Huyghens rise senza aprir bocca. Poi: — Perché non mi piacciono i robot, disse con calma. — Non mi va giù il fatto che stiano soppiantando l’uomo, che lo stiano rendendo subordinato a loro.
— Andiamo — insistette Roane — non capisco proprio come lei possa fare il criminale solo perché non le piacciono i robot. Né posso capire come gli uomini si possano lasciar subordinare dai robot!
— Ma è così — affermò pacatamente Huyghens. — Naturalmente, io sono un eccentrico. Però io vivo veramente come un uomo, su questo pianeta: vado dove mi pare e faccio quel che mi piace. I miei aiutanti, gli orsi, sono i miei amici. Se la colonia dei robot fosse stata un successo, crede che gli uomini avrebbero vissuto da uomini, laggiù? Difficile! Avrebbero dovuto vivere nella maniera permessa dai robot! Avrebbero dovuto restare all’interno di una barriera costruita per loro dai robot. Avrebbero dovuto mangiare solo quello che i robot potrebbero coltivare per loro, e nient’altro. Be’… quegli uomini non avrebbero potuto spostare un letto vicino alla finestra, perché altrimenti i robot domestici non avrebbero potuto lavorare! È vero, i robot li avrebbero serviti, nel modo esatto stabilito dai robot… Ma che cosa se ne sarebbe potuto cavare? Soltanto dei nuovi lavori da affidare ai robot!
Roane scosse il capo: — Finché gli uomini vogliono l’aiuto dei robot — disse — dovranno accontentarsi di quello che i robot possono fare. Se a lei questo aiuto non serve…
— Io voglio decidere da me quello che voglio — disse Huyghens, di nuovo calmo. — Non mi va di essere limitato a scegliere fra quello che mi offrono. Il mio pianeta lo abbiamo colonizzato un po’ con i cani e un po’ con le mani. Poi abbiamo adattato gli orsi e abbiamo finito l’opera con loro. Ora c’è la sovrappopolazione e sta diminuendo il posto per gli orsi e i cani… e gli uomini. Sempre più gente viene privata del diritto di scegliere tra quello che i robot ammettono. Più ci si mette nelle mani dei robot, più si restringe il campo delle scelte. Non vogliamo che i nostri figli si limitino a volere quello che i robot possono procurare! Non vogliamo che si immiseriscano al punto da rinunciare a quello che i robot non possono, o non vogliono dare! Vogliamo che essi siano uomini, donne… non dei dannati fantasmi che pigiano dei bottoni di comando dei robot in modo da sopravvivere per continuare a pigiare i bottoni di comando dei robot. Se questo non vuol dire essere subordinati ai robot…
— È un argomento emotivo — protestò Roane. — Non tutti la pensano così.
— Ma io sì — dichiarò Huyghens. — E così un mucchio di altri. La galassia è grande ed è possibile trovarci delle sorprese. L’unica cosa sicura, per i robot e per gli uomini che dipendono da loro, è che essi non sono in grado di cavarsela con l’imprevisto e sta per arrivare il momento in cui avremo bisogno di uomini che siano in grado di farcela. Per questo sul mio pianeta alcuni di noi hanno chiesto di colonizzare Loren Due: permesso rifiutato, troppo pericoloso. Ma gli uomini possono colonizzare qualsiasi pianeta, se sono degli uomini. Così io sono venuto qui per studiare il pianeta e in particolare gli sfex. Caso mai, ci si proponeva di chiedere di nuovo il permesso, provando che eravamo in grado di cavarcela anche con quelle bestie. Piano piano, è quello che sto facendo io. Invece il Controllo ha dato il permesso per una colonia di robot… e che cosa è successo?
Roane fece la faccia scura: — Lei ha preso la strada sbagliata, Huyghens — disse. — Era illegale. È illegale. È nello spirito pionieristico: piuttosto ammirevole, ma diretto male. Dopo tutto, è vero che furono i pionieri a lasciare la Terra per le stelle, ma…
Sourdough si rizzò sulle zampe posteriori e annusò l’aria. Huyghens spostò la sua arma in modo da averla a portata di mano; Roane fece scattare la sicura. Nulla.
