In quel momento Matt scorse un’apertura davanti a sé. Si trattava di un enorme cunicolo in acciaio ondulato che si inoltrava nel terrapieno alla loro destra. Largo circa due metri, si apriva un metro sopra la pista di sassi su cui stavano viaggiando. Data la sua posizione, doveva essere stato costruito per svuotare il lago. Giudicò che il pendio che portava al pavimento del tunnel era sufficientemente inclinato per consentire loro di risalire la sponda ed entrare nel cunicolo, a patto di arrivarci frontalmente, dall’acqua. Se la profondità al centro del lago fosse stata superiore ai trenta centimetri, con ogni probabilità non sarebbero riusciti ad attraversarlo in sella alla Harley. Matt pensò di allontanarsi dalla riva per poi tornare verso il tunnel, ma, così facendo, Grimes e Verne si sarebbero trovati sempre sopra di loro. Una manovra più ragionevole era quella di attraversare il lago, a patto di farcela, naturalmente.
Accese il grosso fanale della Harley, controllò l’odometro mentre superava il tunnel e accelerò di nuovo. Era un’impresa tenere diritta la motocicletta sulle pietre mobili. Una velocità di cinquanta all’ora era a malapena controllabile, ma Matt spinse la moto a più di sessanta chilometri all’ora. Sopra di loro, la Land Rover resse il loro ritmo.
Nikki continuava a essere una passeggera modello, si teneva ben stretta, ma rimaneva sufficientemente rilassata da non nuocere ai delicati movimenti di Matt per mantenere l’equilibrio. Era una donna forte.
Alla loro destra, il terrapieno era sempre alto e ripido. La debole speranza di trovare un lieve pendio all’estremità del lago svanì. Anzi, la pendenza era ancora più scoscesa. Mentre superavano l’estremità curva del lago e affrontavano a gran velocità l’altro lato; Matt controllò l’odometro finché non si trovò nel punto opposto del lago, direttamente di fronte al tunnel. Spense allora il fanale e, con una secca curva a sinistra, entrò nell’acqua. Se quella mossa l’aveva stupita, Nikki non lo diede a vedere. Matt avanzò quanto più velocemente osasse fare. L’acqua, con ogni probabilità a causa delle piogge recenti, era profonda almeno quindici centimetri, e il fondo pietroso uguale alla pista che avevano seguito fino a quel momento. Se la profondità fosse cresciuta molto, sarebbe stato impossibile passare. Se si fosse spento il motore e non fosse riuscito a farlo ripartire, Matt aveva deciso di lasciare la motocicletta dov’era e di tentare di arrivare alla galleria a piedi.
«Forza, bambola», la spronò. «Ce la puoi fare.»
Nello specchietto retrovisore vide i fari della Rover brillare sopra il lago. Finalmente disorientati, pensò, sorridendo.
Dai, forza!
Avevano raggiunto il centro del lago e la profondità non era cambiata. Fosse riuscito a tenere diritta la Harley, mantenendo una velocità sufficientemente bassa da evitare che gli spruzzi bagnassero il sistema elettrico, sarebbero riusciti ad attraversarlo. Quello che temeva ora era che, pur essendo entrato in acqua nel punto giusto, non avesse mantenuto una linea retta durante l’attraversamento. Dietro di loro, la Land Rover si stava muovendo di nuovo, diretta al punto di partenza. Forse né Verne né Grimes sapevano del tunnel, nel qual caso, nel perfetto scenario di Matt, lui, Nikki e la Harley sarebbero svaniti come in uno spettacolo di Siegfried e Roy.
Aspettò il più a lungo possibile, poi accese il fanale anteriore. Erano a non più di cinquanta metri dalla riva e la galleria era proprio lì, ad appena qualche metro a destra.
«Tieniti stretta!» gridò, da sopra la spalla.
