Un villaggio residenziale! Tanto peggio per le strette piste per moto fuoristrada. Avevano appena attraversato il bosco che secondo Matt li avrebbe separati da Grimes e il suo scagnozzo. In realtà erano usciti da Belinda e si trovavano nella città vicina. Guai in vista.
I terreni fabbricabili della tenuta Shady Lake saranno anche stati venduti alla svelta, ma le opere di costruzione e paesaggistiche erano ancora molto indietro. Il terreno era stato sgombrato, ma, al momento, il posto ideale nelle montagne orientali consisteva in un dedalo di strade bianche collegate tra loro che demarcavano grandi appezzamenti di terra. Non vi era illuminazione e ben poche attrezzature pesanti, per cui Matt si chiese se il progetto non fosse fallito. Sperò fosse così. Secondo lui, simili «villaggi» rovinavano il paesaggio tanto quanto una miniera a cielo aperto. La tenuta Shady Lake non era certo ricca di attrezzature, ma di cartelli sì. Cartelli stradali, cartelli con frecce direzionali; cartelli che indicavano case future, cartelli con i numeri dei lotti; un cartello accanto a una larga e bassa buca per le fondamenta di una casa diceva: CLUBHOUSE; un altro poco distante gridava ai quattro venti: PISCINA CENTRALE.
Signore e signora Jones, quel numero 281 infilato nel fango laggiù non dirà un gran che al momento, ma…
Verne stava guadagnando sempre più terreno. Ora li separavano meno di cinquanta metri. Tutta la zona offriva un forte vantaggio alla Land Rover, in realtà, la situazione era tanto sbilanciata che Matt visualizzò Grimes che li derideva.
Matt scrutò davanti a sé per vedere se c’era un modo per mettere un po’ più di distanza tra loro. La Land Rover era troppo vicina anche solo per pensare di cercare un nascondiglio. L’unica speranza di farcela era quella di raggiungere l’estremità della tenuta Shady Lake con curve secche e imprevedibili, di trovare l’accesso di uno stretto sentiero e fuggire nel bosco. Tentando di tagliare attraverso i lotti, urtò un ripido cumulo di terra solida e ben battuta che fece volare la Harley. L’atterraggio fu tutt’altro che morbido. Nikki gridò mentre sbatteva la testa contro il parabrezza. Dietro di loro, Verne fece lo stesso salto senza alcun problema.
Tornato su una delle strade, Matt si lanciò a tutta velocità sul terreno ondulato e scarsamente alberato, con ogni probabilità il futuro campo da golf. Ora rimbalzavano violentemente. Matt fece del suo meglio per evitare le buche e le cunette più grosse, ma la velocità non gli permetteva di fare molto per scansarle. Poi, davanti a loro, i fari della motocicletta illuminarono una oscurità ampia e uniforme. Prima di poter analizzare a fondo la situazione, decollarono di nuovo, volando sopra la sponda di ciò che un giorno sarebbe stato lo Shady Lake.
«Stai dritta e tieniti forte!» urlò.
Mentre Nikki ubbidiva, la motocicletta atterrò con sorprendente delicatezza sul fianco di un ripido terrapieno, alto forse sette metri. Ai piedi del pendio, per quanto riuscì a vedere Matt, vi era dell’acqua. Il lago poteva essere profondo quindici centimetri o due metri. Impossibile saperlo. Avevano perso il controllo della moto e stavano scivolando sempre più veloci verso quella liscia oscurità, ma Matt aveva guidato motociclette di ogni genere per tutta la vita. Rimanendo eretto, usando i piedi tesi in avanti e azionando con delicatezza i freni anteriori e posteriori, riuscì a fare slittare la Harley verso destra e a portarla su un bordo roccioso a un trenta centimetri dall’acqua.
Ben fatto, pensò.
Spense i fari e rallentò fino a fermarsi. Nikki sospirò, si raddrizzò e si lasciò cadere contro di lui. Matt si tolse la giacca e l’aiutò a infilarsela.
«Sapevo che questo l’avrei odiato», gemette Nikki.
«Di che stai parlando?»
«È la prima volta che salgo su una motocicletta. Ora so perché ho detto, no grazie, tante volte.»
