Aveva allevato il bambino come se fosse stato suo, comportandosi non solo come tutrice ma anche come madre apprensiva e affettuosa. Avrebbe potuto assumere bambinaie e domestiche, ma non l’aveva fatto perché non voleva che altri si prendessero cura di Bruno. Leo non aveva mai assunto domestici e Katherine aveva lo stesso spirito di indipendenza del padre. Stava bene da sola e quando Bruno aveva compiuto quattro anni era tornata a San Francisco dal giudice che si era occupato dell’affidamento e aveva adottato ufficialmente il bambino, dandogli il nome della famiglia.
Sperando che la storia di Joshua potesse fornire loro nuovi dettagli e pronti a percepire ogni eventuale incongruenza o assurdità, Hilary e Tony si erano allungati sul tavolo, con le orecchie tese. Alla fine del racconto si erano appoggiati alle sedie sorseggiando un bicchiere di vino.
Joshua proseguì: «Ci sono ancora persone a St. Helena che ricordano Katherine Frye come una santa che ha adottato un orfanello dandogli amore e ricchezza.»
«Allora non c’era un gemello,» commentò Tony.
«Assolutamente no,» replicò Joshua.
Hilary sospirò. «Il che significa che siamo al punto di partenza.»
«Ci sono un paio di cose in questa storia che non mi convincono,» affermò Tony.
Joshua sollevò le sopracciglia. «E cioè?»
«Be’, persino oggi, nonostante le nostre tendenze più liberali, è incredibilmente difficile per una donna sola adottare un bambino,» spiegò Tony. «Nel 1940, doveva essere praticamente impossibile.»
«Penso di poter spiegare ogni cosa,» disse Joshua. «Se la memoria non mi inganna, ricordo che un giorno Katherine mi disse che lei e Mary avevano previsto la riluttanza del tribunale nell’ufficializzare l’affidamento. Così raccontarono al giudice quella che secondo loro era una bugia a fin di bene. Gli spiegarono che Katherine era una cugina di Mary e l’unica parente ancora in vita. A quel tempo, se un parente stretto accettava di prendersi cura del bambino, il tribunale concedeva l’autorizzazione quasi automaticamente.»
«E il giudice non si preoccupò di controllare se quanto affermavano corrispondeva alla verità?» domandò Tony.
«Non bisogna dimenticare che nel 1940 i giudici non volevano venire coinvolti in questioni familiari, come invece accade oggi. Era l’epoca in cui gli americani non davano grande importanza al ruolo del governo. Direi che in genere si era più equilibrati.»
Hilary si rivolse a Tony. «Hai detto che c’erano un paio di cose che non ti convincevano. Qual è l’altra?»
Tony si passò stancamente una mano sul viso. «Non è facile spiegarlo. E solo una sensazione. Ma la storia suona… troppo perfetta.»
«Vuol dire che le sembra inventata?» domandò Joshua.
«Non lo so,» continuò Tony. «Non so neanch’io che cosa voglio dire. Ma quando fai il poliziotto per tanti anni, sviluppi un sesto senso per queste cose.»
«E c’è qualcosa che non va?» chiese Hilary.
«Penso di sì.»
«Che cosa?» incalzò Joshua.
«Niente di particolare, è solo che la storia è troppo perfetta, troppo semplice.» Tony bevve l’ultimo sorso di vino e aggiunse: «Bruno non potrebbe essere davvero figlio di Katherine?»
Joshua lo guardò ammutolito. Quando riuscì ad aprire bocca, esclamò: «Sta parlando seriamente?»
«Sì.»
«Mi sta chiedendo se è possibile che quella donna si sia inventata tutta la storia di Mary Gunther e sia andata a San Francisco semplicemente per dare alla luce un figlio illegittimo?»
«E proprio quello che le sto domandando,» confermò Tony.
«No,» rispose Joshua. «Non era incinta.»
«Ne è sicuro?»
