Выбрать главу

«Sai, Lianne» disse Keith «tu sei davvero una donna bellissima.» Alzò una mano. «Lo so, nel mio ruolo non dovrei dire cose del genere, ma siamo entrambi fuori servizio. E tu sei una donna bellissima.» Lei abbassò gli occhi. Lui attese in silenzio, passandosi i denti sul labbro inferiore. E un pensiero si fece strada nella sua mente.

Non fare del male a Rissa.

Faresti solo del male a te stesso.

«Ma credo che per me sia meglio ammirarti da lontano» disse infine.

Lei lo fissò per un attimo, poi distolse gli occhi. «Rissa è una donna molto fortunata» disse Lianne.

«No» la contraddisse Keith. «Io sono un uomo molto fortunato. Ci vediamo domani, Lianne.»

Lei annuì. «Buona notte, Keith.»

Tornò a casa, si preparò un panino, lesse qualche capitolo di un vecchio romanzo di Robertson Davies e si coricò per tempo.

E dormì come un bambino, completamente in pace con se stesso.

Il turno alfa del giorno successivo cominciò nella maniera consueta. Rombo era arrivato esattamente in orario, ovviamente; Thor entrò, mise i piedi sulla scrivania del Timone e cominciò a dettare istruzioni al computer di navigazione; Lianne, già nel pieno del lavoro, istruiva le miniteste olografiche dei suoi ingegneri sui compiti da svolgere nella giornata. Nella seconda fila, Keith parlava serenamente con Rissa, appena rientrata da Grand Central.

In quel momento, però, il panorama stellato si aprì e Jag entrò con un’andatura che sembrava più una corsa che non il suo solito passo deciso.

«Ce l’ho!» gridò, anche se, a giudicare dalle onde di eccitazione che agitavano la sua pelliccia, forse la traduzione più appropriata sarebbe stata “Eureka!”.

Keith e Rissa si voltarono a guardare Jag, che non si diresse alla sua postazione, ma andò nel centro della stanza fermandosi a due metri dalla consolle di Thor.

«Ce l’hai, che cosa?» domandò Keith, trattenendo ogni possibile battuta.

«La risposta!» abbaiò Jag, emozionatissimo. «La risposta!» Riprese fiato. «Sopportatemi per un momento e arriverò a spiegarmi. Ma una cosa voglio dirla subito… noi “abbiamo importanza”! La nostra presenza conta. Per tutti gli dèi delle montagne, dei fiumi, delle valli e delle pianure… è “soltanto” la nostra presenza che conta.» I suoi occhi puntarono in direzioni differenti, uno su Lianne, un altro su Rombo, un terzo su Rissa e il quarto su Thor e Keith, che dal punto di vista di Jag si trovavano sulla stessa linea, uno dietro l’altro. Ormai sappiamo che il viaggio nel tempo dal futuro al passato è possibile «esordì.» L’abbiamo visto applicato alle stelle di quarta generazione e con la capsula temporale costruita da Hek e da Azmi. Ma avete considerato quali conseguenze ne derivano? Immaginiamo che domani a mezzogiorno io usi una macchina del tempo per spedire me stesso fino a oggi. Che cosa ne consegue?

Rispose Keith. «Be’, che ci sarebbero due Jag. Quello di oggi e quello arrivato da domani.»

«Esatto. Adesso pensate a questo: se ci fossero due Jag, la mia massa sarebbe raddoppiata. Io peso 123 chili, ma se ci fossero due versioni di me stesso allora ci sarebbero 246 chilogrammi di massa-Jag a bordo della nave.»

«Credevo che fosse impossibile» intervenne Rissa «a causa della legge di conservazione di massa ed energia. Da dove verrebbero i 123 chili aggiuntivi?»

Jag la guardò, trionfante. «Dal futuro! Non capite? Il viaggio nel tempo è l’unico modo concepibile di violare la legge. È l’unico modo per aumentare la massa totale del sistema.» La sua pelliccia continuava ad agitarsi. «E che dire delle stelle venute dal futuro? Più ne arrivano e più aumenta la massa dell’universo attuale. Dopo tutto, ogni stella di quarta generazione è costituita da preesistenti particelle subatomiche riciclate. Spingerle indietro nel tempo, in pratica, è come duplicare queste particelle, raddoppiando la massa complessiva.»

