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«Non in queste scarpe.»

Lyons teneva sollevato un paio di scarpe basse nere, semplici, chiuse, senza lacci.

Un avvistamento fortuito del tatuaggio era quindi da escludersi.

«E così, questi sono i topolini che hanno azionato la spia luminosa della stanza delle prove.»

Grimes e Steve Valenti erano, spalla contro spalla, sull’uscio.

Matt si sentì raggelare.

«Oh, salve», esclamò, troppo allegramente. «Ho chiesto a Tarvis di mostrarmi le cose di Nikki. Speravamo di trovare qualcosa che potesse indicarci chi l’aveva rapita o perché. Immagino abbia dimenticato che c’era una spia luminosa.»

«E ci è riuscito?» domandò Grimes.

«Riuscito, cosa?»

«Ha trovato qualche indizio ignoto?»

Il polso di Matt era passato dall’essere fermo al battere come un martello pneumatico. Non era mai stato un gran mentitore e ora faceva fatica a sostenere lo sguardo del poliziotto. Il tono di Grimes gli fece capire chiaramente che non credeva a una sua sola parola. Un po’ in disparte, Valenti valutava la situazione, il volto una maschera impenetrabile.

«Oh, no», balbettò Matt. «No, non abbiamo trovato niente. Almeno io. E tu, Tarvis?»

Lyons aveva l’aspetto di uno che era stato appena colpito da una cerbottana.

«Niente, capo», riuscì infine a dire. «Io, ehm, spero che non ti dispiaccia che abbia portato quaggiù il dottore.»

«Perché dovrebbe dispiacermi, Tarvis? Ho sempre ritenuto stupide tutte queste precauzioni per mettere sotto chiave le prove.»

Matt riusciva a immaginare le rotelle girare nella mente di Grimes, alla ricerca di una spiegazione, una qualsiasi spiegazione, sul perché lui e Lyons erano entrati in quella stanza. Alla fine, Grimes lanciò un’occhiata a Valenti, che scrollò la testa.

«Va bene, Rutledge», disse Grimes, «non so che diavolo stia facendo qui, ma non credo che lo verrò a sapere da lei. Mi ascolti bene, però. Questa è l’ultima volta che la caccio fuori dalla stazione di polizia. La prossima volta ci implorerà di lasciarla uscire.»

«Non sia duro con Tarvis», ribatté Matt. «Gli ho chiesto io di farmi entrare qui per poter esaminare le cose della dottoressa Solari.»

Dritto come un fuso, mento in alto, passò davanti a Grimes e Valenti e percorse il corridoio fino alle scale, aspettandosi quasi di udire uno sparo e di sentire una pallottola conficcarsi nella sua spina dorsale.

Ciò che invece sentì, fu Grimes che diceva: «Tarvis, vai subito su nel mio ufficio».

E Tarvis che rispondeva: «Posso spiegare ogni cosa, capo».

20

Matt trascorse le ore successive allo scontro con Bill Grimes a struggersi di paura per la vita di Nikki Solari. Era stanco morto per mancanza di un buon sonno, ma nel corso degli anni di studio ed esercizio della professione medica, aveva sviluppato una tecnica interna per affrontare quel tipo di stanchezza. Sapeva affrontare la mancanza di sonno, ma non la mancanza di risposte. Si sentiva come un burattino, che ballava ai comandi di un burattinaio pazzo. Ma chi era questo burattinaio? Al momento, l’unico candidato disponibile era Grimes. Ma perché lui? E come aveva fatto a mettere insieme gli elementi del rapimento di Nikki tanto rapidamente e senza alcuna difficoltà?

Pronto, sono il dottor Rutledge. Ho prenotato una risonanza magnetica nucleare per la dottoressa Solari e disposto il trasferimento immediato con l’ambulanza.

Facile.

Matt aveva due pazienti in ospedale. Una di loro, un’anziana diabetica che si stava riprendendo da un bypass arteriale alla gamba, era ricoverata nella stanza di fronte a quella di Nikki. Stava andando da lei, ma si fermò e, usando il telefono sul comodino di Nikki, chiamò il servizio informazioni e si fece dare il numero telefonico di Kit e Samuel Wilson. Kit rispose al primo squillo.

«Per prima cosa», dichiarò Matt, dopo avere determinato che lei sapeva chi lui fosse, «desidero dirle quanto sia addolorato per sua figlia.»

«Grazie. La funzione religiosa di ieri ha fatto sentire un po’ meglio tutti coloro che conoscevano Kathy.»