Le due braccia lo strinsero un po’ di più. Girò a destra, mettendosi diritto di fronte all’apertura e invitando la Harley ad accelerare. Con il motore rombante, esplosero fuori dall’acqua, salirono il basso argine e si lanciarono nella galleria. Il soffitto in acciaio ondulato saettò a meno di trenta centimetri sopra le loro teste. La motocicletta rimbalzò sul pavimento. Davanti a loro, solo buio. Dieci, venti, cinquanta metri. Matt rallentò. La fine del tunnel era proprio davanti a loro. Spense il fanale e uscì nel letto di torrente asciutto, lievemente in discesa. Frenò, si arrestò e controllò dietro di sé. La galleria in metallo, costruita nel cemento, aveva una porta massiccia in metallo che, fortunatamente, era spalancata. Sembrava che Shady Lake fosse una specie di prodigio d’ingegneria, un lago artificiale che forniva svago e rifornimento d’acqua per le piscine e il campo da golf. Non era chiaro da dove venisse deviata l’acqua per riempire il lago. Forse era per quel motivo che la costruzione si era bloccata, rifletté Matt, sorridendo.
A luci spente, seguirono il letto del torrente attraverso la sagoma ondulata di ciò che un giorno sarebbe stato un campo da golf. Dietro di loro, verso il lago, null’altro che buio.
«Come ce la stiamo cavando?» domandò Nikki, la guancia sempre schiacciata contro la schiena di Matt.
«Credo che riusciremo a uscire da questo posto», rispose Matt, tergendosi il sudore dalla fronte con la manica. «La domanda ora è: dove andare?»
«Boston», asserì lei con fermezza. «Portaci a Boston.»
22
Con un occhio fisso nello specchietto retrovisore, Matt percorse il letto asciutto del torrente fin dentro il bosco, dove si congiungeva a un ruscello. Matt costeggiò il ruscello per circa un chilometro e mezzo prima di sentire i rumori del traffico. Non riconobbe la strada a due corsie e, infatti, si diresse verso sud per parecchi minuti prima di rendersi conto di avere sbagliato direzione e di girarsi. A quel punto, Nikki, che pure indossava la giacca di Matt, batteva i denti. Lui le offrì le sue calze per coprirsi i piedi nudi, ma lei lo esortò a continuare finché non fossero stati sicuri di essere fuori pericolo.
Era stravolta, ma resistette coraggiosamente per altri trenta chilometri, finché Matt non si sentì abbastanza al sicuro da fermarsi. In un negozio Target, comprarono una spazzola per capelli, altri articoli da toilette, vestiti per entrambi e scarpe da ginnastica per Nikki. Al distributore Sunoco lì accanto fecero il pieno di benzina e acquistarono una carta stradale. Trovarono una strada secondaria che correva parallela alla principale e puntarono verso nord.
Pochi chilometri dopo il negozio Target videro un lungo locale, eretto, pareva, nel bel mezzo del nulla. Nikki aveva indossato nel negozio dei jeans e una camicia da caccia in flanella e si era legata al collo un bandana rossa. Aveva le labbra secche e screpolate e, sul viso, un reticolo di graffi in via di guarigione. Gli occhi erano cerchiati di scure ombre. In lei vi era, tuttavia, una dolce bellezza e un’intelligenza che Matt trovò decisamente attraenti. Nel corso dell’ultimo anno era stato qualche volta con una donna, ma si era sentito tanto disinteressato e distratto, che, per l’imbarazzo, era stato sul punto di scusarsi. Il nodo in gola e il desiderio di saperne di più su Nikki Solari erano tanto pericolosi quanto eccitanti, tanto disorientanti quanto piacevoli. Il ricordo di Ginny era vivido come sempre, ma, negli ultimi due giorni, aveva sentito che qualcosa in lui era cambiato.
È perché è passato tanto tempo? si chiese. O è questa donna?
«Come ti senti?» domandò.
«Non sono ancora pronta per i necrologi, se è questo che intendi, ma potrei candidarmi per le pagine dei fumetti. Questa storia è assolutamente irreale. Matt, dobbiamo andare alla polizia o… o all’FBI. Il rapimento non è un reato federale?»
«Sì, lo è», rispose lui. «Non ho idea di cosa succeda accusando un capo della polizia, anche se fossero due medici a raccontare la stessa storia. Questa sera gli siamo sfuggiti, ma Grimes non è affatto stupido. È un assassino, e ora è disperato. Sono certo che inventerebbe controaccuse, come, per esempio che sono stato io a rapirti e che poi ti ho fatto il lavaggio del cervello con droghe o altro. Sono successe cose ancora più strane.»