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«Che ne dici di tutti quelli chi?»

Rudy era entrato nel salottino portando le liste e altri fogli.

«… sono orgogliosa di dire che tutti i nostri più importanti network trasmetteranno la cerimonia dal Centro Sanitario Locale di Anacostia qui a Washington, dove una neonata di quattro giorni prenderà il suo posto nella storia medica come prima ricevente ufficiale di Omnivax.»

«Sto guardando un programma che avrebbe potuto essere stato scritto dagli addetti alle pubbliche relazioni dell’industria farmaceutica», rispose Ellen, «e che invece è stato scritto da quelli di Jim Marquand. C’è qualcosa in quella sua leziosa moglie che mi irrita profondamente.»

Cercò di modulare la voce, che le sembrava troppo alta. Le era mai successo di bere così tanto? Seguì lo sguardo divertito di Rudy verso la bottiglia sul tavolo accanto a lei. Ci saranno state, al massimo, tre dita di vino. Accanto alla bottiglia, il cavatappi e il turacciolo macchiato di Merlot, prova che, poco tempo prima, la bottiglia era intatta.

«È il migliore Merlot che ho trovato per quello che volevo spendere», commentò con delicatezza, dato che la situazione richiedeva che lui dicesse qualcosa.

«Rudy, scusami. Sono estremamente stanca e… e mi sono persa in questo spettacolo e… e non mi sono resa conto di averne bevuto così tanto.»

«Sciocchezze. Il buon vino deve essere goduto.»

«Davvero, io non bevo spesso.»

Rudy sprofondò nel divano in pelle marrone rossiccio. La sua espressione non era affatto quella di uno che giudica.

«Allora, a che punto è il nostro caro vaccino?» domandò.

«Dopodomani su una bambina di quattro giorni si darà il via alle vaccinazioni.»

Per voi dal comitato altri quattro anni per un’America migliore, annunciò il titolo di coda. Ellen si rese conto di non aver appreso di chi fosse la voce narrante.

«Se non altro», osservò Rudy, «prevedo che il numero di casi di febbre di Lassa calerà in modo straordinario.»

«Hai ragione. Il vecchio Scarface non ha più alcun motivo per volare attorno al mondo infettando la gente. Lasciamo che l’epidemia venga curata.»

«Fa un po’ freddo qui. Vuoi una coperta?»

«No, voglio dire, sì, voglio dire, tu resta qui, posso prendermela da sola.»

Ignorando le sue parole, Rudy tolse una trapunta rosso cupo da una vecchia cassapanca da nave restaurata e lo fece cadere sulle sue ginocchia.

Smettila di essere tanto gentile con me, pensò Ellen. Io sono una stupida.

«Grazie», disse con voce velata. «Non so come avrei potuto fare tutto ciò senza di te.»

«Sciocchezze. Tu sei la professionista. Io sono solo il caddy.»

«No, non l’ho detto tanto per parlare. Rudy, io…»

Rudy sospirò. «Che la frase che ha dato inizio alla rivoluzione americana, ‘il botto sentito in tutto il mondo’, rimanga avvolta per sempre d’ambiguità. Sai, prima che tu mi portassi nel mondo delle vaccinazioni, io davo tutto questo più o meno per scontato. Gli scienziati e le ditte farmaceutiche producono i loro vaccini, e i loro PR si assicurano che noi si sappia perché abbiamo bisogno dei loro prodotti e cosa ci capiterebbe se non li adottassimo. Sembrava così semplice. E, dopo che i loro vaccini sono stati approvati dall’FDA e che il CDC ha detto a tutti che devono prenderli, noi sorridiamo grati e diciamo, ‘Grazie, obbedisco. Ecco il mio corpo.’»

«Quando le società farmaceutiche fanno un errore, più spesso che no è un errore madornale», disse Ellen, cercando di nuovo di dirigere la conversazione verso la lettera. «È questo che ho in comune con loro. Quando faccio uno sbaglio, è uno sbaglio madornale.»

«Dillo a me. Ero solito definirmi il re di Casinoville.»

«Rudy», iniziò a dire Ellen, «non so cosa mi abbia spinta a fare ciò che ho fatto, ma…»

«L’hai fatto, perché, diversamente da alcune first lady che conosciamo, cerchi la verità. Hai una nipote che pare sia stata rovinata dalle vaccinazioni e tu vuoi dare una mano a determinare se le cose stanno proprio così e vuoi evitare che altri bambini e i loro genitori paghino lo stesso prezzo.»

