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Robusto

Viscido

Mellifluo

Sorridente

Cordialone

Capelli folti

Faccia piatta… come un personaggio dei cartoni colpito da una padella

Voce profonda

Forse accento texano

Cicatrice sul viso

Ellen sentì il cuore fermarsi.

«La cicatrice», domandò con voce tremante. «Che mi potete dire della cicatrice?»

«Quell’osservazione è di Nattie», rispose Eli. «Io non ricordo alcuna cicatrice.»

«Ebbene, c’era, ne sono sicura. Proprio qui.»

Indicò lo spazio tra il naso e il labbro superiore.

«È lui», esclamò Ellen.

«Chi?»

«Un uomo molto cattivo. Forse abbiamo trovato qualcosa.»

«Mi è appena venuta in mente un’altra parola che avremmo dovuto mettere nell’elenco: maldestro.»

«Che intende dire?»

«Ero in piedi in attesa che si liberasse la toilette. Lui è arrivato dal corridoio, è inciampato e mi è venuto addosso. Mi ha quasi sbattuta fuori dall’aeroplano.»

25

Matt e Nikki fecero colazione al Pancakes On Parade sulle rive del Susquehanna. Difficilmente un ristorante per famiglie era romantico, eppure questo, con la grande veranda posta su alti pali sopra il fiume, lo era. Ma che dire, quel particolare mattino, i due avrebbero trovato ricco d’atmosfera qualsiasi McDonald o Burger King. Per più di un’ora non parlarono assolutamente di Bill Grimes, di encefalopatia spongiforme o della Belinda Coal Coke. Stettero invece con le punte delle dita unite, con i pollici allacciati, risero fino alle lacrime su sciocche o imbarazzanti storie della loro vita e si rammaricarono per quelle tristi. Grace, la robusta cameriera che serviva al loro tavolo, la gomma americana in bocca, chiamò Matt ‘Battitore’ e Nikki ‘Tesoruccio.’ Dopo che per la terza volta vide che non erano ancora pronti per ordinare, non avendo neppure scorso il menu, portò loro dei lecca-lecca a forma di cuore e un conto di due dollari per smancerie in pubblico.

«È passato molto tempo da quando ho fatto smancerie», commentò Matt. «A parte forse quella volta, un paio di anni fa, quando ho abbracciato i miei compagni durante una partita di pallacanestro.»

«Gli uomini di Boston sono troppo raffinati per lasciarsi andare a svenevolezza», osservò Nikki. «Discutono invece di allunaggi e del telescopio Hubble.»

In una rientranza vicino alle toilette vi era un telefono a gettoni. Prima che Grace portasse loro ciò che avevano ordinato, Matt chiamò suo zio all’ospedale. «Ciao, zione, sono Matt.»

«Ehi», lo salutò Hal, «come va? Saputo nulla di quella tua paziente?»

«In verità non va troppo bene. E sì, Nikki Solari è sana e salva. È qui con me in Pennsylvania. Hal, sta succedendo qualcosa di molto strano e pericoloso. Deve avere a che fare con quei casi bizzarri.» «I minatori?»

«Loro e la ragazza che è morta, Kathy Wilson. E Bill Grimes c’è proprio in mezzo.»

«Secondo me Grimes è un tipo viscido e affamato di potere», ammise Hal, «ma non è cattivo.»

«Zio, credimi, è malvagio.»

Hal Sawyer ascoltò pazientemente il resoconto di Matt del rapimento di Nikki e del successivo salvataggio e delle informazioni ricevute quel mattino su ciò che era stato scoperto nel cervello di Kathy Wilson.

«Encefalopatia spongiforme», ripeté Hal, quando Matt ebbe terminato di parlare. «Perbacco, non avere scoperto una cosa simile mi mette decisamente in imbarazzo.»

«Non c’è motivo. Il cervello della Wilson sembrava normale, proprio come ritengo fossero quelli dei nostri due casi. Non ci si sarebbe aspettato da te uno studio microscopico sui loro cervelli. Questo patologo di Boston l’ha eseguito solo dietro insistenza di Nikki.»

«Pensi ancora che la colpa sia della miniera?»

«Ne sono sicuro. Non conosco l’esatto legame tra ciò che hanno fatto e la malattia spongiforme, ma so che in qualche modo ne sono la causa e Grimes prende di certo bustarelle da loro. Che dovremmo fare, secondo te?»

Hal rifletté per un po’.

«Ritengo che il primo passo sia mostrare a qualche persona autorevole quella tua discarica tossica.»