«Ne sono felice. Signora Wilson, la chiamo per Nikki Solari.»

«Nikki? Che vuole sapere?»

«Immagino non l’abbia saputo. Odio essere il latore di cattive notizie con tutto ciò che ha già dovuto sopportare.»

«La prego, che è successo a Nikki?»

«Ieri, poco dopo avere lasciato la chiesa, due uomini le hanno teso un’imboscata sulla Wells Road. È riuscita a sfuggire loro, ma, per farlo, è quasi annegata nel Crystal Lake.»

«Oh, mio Dio. Dov’è ora? Sta bene?»

«Purtroppo non sappiamo dove si trovi adesso, signora Wilson. Qualcuno, non io, ha richiesto per telefono e a mio nome di trasferirla all’ospedale di Hastings per una risonanza magnetica. Poi, durante il tragitto, l’hanno rapita dall’ambulanza.»

«Oh, mio Dio, è terribile. Perché mai le hanno fatto una cosa simile?»

«È questo che sto cercando di scoprire. Ricorda qualcosa successa ieri che potrebbe aiutarci a capire cosa è accaduto? Qualcuno con cui ha parlato?»

«Non c’è nulla che io ricordi. Ha letto qualcosa durante la funzione, poi ha suonato per buona parte del pomeriggio. Non è mai uscita dal cimitero, tranne che per fare una passeggiata con me e Sam. Ha parlato per un po’ con Bill Grimes, erano seduti sulla panca sotto il grande salice in fondo al camposanto. Oh, Gesù, è una notizia tremenda. Nikki e nostra figlia erano amiche intime. Kathy le stava insegnando a suonare il blue grass.»

Matt aveva sentito tutto ciò di cui aveva bisogno.

«Signora Wilson», concluse, ansioso di chiudere la telefonata, «per piacere, mi telefoni se a lei o a suo marito venisse in mente qualcosa, qualsiasi cosa, che potrebbe aiutarci a risolvere questo enigma. Le prometto di tenerla al corrente.»

«L’avevo supplicata di restare con noi», disse Kit Wilson.

Matt si diresse alla motocicletta, perso in pensieri sul significato di ciò che aveva appena saputo. Le parole di Kit Wilson indicavano che, sebbene avessero parlato tra loro per un po’, Nikki e Grimes non si erano mai trovati in un posto dove lei avrebbe potuto togliersi le scarpe. Accertato ciò e sapendo che aveva i piedi coperti quando Grimes l’aveva vista al pronto soccorso, quale deduzione se ne ricavava? Lui doveva avere visto quel peculiare tatuaggio dopo che era stata rapita dall’ambulanza. Non c’era altra conclusione.

Quella teoria era sostenuta anche da qualcosa che Kit Wilson non aveva detto, e cioè che non sapeva ciò che era successo a Nikki. La notizia l’aveva colta di sorpresa. Erano passate ventiquattro ore da quando la giovane era stata quasi uccisa, e Grimes non si era preoccupato di interrogare i Wilson. Certo, aveva assistito alla funzione religiosa, e avrebbe potuto fare là le sue osservazioni, ma senza alcun dubbio avrebbe voluto sapere se Nikki aveva detto qualcosa a Kit o a suo marito, o se loro erano a conoscenza di qualche motivo per cui qualcuno voleva farle del male. Il capo della polizia era viscido, ma non stupido. Matt pensò che l’unico motivo per cui non si era preso la briga di telefonare ai Wilson era che già sapeva cosa era successo.

A una velocità che non dava nell’occhio, Matt percorse, passando tra le ombre allungate, la Oak Street, parallela alla Main Street, diretto alla stazione di polizia. La passione di Bill Grimes per le automobili vistose era nota a tutti, come il suo ultimo trofeo, una Dodge Viper rossa. Quel pomeriggio Matt l’aveva vista parcheggiata nello spazio per il personale dietro la stazione di polizia. Dall’angolo di Oak e Waverly, notò che era ancora là. Indietreggiò con la moto quel tanto da poter scorgere appena l’auto, quindi la poggiò sul cavalletto e prese la scatola degli arnesi, solo per dare una falsa impressione. Per due volte durante l’ora successiva, mentre si gingillava attorno al motore, due suoi pazienti si fermarono offrendosi di dargli una mano. Dal parcheggio della polizia uscirono due auto, poi un furgoncino. Calò il crepuscolo. La tensione di tenere gli occhi fissi sulla Viper non fece che aumentare la stanchezza di Matt.