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Richard Steinman si tolse gli occhiali. Nella sala, ogni espressione diceva chiaramente che nessuno dei partecipanti era rimasto colpito da ciò che aveva scritto Ellen. Dopo parecchi secondi di silenzio, George Poulos alzò la mano e parlò: «Propongo che si evitino commenti finali e si passi direttamente alla votazione».

«Proposta appoggiata», gridò una voce esausta.

«Obiezioni?» domandò Steinman. «D’accordo, allora. George, presumo si possa iniziare da te.»

«Voto sì.»

Al momento di quella storica votazione, Ellen, a centocinquanta chilometri a nord dell’edificio dell’FDA, era diretta, attraversando senza alcuna particolare fretta il lussureggiante paesaggio delle Montagne Catoctin del Maryland, alla casetta di Rudy Peterson. Due ore prima aveva preso Lucy a casa sua e l’aveva portata in un piccolo parco boscoso, tagliato a metà da un corso d’acqua che scorreva lievemente. Si erano sedute su una panchina e Ellen si era lasciata dondolare al ritmo della piccola. Non molto distante, in un piccolo spazio giochi, una decina di bambini si divertiva sulle altalene e sulla struttura tubolare. Il delicato profumo di Lucy, strofinata e lavata, non era diverso da quello degli altri bambini, aveva pensato Ellen. I capelli, la pelle, i suoi splendidi occhi, tutto era perfettamente normale, eppure era differente come se fosse venuta da un altro pianeta.

Ellen aveva scrutato in giro, chiedendosi se lei e Lucy non fossero seguite e osservate. Quel pensiero l’aveva resa ansiosa. Da quello che poteva vedere, non c’era nessun individuo sospetto, ma ciò non significava nulla. Quelli che erano contro di lei erano dei professionisti.

«Troverò quell’uomo, mia cara», aveva sussurrato dolcemente Ellen. «Lo troverò e scoprirò anche chi lo ha ingaggiato, e farò loro del male. Li farò soffrire come non hanno mai sofferto in vita loro.»

Erano rimaste lì sedute per una quindicina di minuti, e le lacrime di Ellen avevano bagnato i capelli della nipotina. I bambini erano corsi in classe, il campo giochi era vuoto. Lucy, oscillando meno del solito, fissava vagamente in quella direzione.

«Ti voglio bene, piccola», aveva infine detto Ellen, aiutando la bambina a mettersi in piedi e a tornare all’automobile. «Forza, andiamo, Gayle ti sta aspettando a scuola.»

Alle undici, Ellen era a solo pochi chilometri dalla casetta di Rudy. Accese la radio e trovò, appena in tempo, un radiogiornale pieno di scariche statiche che stava dando notizie da Rockville. Con il voto unanime promesso da Lynette Marquand, l’uso pubblico del multivaccino Omnivax era stato approvato. Entro pochi giorni, a Washington, nel centro sanitario locale, la first lady sarebbe stata presente mentre il ministro della Sanità Lara Bolton somministrava la prima iniezione del farmaco. Da quel momento, la vaccinazione con l’Omnivax diventava obbligatoria per tutti i neonati e in seguito per tutti i bambini più grandi.

Che si dia inizio ai giochi, pensò amaramente Ellen.

Si sentiva spaventata, ma anche eccitata. Aveva fatto quello che doveva. Se avesse dato il suo voto negativo sull’Omnivax e fosse successo qualcosa a Lucy, non sarebbe più riuscita ad andare avanti.

Il radiogiornale non aveva menzionato il fatto che Ellen si era astenuta dal votare, ma aveva dato rilievo alle implicazioni politiche per il governo Marquand nell’aver mantenuto la promessa fatta al popolo americano. Forse, pensò, nei prossimi giorni la stampa avrebbe commentato anche la sua dichiarazione, o forse no. Non che importasse realmente.

Le sue mani strinsero il volante, mentre gli occhi della mente rivedevano quell’arrogante criminale, che puzzava di fumo di sigaretta, seduto tranquillamente nel suo soggiorno. Quel bastardo aveva fatto bene il suo lavoro, l’aveva convinta che nessuno dei suoi cari sarebbe stato al sicuro e che non c’era assolutamente niente che lei potesse fare. Quello che lei sperava lui non sapesse era che aveva vinto solo la prima ripresa. Gli aveva tirato un leggero jab inviando la sua dichiarazione ai giornali, pur sapendo che non avrebbe suscitato alcuna rappresaglia. Ora doveva trovare un modo per tirare un colpo più efficace, o meglio ancora, uno mortale. Astenendosi dal voto, non aveva solo protetto Lucy, ma aveva anche guadagnato il tempo necessario a Rudy per portare a termine il suo lavoro.