«Suppongo di sì.»

Ellen si guardò attorno stancamente, quindi versò metà del vino che restava nella bottiglia nel suo bicchiere.

«Sai, Rudy», provò di nuovo, «sono sempre stata una persona molto curiosa, qualcuno direbbe addirittura che sono una ficcanaso. Howard diceva sempre che, a forza di ficcanasare, un giorno o l’altro sarei finita in grossi guai.»

«Se tutto ciò non ti avesse incuriosita, avremmo già piantato tutto e saremmo scivolati nelle nostre banali esistenze.»

«A volte si fanno alcune cose e, subito dopo, si vorrebbe non averle fatte.»

«È così che si sentirà quella canaglia che è venuto a farti visita, dopo che l’avremo trovato. Ellen, ho trovato del materiale su cui lavorare. Siamo più vicini a capire chi sia quel tipo più di quanto tu possa pensare.»

Ellen si sentiva confusa, a disagio e incapace di concentrarsi del tutto su ciò che stava vedendo o sentendo. Aveva esagerato con il vino e intuiva che stava per peggiorare una situazione già brutta.

«Non vedo l’ora di sentire le tue novità», ammise. «Anch’io ho qualcosa di cui ti devo parlare.»

Aveva veramente pronunciato quelle parole o le aveva soltanto pensate?

«Allora», esordì Rudy, «ti dirò quale ritengo sia il significato di ciò che hai trovato.»

«È stato uno sbaglio», lo interruppe Ellen. «So che non avrei dovuto farlo, e mi dispiace veramente. In ogni caso… mi stai ascoltando?»

Rudy stava sfogliando le liste dei passeggeri e un fascio di biglietti.

«In ogni caso… Continua, ti sto ascoltando.»

Ellen sospirò. La prossima volta, a mente sgombra, avrebbe cercato di rimettere a posto le cose. Rudy non meritava di sentire una donna mezzo ubriaca, sbavante e lenta, dire tra le lacrime come aveva invaso la sua privacy.

«Che cosa hai scoperto?» chiese, spegnendo il televisore.

«Ecco qua», rispose eccitato, spostando il carrello della televisione, avvicinando un tavolino e sedendosi sul bracciolo della poltrona di Ellen. «Ho preso come punto di partenza ogni maschio che si trovava sui voli a più tratte con una persona che in seguito era rimasta contagiata con la febbre di Lassa, includendo anche i voli da Freetown e dal Ghana. Secondo me, il nostro uomo deve essere uno di questi quattro.»

Ellen sentiva le parole di Rudy, e ne registrava alcune, ma provava anche una nausea sempre più forte.

«Continua», disse, chiedendosi se un boccone di pane le avrebbe fatto bene o male.

«Naturalmente», proseguì Rudy, «penso che forse tutti e quattro questi uomini sono la stessa persona. Non è difficile, per chi ha i soldi, ottenere passaporti e carte d’identità falsi.»

«E chiunque stia finanziando questa operazione ne ha a sufficienza, o ne avrà.»

«Temo che tu abbia ragione. Ho tutti i loro nomi e indirizzi e… Ellen, vuoi riposarti un po’ e tornare su questo argomento tra un paio d’ore, o domattina?»

«Intendi per il vino?»

«Non ti conosco come una gran bevitrice, e ne hai bevuto un bel po’.»

«Sto bene», replicò lei con tono più brusco di quanto avesse voluto. «Sto bene, davvero. Chiamiamo il servizio… il servizio informazioni e vediamo se qualcuno dei quattro uomini è sull’elenco telefonico all’indirizzo che ha dato.»

«Ottima idea!» esclamò Rudy, sinceramente stupito e contento del suo contributo.

Tre dei nomi che Rudy aveva scelto dalle liste dei passeggeri non erano elencati. Il quarto, Vinyl Sutcher di Tullis, nel West Virginia, aveva un numero telefonico non riportato sull’elenco telefonico, dietro sua richiesta.

«Dovremo cominciare con lui», osservò Ellen, lottando ora con la stanchezza oltre che con la nausea e il giramento di testa. Sii forte, disse a se stessa. «Vinyl. Difficile credere che abbia inventato un nome simile per un passaporto falso.»