«Be’,» proseguì Joshua. «Non le ho fatto personalmente l’analisi delle urine. Nel 1940 non abitavo ancora nella valle. Mi sono trasferito qui nel 1945, dopo la guerra. Ma ho sentito raccontare diverse volte la sua storia, a volte solo in parte, altre volte interamente, da persone che nel 1940 erano qui. Mi dirà che probabilmente si limitavano a ripetere quello che lei aveva raccontato loro. Ma se fosse stata incinta non avrebbe potuto tenerlo nascosto. Non in un centro piccolo come St. Helena. L’avrebbero saputo tutti.»
«Una piccola percentuale di donne non ingrassa quando aspetta un bambino,» commentò Hilary, «e il loro stato non è tanto evidente.»
«Dimenticate che a Katherine non interessavano gli uomini,» replicò Joshua. «Non usciva mai con nessuno. Come poteva rimanere incinta?»
«Forse non usciva con quelli del posto,» disse Tony. «Ma durante la vendemmia, verso la fine dell’estate, non ci sono i contadini che vengono per lavorare nelle vigne? E molti di loro non sono forse giovani, belli e virili?»
«Aspetti un attimo,» lo interruppe Joshua. «Non riesco a seguirla. Sta cercando di dirmi che Katherine, il cui disinteresse nei confronti degli uomini era risaputo, si è improvvisamente innamorata di un contadino?»
«Sono cose che succedono.»
«Ma allora sta anche insinuando che questa improbabile coppia di amanti ha portato avanti una storia in un posto minuscolo senza farsi mai sorprendere e senza dare adito a pettegolezzi. E oltretutto mi sta dicendo che Katherine era una di quelle rare donne che non sembrano incinte quando lo sono. No.» Joshua scosse la testa. «Per me è troppo. Troppe coincidenze. Lei pensa che la storia di Katherine sia troppo perfetta, ma, dopo le sue incredibili supposizioni, direi che ha l’inconfondibile sapore della verità.»
«Ha ragione,» sospirò Hilary. «E così un’altra teoria promettente finisce nel nulla.» Sorseggiò l’ultimo goccio di vino.
Tony si grattò il mento e trasse un profondo respiro. «Già. Temo di essere troppo stanco per ragionare in modo lucido. Ma comunque resto dell’idea che nella storia di Katherine c’è qualcosa che non quadra. Qualcosa che lei ha tenuto nascosto. Qualcosa di strano.»
Nella cucina di Sally, in piedi sui piatti rotti, Bruno Frye aprì l’elenco telefonico alla ricerca del numero della Topelis Associates. Gli uffici si trovavano a Beverly Hills. Compose il numero e gli rispose il centralino, esattamente come si aspettava.
«Si tratta di un’emergenza,» spiegò all’impiegata, «e ho pensato che forse lei potrebbe aiutarmi.»
«Un’emergenza?» domandò la donna.
«Sì. Vede, mia sorella è cliente di Mr Topelis. È appena deceduto un nostro parente e io devo avvertirla immediatamente.»
«Oh, mi spiace.»
«Il problema è che mia sorella è partita per una breve vacanza e io non so dove rintracciarla.»
«Capisco.»
«Devo mettermi urgentemente in contatto con lei.»
«Be’, normalmente avrei passato il suo messaggio direttamente a Mr Topelis. Ma oggi è fuori e non ha lasciato un numero presso il quale rintracciarlo.»
«Non vorrei comunque disturbarlo,» continuò Bruno. «Ho pensato che con tutte le telefonate che prende per lui, forse anche lei sa dove si trova mia sorella. Forse ha chiamato lasciando un messaggio a Mr Topelis, dicendogli dove andava.»
«Come si chiama sua sorella?»
«Hilary Thomas.»
«Oh, sì. So dov’è.»
«Magnifico. Dove?»
«Non ha telefonato lei personalmente, ma hanno lasciato un messaggio per lei tramite Mr Topelis. Resti in linea mentre controllo. Va bene?»
«Certo.»
«L’ho scritto da qualche parte.»