Abbandonò la strada principale e prese una stradina privata senza segnaletica che tagliava un prato sgargiante di fiori selvatici. La luce del sole smorzava i colori. Il rumore degli insetti e il profumo della tarda estate riempivano l’aria. In fondo alla strada, nascosta fra gli alberi, vi era la casupola di Rudy. Questi era stato compagno di stanza di Howard ai tempi dell’università e, più tardi, testimone dello sposo al loro matrimonio. Per molti anni aveva lavorato come biostatistico all’FDA, prima di venire esortato ad andare prematuramente in pensione, causa riorganizzazione. Ciò comunque non spiegava chi fosse. Malgrado la lunga amicizia con suo marito, Ellen aveva sempre considerato Rudy Peterson come l’anti-Howard. Mentre Howard era bello e vivace, Rudy era introspettivo, filosofico e di certo non un esemplare umano cui le donne avrebbero dato la caccia. Lo spirito umoristico di Howard era grossolano, quello di Rudy sottile e divertente, con un lieve accenno di cinismo. Howard si era rivelato più apparenza che sostanza, Rudy aveva continuato a essere un amico fedele, che non aveva mai pronunciato un commento fortemente negativo sul suo ex compagno di stanza. Era l’unico, infatti, tra le loro conoscenze di prima del divorzio, ad avere mantenuto un rapporto con entrambi.

Ellen parcheggiò dietro il vecchio furgone pick-up di Rudy, contemplò la casa, quindi si diresse verso il retro: non aveva senso cercarlo all’interno in una giornata simile. Un sentiero stretto in terra ben battuta portava, partendo dal piccolo cortile sul retro e attraversando il bosco, al laghetto di Rudy. Si trattava di un piccolo lago, cinque acri, le aveva detto, alimentato da torrenti di montagna e rifornito di trote e pesce persico da una ditta specializzata. Rudy se ne stava proprio in mezzo allo stagno nella sua barca a remi e fissava le colline, interrompendosi di tanto in tanto per lanciare la lenza. Indossava il suo solito cappello di paglia alla Tom Sawyer. Anche da quella distanza, Ellen sentì l’odore del tabacco di ciliegio della sua pipa. Una volta lui le aveva raccontato che, secondo una ricerca scozzese, una pipata al giorno di tabacco di legno di ciliegio aggiungeva 3,2 anni sani di vita, mentre due o più pipate ne toglievano cinque.

Ellen si sedette all’ombra sulla riva, ma poco dopo lui la vide e la salutò con un cenno della mano.

«Ehi!» gridò Rudy. «Arrivo subito.»

Ellen lo osservò avvolgere la lenza, deporre la canna da pesca e remare verso di lei. Appena era stato messo in pensione dall’FDA, Rudy aveva chiuso il suo appartamento a Rockville e si era trasferito definitivamente nella sua baita. Non si era mai sposato, aveva un fratello, una nipote e un nipote, alcuni buoni amici e una grande passione per la falegnameria e il pianoforte, che suonava molto bene. Ellen, tuttavia, temeva che passasse troppo tempo da solo, per cui gli telefonava una volta alla settimana e andava a trovarlo per un paio di giorni ogni due o tre mesi, portando con sé tanto cibo cucinato in casa da durare per alcune settimane. Da quando era stata designata a fare parte della commissione scelta sull’Omnivax, le telefonate e le visite si erano fatte più frequenti.

Rudy ormeggiò al piccolo ma ben tenuto pontile, quindi si scambiarono baci sulle guance. Aveva un viso tondeggiante e fanciullesco che sembrava non avere ancora visto un rasoio. Aveva perso tutti i capelli, tranne una frangetta argentea da frate. Secondo Ellen e altri amici assomigliava tanto a Gavin MacLeod che lo chiamavano Capitano e lui, per tutta risposta, aveva dipinto la scritta THE LOVE BOAT sulla poppa della barca.

«Dove sono i pesci?» chiese Ellen.

«Li ho ributtati in acqua. A questo punto della stagione della pesca, la maggior parte mi conosce per nome. Mordono l’amo solo per salire in superficie e salutarmi. Di tanto in tanto uno di loro s’incasina così tanto che devo portarlo a casa e trasformarlo in cibo.»