettarla senza discutere. Per favore."
Flavio rimane in silenzio. Deglutisce e poi annuisce non trovando alcuna frase che possa andar bene per quel momento. Allora Cristina chiude gli occhi, poi li riapre. Ora finalmente è serena, ha trovato il coraggio. Affrontare un fallimento è già non essere più quel fallimento. E così, piano piano, comincia.
"Non sono più felice." Ed è come se un fiume in piena tutto a un tratto dilagasse. Esce dal suo letto, allaga le terre intorno, si spande, riempie ogni spazio, finalmente libero. Travolge tutto e tutti. E può anche fare del male. Ma lei continua, libera e incontenibile, vera e sincera. Dolorosa. "Da molto tempo non sono più felice."
Cinquantaquattro
Anna stende con delicatezza Ingrid sul fasciatoio. Inizia a cambiarla e pulirla. Enrico l'aiuta prendendo i pannolini nuovi e il borotalco. "Metto anche un po'"di crema."
"Sì, certo che è fortunata la mia Ingrid ad aver trovato te, sei bravissima."
"Ma con Ingrid è facilissimo! Troppo bella e pure buona…" Poi finisce di sistemarla, la riveste e la mette nel suo grande box pieno di pupazzetti colorati, cuscini e due copertine. "Ecco, ora sei tutta nuova e profumata!" Anna torna al fasciatoio e comincia a riordinarlo. Poi si ferma. Alza la testa. E guarda una stampa di Winnie the Pooh appesa alla parete.
"Sai, ho lasciato Rocco… Non ci si poteva ragionare. Siamo troppo diversi. Poi mi picchiava, cioè, non spesso, ma è successo, l'ho buttato fuori di casa."
"Dillo a me…" Enrico si tocca il labbro, spaccato e gonfio. "Ma io non ho fatto in tempo a cacciarlo… da casa mia se n'è andato da solo."
Anna si gira. Lo guarda con attenzione. "Cavolo… mica t'avevo visto. Ma che è successo?" e si avvicina. Gli sfiora il labbro. Si dispiace. "Ma è stato lui?"
Enrico annuisce. "Sì, è venuto qui, ha preso a calci la porta, mi ha spinto…"
"Ma è assurdo… e perché?"
"Che ne so, mi parlava di un diario, il tuo diario, diceva che avevi scritto delle cose."
Anna pensa. "Ah, sì…" e si imbarazza un po'. "Volevo vedere se lo trovava. Volevo metterlo alla prova, vedere come reagiva, e infatti ha reagito. Mi dispiace, quello che ci ha rimesso sei stato tu…"
"Ah, quindi era solo una prova." Enrico le dà una carezza. "Comunque, hai fatto bene. Non puoi stare con una persona che non ti rispetta."
E per un attimo vorrebbe essere Rambo o Rocky. Poi ripensa alla stazza di Rocco. E si ricorda una battuta di Woody Allen: "Sono stato aggredito e picchiato, ma mi sono difeso bene. A uno ho addirittura rotto una mano: mi ci è voluta tutta la faccia, ma ce l'ho fatta".