Matt ignorò a bella posta l’osservazione. «A ogni modo, che è successo?»
«Pare c’entrino gli stessi due uomini che l’avevano inseguita la prima volta.»
«Se anzitutto…» s’intromise Valenti, con un tono alla Ed McMahon.
«Uno di loro deve avere sparato a uno pneumatico dell’ambulanza, poi entrambi hanno puntato pistole con silenziatori contro gli autisti. Tutta la faccenda sarà durata al massimo due minuti. Tutto quello che siamo riusciti a tirare fuori dai fratelli Stith è che si trattava di una berlina scura.»
«Lei sa chi sono quei due?»
«E lei? Gesù, Rutledge, come ha potuto andare via e permettere che a quella donna succedesse questo?»
«Grimes, invece di cercare in tutti i modi di collegarmi a ciò che è accaduto, perché non manda tutti gli uomini della sua cosiddetta forza pubblica a cercarla?»
«Lei badi ai fatti suoi, Rutledge, e io mi occuperò…»
«Lo so, lo so. Me l’ha già detto.»
«Fino a che questa storia non sarà risolta, badi a non fare più visite a domicilio. Capito?»
«D’accordo, d’accordo, ho capito.»
«Bene. E ora smammi e dica a Lyons di venire qui.» Grimes voltò le spalle a Mail. «Steve, trasmettiamo un messaggio a tutta la polizia sulla dottoressa Solari.»
Valenti prese un blocco per gli appunti.
«Fuori», ordinò Grimes.
Matt raccolse, molto lentamente, la giacca in tessuto jeans e le chiavi e si diresse verso la porta.
«Donna bianca, trentasei anni», dettò Grimes a Valenti.
«Trentaquattro», lo corresse Matt senza girarsi.
«Fuori! Cambia in trentaquattro. Capelli scuri di media lunghezza, uno e sessantotto d’altezza, struttura snella, con ogni probabilità indossa un indumento ospedaliero chirurgico.»
«Verde.»
«Dannazione, Rutledge. D’accordo, un indumento ospedaliero chirurgico verde. E ora se ne vada. Che bastardo», borbottò Grimes, a voce sufficientemente alta per farsi sentire da Matt.
Matt uscì. La porta rimase leggermente socchiusa e lui si girò per chiuderla del tutto. Rendendosi conto che nessuno dei due poliziotti se ne era accorto, si soffermò di lato, dove poteva ascoltare di nascosto la loro conversazione.
«Allora», domandò Valenti, «quello sciocco ha ragione? Ha cercato di sedurti?»
«Non sono affari tuoi», replicò Grimes con un sorriso malizioso.
«Rollins era al funerale. Ha detto che la ragazza pareva piuttosto interessata a te.»
«Forse lo era. Ho abbastanza grane qui, credimi. Forza, finiamo questo comunicato.»
«Voglie o cicatrici?» chiese Valenti.
«Come faccio a saperlo?» ribatté Grimes. «Aspetta, una cosa la so. Ha uno strano tatuaggio sul dorso del piede, una specie di lucertola. Da non crederci.»
«Sul dorso del piede, uh? A me le donne non mostrano mai il dorso del piede.»
«Non ti farebbero vedere nemmeno la faccia, se potessero evitarlo.»
«Che genere di lucertola?»
«Arancione. Come diavolo faccio a sapere di che genere è.»
Matt, che si era girato verso l’uscita, si bloccò. Nikki indossava scarpe da ginnastica, quando l’aveva intubata al Crystal Lake. Come faceva Grimes a sapere del tatuaggio? Era stato al pronto soccorso, ma per quanto ricordava Matt, Nikki era coperta quando era arrivato e così era rimasta. Che gliene avesse parlato qualcuno del personale ospedaliero? Possibile, ma improbabile. Non gli riusciva certo difficile credere che Grimes avesse fatto delle avance a Nikki, ma non gli era mai passato per la mente che lei avesse flirtato con lui. Scartò subito quell’idea. Se Grimes sapeva del mostro Gila, non era certo perché Nikki glielo aveva mostrato.
Disorientato, Matt si diresse alla motocicletta. L’unica spiegazione logica che gli venne in mente era che Nikki avesse indossato un paio di sandali alla funzione religiosa in memoria di Kathy. Giunto nelle vicinanze dell’ospedale, gli venne un’altra idea: forse Grimes era stato con Nikki dopo che lei era stata rapita.