«Sono d’accordo.»

«C’è un uomo, Fred Carabetta, all’OSHA di Washington, l’ente per la sicurezza e la salute sul lavoro, che mi deve un favore per una perizia che ho fatto per lui alcuni anni fa. La cosa migliore sarebbe chiamarlo reclamando il mio credito e portarlo con noi in quella discarica. Una volta riusciti a convincere un agente dell’OSHA, potremmo avviare pressioni legali contro la BC C.»

«Se quel deposito è ancora là.»

«Questo, nipote, sai bene che non possiamo controllarlo. È la regola numero due del tuo Manuale della Gioventù…»

«… del Padrino. Lo so, lo so. Regola numero uno: il ‘non si può’ non esiste. Regola numero due: se non puoi controllare qualcosa, non lasciare che sia essa a controllarti.»

«Bravo. Sono orgoglioso che tu non abbia dimenticato le regole del manuale dopo tutti questi anni.»

«Solo perché me le declami tutte le volte che ne hai l’occasione.»

«Sono felice, allora, che tu mi abbia sempre prestato attenzione. Senti, Matt, vedrò cosa posso fare con Fred Carabetta. Come posso mettermi in contatto con te?»

«Telefona a casa mia e lascia un messaggio sulla mia segreteria telefonica. La controllerò spesso e ti richiamerò immediatamente.»

«E io chiamerò anche quel coroner di Boston. Forse mi dirà qualcosa su quello speciale colorante che ha usato.»

«Ti sono rimasti dei tessuti dei due minatori?»

«Credo di sì.»

«Per favore, non parlare con nessuno di Grimes, finché non avremo la possibilità di parlare tra noi, d’accordo? È più pericoloso di quanto credi.»

«Se sei tanto sicuro, perché non vai semplicemente alla polizia a denunciarlo?»

«Nikki vorrebbe farlo, ma sono riuscito a dissuaderla, per ora almeno. Da ciò che ho sentito, la polizia è una confraternita molto unita. Nessun poliziotto ci ascolterebbe né correrebbe subito a Belinda per sbattere Bill Grimes contro il muro a braccia in alto e gambe larghe. E, una volta usciti all’aperto, lui ci avrà nella sua rete nonostante ciò che dichiariamo. Per ora, preferirei aspettare.»

«D’accordo, come vuoi. Ma sii prudente. Ti telefonerò di nuovo più tardi. A proposito, questa mattina sono andato a trovare tua madre. Sta peggiorando.»

«Lo so. L’ho vista ieri per alcuni minuti. Non ci vorrà molto prima che abbia bisogno di assistenza totale. Me ne occuperò quando questa faccenda sarà sistemata. Senti, Hal, grazie per il tuo aiuto, con mia madre e con questa storia.» «Sei sulla pista giusta, Matt, ne sono certo.» «Anch’io, zione. Anch’io.»

Nikki diede alle frittelle un bell’otto. Matt sostenne di avere divorato la sua omelette spagnola troppo rapidamente per poterle dare un punteggio. Lasciò a Grace una mancia che era il doppio del prezzo della colazione e un biglietto in cui la ringraziava per avere presieduto le loro smancerie mattutine.

«Sai cosa mi conforta veramente?» chiese mentre si dirigevano alla Harley. «Sono realmente felice che quei tipi non ti abbiano uccisa.»

«Ehi, sai proprio cosa dire a una ragazza, romanticone. È bello sapere che abbiamo qualcosa in comune. Anch’io sono felice che non mi abbiano uccisa.»

Si allungò sopra la moto e lo baciò tanto intensamente da guadagnarsi un colpo di clacson da un camionista che passava. Si era appena staccata da lui che sentirono alcune timide gocce di pioggia. Quindici minuti più tardi stava piovigginando intensamente. Matt trovò uno spaccio Wal-Mart alle porte di York e acquistò con la carta Visa impermeabili per entrambi, ma, per le successive cinque ore, il viaggio proseguì lento e disagevole. Pensarono anche di fermarsi da qualche parte per la notte e proseguire l’indomani, ma Nikki non vedeva l’ora di arrivare a casa. Quando le nuvole si diradarono, erano ancora a parecchie ore da Boston, essendo stati rallentati dal traffico dell’ora di punta attorno a New York. Alle nove Nikki chiamò lo studio per avvisare Joe Keller che erano in ritardo e che non sarebbero arrivati prima delle undici, ma nessuno rispose.