— In un certo senso — disse Roane irritato — lei parla di libertà, cosa che la maggior parte della gente pensa sia tutt’uno con la politica. Lei invece afferma che è qualcosa di più e in linea di principio posso concederglielo. Ma da come la mette giù, sembra piuttosto una deviazione religiosa.
— È rispetto per se stessi — corresse Huyghens.
— Forse lei…
Faro Nell brontolò; con il muso spinse Nugget vicino a Roane e sbuffò verso l’uomo. Poi si accostò a Sitka e Sourdough, che stavano aspettando qualcosa rivolti all’immenso pianoro, e si mise in mezzo a loro.
Huyghens guardò attentamente nella direzione dove essi erano rivolti e poi tutt’intorno. Disse, piano: — Qui può finir male… Fortuna che non c’è vento. Venga, Roane! Su questa collina.
Corse avanti, seguito da Roane, con Nugget che trottava pesantemente dietro di loro. Raggiunsero il luogo sopraelevato, che era in realtà soltanto una duna un paio di metri più alta della sabbia circostante, e Huyghens scrutò di nuovo in giro, utilizzando il binocolo.
— Uno sfex — disse brevemente — solo uno! È completamente assurdo che uno sfex sia solo! Del resto, non è nemmeno logico che si radunino insieme a migliaia… — S’inumidì un dito e alzò la mano. — Niente vento. — Riprese il binocolo.
— Non si è accorto che siamo qui — aggiunse. — Sta andandosene. Nessun altro in vista… — Esitò, mordendosi le labbra. — Mi ascolti, Roane: voglio uccidere quello sfex per provare una cosa. C’è il cinquanta per cento delle probabilità che io ne ricavi qualcosa di veramente importante, ma… devo sbrigarmi. Se ho ragione… — Poi disse cupamente: — È una cosa da sbrigare in fretta. Cavalcherò Faro Nell, è più rapida. Non credo che Sitka e Sourdough se ne staranno buoni qui e Nugget invece non può correre abbastanza veloce: vuol restare qui con lui?
Roane trattenne il respiro. Poi disse calmo: — Lei sa cosa sta tacendo: va bene, resto.
— Tenga gli occhi aperti. Se vede qualcosa, anche lontano, tiri un colpo e noi torneremo subito. Non aspetti che qualcosa sia vicino, prima di sparare. Se vede qualcosa, spari immediatamente!
Roane assentì. Trovò stranamente difficile dire qualcosa. Huyghens si avvicinò agli orsi schierati e si arrampicò sul dorso di Nell, tenendosi bene alla sua folta pelliccia. — Via! — gridò. — Di qui, dai!
I tre Kodiak si lanciarono avanti di gran carriera. Huyghens ballonzolava e ondeggiava sul dorso di Nell. L’improvvisa volata disarcionò Semper, che si alzò sbatacchiando le ali e seguendo il gruppo a volo radente.
Fu una cosa fulminea. Un orso Kodiak può correre, se è il caso, come un purosangue. Sitka, Sourdough e Faro Nell piombarono dritti come frecce per più di mezzo chilometro addosso al mostro blu-marrone che si voltò ad affrontarli. La detonazione dell’arma di Huyghens, che sparò cavalcando Faro Nell, e l’esplosione del proiettile nel corpo dello sfex furono contemporanei: il mostro irto di aculei fece un balzo e morì.
Huyghens saltò giù da Faro Nell e frugò febbrilmente il terreno. Guardava, inclinando la testa da una parte.
Da lontano, Roane aguzzava lo sguardo. Huyghens stava facendo qualcosa allo sfex morto, mentre i due orsi maschi gli giravano intorno e Faro Nell lo guardava con grande attenzione. Sulla duna, Nugget uggiolò e Roane gli diede un colpetto con la mano. Nugget uggiolò più forte.
Huyghens si era raddrizzato, si avvicinò a Faro Nell e risalì in groppa all’orsa. Sitka voltò la testa indietro verso Roane e annusò l’aria; poi indietreggiò. Doveva aver fatto qualche cosa, perché Sourdough si mise al suo fianco e insieme le due bestie cominciarono a tornare al trotto. Semper si agitò, ma nell’aria immobile non riusciva a sostenersi facilmente; atterrò sulla spalla di Huyghens e ci si aggrappò.