Tarvis Lyons, un’espressione funerea sul volto, era ancora al suo posto accanto all’uscio della stanza vuota di Nikki.
«Saputo niente?» domandò.
«Niente. È scomparsa.»
«Merda. Il capo è incazzato con me?»
«Vuole vederti alla stazione di polizia.»
«Merda. Ledge, devi dire a Grimes che non ho fatto niente di sbagliato.»
Senza rispondere, Matt andò all’armadietto della stanza. Gli abiti di Nikki erano ancora appesi ad asciugare e non pigiati nel solito sacco in plastica. C’erano anche le sue scarpe da ginnastica, New Balance, piuttosto nuove e ancora umide. Di certo indossava pianelle da ospedale quando i fratelli Stith l’avevano portata via. Potevano essere cadute o esserle state tolte durante o dopo il rapimento. Se Grimes era implicato nel rapimento, ecco spiegata la sua decisione di far sorvegliare la stanza a Tarvis.
Nikki indossava jeans, scarpe da ginnastica e una T-shirt quando era caduta nel lago, ma con ogni probabilità non era vestita così alla funzione religiosa. La sua macchina era stata di certo trainata o portata alla stazione di polizia e vestiti e altro catalogati ed esaminati. Dovevano trovarsi ora nella stanza delle prove. Se le scarpe fossero state chiuse in alto, poteva escludere la possibilità che Grimes avesse visto il tatuaggio sotto le cinghiette.
Tornò dal poliziotto.
«Tarvis», chiese, «vuoi che dica a Grimes che non è stata colpa tua?»
«Ho bisogno che tu lo faccia, Ledge. Ultimamente ho avuto dei guai e…»
«In questo caso, ho bisogno di un favore da te.»
Lyons s’illuminò. «Dimmi cosa vuoi, Ledge.»
«Quando era fuori di sé per la commozione cerebrale, la dottoressa Solari si era messa a blaterare sul reale motivo per cui era venuta qui. Pare che su a nord gestisca una specie di società, dove le dottoresse forniscono, capisci, servizi a uomini che hanno un sacco di soldi da spendere.»
«Servizi?»
«Sesso, Tarvis. Gestisce un giro di prostituzione e le donne sono tutte dottoresse.»
«Santo…»
«E ha un registro, un libro nero con i nomi di tutti i suoi clienti e di tutte le dottoresse di Boston, New York e di questa zona che lavorano per lei.»
«È proprio una bambola», commentò Lyons, pensoso, ed era chiaro che la sua immaginazione stava volando per quanto lui ne fosse capace. «È per questo che la cercavano? Per quel libro?»
«Esattamente. Grimes non ne ha fatto parola, per cui non credo che vi abbia messo su le mani. Se riusciamo a trovarlo noi, tu sarai un eroe.» Si chinò e gli parlò da uomo a uomo. «Inoltre, saprai quali dottoresse di questa zona fanno… le migliori visite.»
Sottolineò l’osservazione toccandolo con il gomito.
«Che vuoi che faccia?»
«Puoi farmi entrare nella stanza delle prove?»
«Ho una tessera magnetica. L’abbiamo tutti. Devo solo sfiorare la serratura elettronica»
«Allora, che stiamo aspettando?»
Lyons era venuto all’ospedale sulla sua sgangherata e unta macchina. Matt lo seguì verso la stazione di polizia, ma deviò a un isolato dall’edificio, parcheggiò la Harley e s’incontrò con Lyons alla porta del seminterrato sul retro.
«Allora, quante dottoresse ci sono in questo libro?» chiese Lyons.
«Non lo so. Una dozzina, direi. Quando si tratta di ammettere studentesse, le facoltà di medicina appoggiano cervello e bellezza.»
«Oh oh», esclamò Lyons, sfiorando la serratura elettronica e aprendo la solida porta in legno di quercia. «Chiunque entri qui viene registrato elettronicamente, per cui devo firmare il registro.»
Matt vide dieci grosse ceste in plastica, ma solo due contenevano prove. Entrambe avevano un cartellino con la scritta SOLARI.
«Il libro è piccolo», osservò Matt, frugando nella prima cesta. «Potrebbe stare nel tacco di una scarpa.»