«Ma questo non è proprio…»
«Rutledge!»
Verne si era fermato sul bordo sopra di loro. I doppi fari della Land Rover tagliavano il buio sopra l’enorme cratere. Contro il luminoso cielo notturno, Matt riuscì a distinguere la silhouette di Grimes, in piedi e mani sui fianchi, sull’orlo del terrapieno.
«Cosa?» gridò Matt, usando la luce fornita dalla Rover per osservare il lago quasi vuoto. Le sponde, per quanto poteva vedere, erano troppo ripide per risalirle in moto, aveva però l’impressione di vedere solo una piccola parte dello scavo. Il letto del lago era ricoperto di pietre di otto, dieci centimetri che si stendevano per almeno trenta centimetri oltre il punto dove erano loro. Se l’acqua non fosse stata troppo profonda e se le pietre coprivano tutto il fondo, avrebbero potuto attraversarlo in sella alla moto. Grossi se. E per arrivare dove?
«Non si può uscire di lì se non a piedi, Matt. Venite su e parliamo.»
«Buona idea. Lei è sempre stato un tipo degno di fiducia e leale. Spegnete quei fari e saremo subito su.»
«Rutledge, il mio uomo ha un fucile ed è un ottimo tiratore. Uscite di lì ora ed eviterò che veniate uccisi.»
«Come ha intenzione di riuscirci?» chiese Matt, guadagnando un po’ di tempo. «Nikki», sussurrò, «come va?»
«I reni stanno ancora rimbalzando e il cuore non si è ancora calmato dopo quella piccola corsa giù per il pendio, ma almeno non sto più pensando al mal di testa. Dove siamo?»
A Matt fece piacere sentire il suo senso umoristico e una certa energia nella voce.
«Siamo a Disneyland un anno o due prima dell’arrivo di Topolino», rispose. «Ascolta, cercherò di fare il giro del lago sulla moto nella speranza di trovare un punto dove il pendio è meno ripido e noi possiamo uscire. Pensi di farcela?»
«Sarebbe più facile se io mi sedessi dietro di te?»
«Non se cadi giù.»
«Posso farlo.»
«Tieni sempre i piedi sulle pedivelle. Se urti con i piedi nudi lo scappamento, avrai bisogno di scarpe più piccole.»
«Rutledge, questa è la tua ultima occasione!»
«D’accordo, arriviamo, arriviamo», gridò Matt, guadagnando tempo. «Nikki, sei a posto?»
«C’è qualcosa cui mi posso aggrappare?»
«Quelle sbarre al fianco del tuo sellino o me.»
Lei gli cinse la vita con le braccia, si strinse a lui e premette la guancia contro la sua schiena.
«Vai», ordinò.
Matt sbirciò a occhi socchiusi l’oscurità per capire quanto riusciva a vedere davanti a sé per poter costeggiare la riva del lago senza accendere i fari. Raccolse poi un sasso e lo lanciò in acqua il più lontano possibile. Insieme al tonfo, sentì immediatamente il tipico rumore del sasso che urta un altro sasso. Fin laggiù almeno, l’acqua era molto bassa.
«Rutledge!»
Matt mise la prima e partì a tutto gas. Se vi era stato uno sparo dall’alto, non lo sentì. Sedici, trenta, cinquanta chilometri all’ora. La splendida motocicletta fece un balzo in avanti sopra i sassi. Guardando di traverso, notò che la Rover aveva fatto marcia indietro e che ora viaggiava parallela a loro, in alto, e poco più indietro. L’oscurità rendeva difficile correre e Matt, alla fine, cedette e, per un attimo, accese il fanale anteriore. Il lago, benché non fosse ampio come aveva immaginato, aveva una forma ovale, lunga circa ottocento metri e larga quattrocento. Fosse stato un lago «ombreggiato», in alto ci sarebbero stati degli alberi che avrebbero rallentato o addirittura obbligato Verne e Grimes a fare una deviazione. Per come stavano le cose, i due non avevano alcuna difficoltà a seguirli a gran velocità, una decina di metri sopra di loro. Il rumore del motore della Harley riecheggiava dall’acqua e dalle ripide pareti, rendendo impossibile capire se stavano o no sparando contro di loro.