Sitka Pete sbuffò sonoramente e colpì. Faro Nell grugnì e fece un balzo bloccando qualcosa fra gli unghioni. Lo stritolò. Huyghens capì e spense la luce. Poi disse: — Roane! Non spari! — Rimase in ascolto e udì al buio rumore di mascelle al lavoro. Poi, quando il rumore cessò: — Guardi! — disse e accese la lampada di nuovo.
Qualcosa dalla forma strana e dall’epidermide simile a quella degli uomini roteò e sbatté le ali verso di lui. Poi ce ne furono due, tre, dieci, venti… sempre di più.
Un’enorme zampa pelosa fulminò la cosa in mezzo al raggio di luce. Apparve un’altra zampa e colpì. Huyghens spostò la lampada, illuminando i tre grandi Kodiak che, ritti sulle zampe posteriori, con le anteriori colpivano le bestiole svolazzanti, incapaci di resistere al fascino della luce. Era impossibile riconoscerne i particolari, dato il loro pazzo carosello, ma erano quelle sgradevoli bestie notturne alate e con il corpo vagamente scimmiesco.
Gli orsi non ruggivano e non si agitavano: colpivano con un’aria di competenza e decisione da professionisti. Ai loro piedi si ammucchiavano gli animaletti uccisi.
Poi non ne restarono più in volo, e Huyghens spense la lampada mentre gli orsi masticavano e inghiottivano ingordamente al buio. Huyghens disse con voce calma: — Quelle cose sono carnivore e succhiano il sangue. Roane; succhiano il sangue alle loro vittime come vampiri e riescono a farlo senza svegliarle. Quando muoiono, i loro compagni li mangiano. Ma gli orsi hanno la pelliccia folta e si svegliano quando vengono toccati; e poi sono onnivori, a parte gli sfex mangiano qualunque cosa e di gusto. Si direbbe che quelle bestie notturne siano venute qui solo per cenare. E invece sono rimaste: sono loro, la cena… per gli orsi. Gli orsi vivono di quello che trovano.
Improvvisamente, Roane gridò: — Ehi! — e accese una piccola lampada, illuminando un filo di sangue che gli colava dalla mano. Huyghens gli passò la sua scatola tascabile di disinfettante e bende, e Roane fermò il sangue e bendò la mano. Fu allora che si accorse che Nugget stava mangiando. Quando diresse la luce sul cucciolo, Nugget inghiottì convulsamente e così Roane si accorse che Nugget aveva ucciso e divorato la bestia che gli aveva succhiato il sangue. Il mattino seguente, cominciarono a rimontare di nuovo la scarpata verso l’orlo dell’altopiano. A un certo punto, uscendo dal cerchio dei suoi pensieri, Roane disse penosamente: — I robot non avrebbero saputo far niente con quella specie di vampiri, Huyghens.
— Be’, si potrebbero costruire dei robot adattati per segnalarne la presenza; però dovrebbe spiaccicarli da solo. Io preferisco gli orsi. — Huyghens era in testa a condurre, perché là non serviva a nulla procedere con la formazione da foresta: sul ripido pendio gli orsi s’inerpicavano con facilità, e le loro zampe poderose facevano buona presa sulle rocce inclinate, ma gli uomini avanzavano con difficoltà. Due volte Huyghens si fermò per esplorare con il binocolo il terreno alla base della montagna. Aveva un’aria sollevata, mentre riprendeva il cammino: infatti il gigantesco sperone roccioso simile a una prua era visibilmente più vicino. Verso mezzogiorno apparve alto sopra l’orizzonte, a non più di venticinque chilometri di distanza, e Huyghens decise di fare l’ultima sosta.
— Sotto di noi non ci sono più assembramenti di sfex — disse con allegria — e per molte miglia non ne abbiamo visto nessuna fila salire i pendii. — Attraversare una pista di sfex significava attendere che un gruppo fosse passato e quindi compiere la traversata prima che ne arrivasse un altro. — Ho l’impressione che abbiamo attraversato il percorso della loro migrazione: vediamo cosa ci dice Semper.
Fece un gesto e l’aquila si levò in alto; come tutte le creature all’infuori dell’uomo, Semper tendeva ad agire solo fino a quando non fosse soddisfatto il suo appetito e quindi si adagiava a oziare o dormire: si era fatta gli ultimi chilometri appollaiata sul basto di Sitka Pete. Ora partì in alto e Huyghens guardò nel video.