«Un interessante effetto collaterale, senza dubbio» commentò Rombo. «Ma non spiega perché le stelle siano state mandate indietro nel tempo.»

«Certo che lo spiega. Il raddoppio della massa non è un semplice effetto collaterale, niente affatto! Al contrario, è il solo obiettivo della missione!»

«Missione?» domandò Keith.

«Sì, la missione di salvare l’universo! Quelle stelle sono state mandate indietro nel tempo per aumentare la massa dell’universo.»

Keith spalancò la bocca. «Buon Dio!»

Tutti e quattro gli occhi del waldahud conversero su Keith. «Esatto!» abbaiò Jag. «Lo sappiamo da più di un secolo che la materia visibile rappresenta meno del dieci per cento della quantità di materia che dev’essere presente. Il resto è costituito da neutrini e da materia oscura, come i nostri giganteschi amici qui fuori dalla nave. A questo punto sappiamo di che cos e fatta tutta la materia dell’universo, ma ancora non sappiamo quanta ce ne sia in totale. E il destino dell’universo dipende proprio da quanta massa esso contiene. Ci sono tre alternative, a seconda che il totale sia superiore, inferiore o esattamente identico alla cosiddetta densità critica.»

«Densità critica?» domandò Rissa.

«Proprio così. L’universo è in espansione, e lo è fin dall’istante del Big Bang. Ma questa espansione durerà per sempre? Dipende dalla gravità. E l’ammontare della gravità, ovviamente, dipende dalla quantità di massa presente. Se non ce ne abbastanza, cioè se la massa dell’universo è inferiore alla densità critica, la gravità non vincerà mai la forza dell’esplosione originaria e l’universo continuerà a espandersi per sempre, e la materia in esso contenuta si diffonderà in un volume sempre maggiore. Tutto diventerà freddo e vuoto, con i singoli atomi distanti anni luce l’uno dall’altro.»

Rissa rabbrividì.

«Se invece è vera l’altra possibilità, se cioè la massa dell’universo supera la densità critica, allora la gravità “vincerà” la forza del Big Bang, rallenterà l’espansione dell’universo e alla fine la invertirà. Ogni cosa ricadrà su se stessa, collassando nel Big Crunch, ovvero schiacciandosi in un unico elemento di materia. Se le condizioni saranno favorevoli, questo elemento finirà per espandersi in un nuovo Big Bang, creando un universo nuovo, che con ogni probabilità sarà completamente diverso da questo… ma, nel frattempo, tutto ciò che componeva questo universo sarà stato distrutto.»

«Non sembra un destino migliore» commentò Rissa.

«È vero» concordò Jag. «Però, se… “se”!… l’universo avesse esattamente la densità critica di materia, allora e soltanto allora potrà continuare a esistere per sempre in condizioni favorevoli alla vita. L’espansione causata dal Big Bang sarà rallentata in pratica fino a fermarsi: la velocità di espansione si avvicinerà asintoticamente a zero. L’universo non patirà la morte fredda e vuota, né collasserà su se stesso. Continuerà invece a esistere in una configurazione stabile per triliardi e triliardi e triliardi di anni. In pratica, diventerà immortale.»

«E qual è la situazione?» domandò Rissa. «L’universo è sopra o sotto la densità critica?»

«Secondo le nostre migliori stime attuali, la massa di tutto ciò che vediamo sommata alla massa di tutto ciò che non possiamo vedere (materia oscura compresa) è sotto alla densità critica di circa il cinque per cento.»

«Il che significa che l’universo si espanderà per sempre, giusto?» disse Lianne.

«Esatto. Ogni cosa continuerà ad allontanarsi da tutto il resto. Il cosmo morirà con l’intera creazione ridotta a un’infinitesima frazione di grado sopra lo zero assoluto.»

Rissa scosse il capo.

«Invece non accadrà» disse Jag. «Se porteranno a termine la missione.»