Semper roteava, e l’immagine nel video oscillava e girondolava, e pochi istanti dopo l’aquila oltrepassò l’orlo dell’altopiano. Là c’era ancora della vegetazione, il terreno era ondulato e c’erano anche macchie di cespugli; ma, quando Semper salì ancora, apparve il vero deserto. Nei paraggi, comunque, non c’erano animali. Una volta sola, come l’aquila virò bruscamente, la telecamera inquadrò l’altopiano in profondità e Huyghens poté vedere in lontananza gli sfex; li vide ammassati come mandrie: ma, naturalmente, era impossibile che dei carnivori si riunissero in mandrie.
— Saliamo direttamente, adesso — dichiarò soddisfatto Huyghens. — Attraverseremo l’altopiano qui e potremo anzi contornarlo un pochettino sottovento. Credo che troveremo qualcosa di interessante, andando alla vostra colonia di robot. — Con un gesto della mano, spinse gli orsi a precederlo, verso la parte finale della scarpata.
Raggiunsero il ciglio alcune ore dopo, poco prima del tramonto, e trovarono della selvaggina: non molta, ma era sempre cacciagione, là sul margine erboso e macchiato di cespugli. Huyghens abbatté un ruminante dal pelo arruffato che certo non viveva nel deserto. Al cadere della notte ci fu un’improvvisa caduta della temperatura. Faceva molto più freddo che sui pendii sottostanti. L’aria era più rarefatta. Confuso, Roane ci pensò e d’un tratto capì la causa: sottovento rispetto allo sperone di roccia, l’aria era calma, non c’erano nubi e il terreno irradiava calore verso il vuoto. Poteva fare molto freddo, durante la notte.
— È molto caldo di giorno — aggiunse Huyghens quando glielo fece notare. — Il sole è già molto forte in atmosfera rarefatta, ma normalmente in montagna c’è vento. Qui, di giorno, il suolo diventerà come la superficie di un pianeta senza atmosfera. A mezzogiorno la temperatura della sabbia potrà arrivare a settanta-ottanta gradi, ma di notte sarà il gelo.
E fu così. Prima di mezzanotte Huyghens accese un fuoco: non ci doveva essere pericolo di trovare dei “nottambuli” con un freddo tale. Il mattino seguente gli uomini erano irrigiditi dal gelo, ma gli orsi grugnivano e si muovevano vivaci; sembravano vivificati dall’aria fredda del mattino. Difatti Sitka e Sourdough Charley divennero allegri e si misero a lottare amichevolmente, colpendosi l’un l’altro con delle zampate che erano date solo per finta, ma che avrebbero potuto sfasciare la testa a un uomo. Nugget li guardava eccitato e uggiolante. Faro Nell li considerava con disapprovazione tutta femminile.
Si incamminarono. Semper sembrava impigrita. Dopo un breve sorvolo discese per caracollare sul dorso di Sitka, come il giorno prima. Appollaiata lassù, guardava il terreno che, di mano in mano che avanzavano, cambiava diventando sempre più tipicamente desertico. Semper aveva l’aria accigliata e non avrebbe volato. Gli uccelli plananti non amano mettersi a volare quando non ci sono venti di cui approfittare. Per strada, Huyghens cercò di mostrare con esattezza a Roane dove si trovavano, utilizzando l’ingrandimento fotografico della foto presa dall’alto, e gli indicò il luogo da dove sembrava provenire il segnale di aiuto.
— Lo sta facendo per l’eventualità che le succeda qualcosa, vero? — disse Roane. — Ammetto che è logico, ma cosa vuole che possa fare io, da solo, per aiutare quei sopravvissuti, anche ammesso che ce la faccia a raggiungerli?
— Quello che lei ha imparato sugli sfex le sarà utile — rispose Huyghens. Gli orsi le saranno utili. E poi abbiamo lasciato alla mia base un messaggio che verrà letto da chiunque atterri laggiù, dove il radiofaro è sempre in funzione: qualcuno quindi troverà ie istruzioni per raggiungere il posto dove siamo diretti noi.
Roane arrancava accanto a lui. La linea verde del sottile confine del Deserto Alto era ormai lontana ed essi camminavano nella sabbia fine dell’altopiano.
— Senta un po’ — disse Roane — vorrei sapere una cosa: lei mi ha detto che nel suo pianeta d’origine lei è schedato come ladro di orsi. Mi ha detto che è una frottola per proteggere i suoi amici dalle inchieste del Controllo Colonie. Lei vive soltanto delle sue risorse, rischiando la vita ogni minuto di ogni giorno. Si è assunto anche il rischio di lasciarmi vivo. E adesso rischia ancora di più per portare un aiuto a degli uomini che dovranno testimoniare che lei è un criminale: perché lo fa?