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Rita Yancy gli sorrise. «E crede che quella parola mi preoccupi? Crede che mi faccia paura? Che mi faccia tremare tutta? Figliolo, lasci che le dica una cosa: in vita mia mi hanno accusato di cose ben peggiori. Vuole che usiamo la parola ricatto? Va bene, per me non ci sono problemi. Ricatto. Ecco fatto. Comunque la cosa non cambia. Ma ovviamente, se fosse così stupido da trascinare una povera, vecchia signora in tribunale, non userei più quella parola. Direi semplicemente che molti anni fa feci un grande favore a Katherine Frye e che lei insistette per ripagarmi con un assegno mensile. In fin dei conti non avete prove, no? E per questo che ho deciso di farmi pagare mensilmente. Voglio dire, in genere i ricattatori si fanno consegnare una grossa somma e poi scappano; ma in questo modo è molto facile rintracciarli. Chi sospetta invece di un ricattatore che accetta un modesto assegno mensile, quasi fosse un pagamento a rate?»

«Non abbiamo alcuna intenzione di portarla in tribunale,» la rassicurò Joshua. «E non abbiamo il benché minimo interesse nel cercare di recuperare i soldi che le sono stati versati. Ci rendiamo conto che sarebbe inutile.»

«Bene,» disse Mrs Yancy. «Perché se solo ci provaste, lotterei con tutte le mie forze.»

Raddrizzò la coperta.

Devo ricordarmi questa donna, nei minimi dettagli, pensò Hilary. Un giorno potrebbe diventare il personaggio di un grande film: la nonnina acida, corrotta e un po’ decadente.

«Vogliamo solo qualche informazione,» proseguì Joshua. «Abbiamo un problema con l’eredità che sta bloccando l’esecuzione del testamento. Ho bisogno di chiarire alcune questioni per poter procedere alla liquidazione finale. Ha detto che non vuole perdere tutta la giornata per una faccenda così stupida. Bene, io non voglio perdere mesi con l’eredità Frye. L’unico motivo per cui sono qui è che ho bisogno di qualche informazione per sistemare definitivamente questa mia stupida faccenda.»

Mrs Yancy fìsso con durezza Joshua, Hilary e Tony. Aveva lo sguardo tagliente e indagatore. Alla fine annuì con aria soddisfatta, come se avesse letto nelle loro menti e avesse approvato ciò che vi era scritto. «Penso di potervi credere. D’accordo. Sparate le domande.»

«Ovviamente,» cominciò Joshua, «per prima cosa vorremmo sapere perché Katherine Frye e suo figlio le hanno pagato quasi duecentocinquantamila dollari negli ultimi quarant’anni.»

«Per poterlo capire,» rispose Mrs Yancy, «dovete conoscere un po’ del mio passato. Vedete, da ragazza, durante la Grande Depressione, mi guardavo continuamente in giro alla ricerca di un lavoro che mi permettesse di sbarcare il lunario, ma mi rendevo conto che qualsiasi cosa avessi fatto, la mia vita sarebbe stata una miseria. Con qualsiasi lavoro a eccezione di uno. Capii che l’unico lavoro in grado di offrirmi un certo benessere era la professione più antica del mondo. A diciott’anni diventai una prostituta. Ai miei tempi le donne come me venivano chiamate ’di facili costumi’. Oggigiorno non sono necessari mezzi termini. Potete usare tutte le parolacce che volete.» Scostò dal viso un ciuffo di capelli grigi sfuggito dallo chignon e se lo infilò dietro l’orecchio. «Per quanto riguarda il sesso, il vecchio stuzzica-e-colpisci, come lo chiamavano ai miei tempi, è sorprendente vedere come sono cambiate le cose con il passare degli anni.»

«Vuol dire che lei era davvero… una prostituta?» chiese Tony, dando voce alla sorpresa di Hilary.

«Ero una ragazza incredibilmente bella,» rispose Mrs Yancy, piena di orgoglio. «Non ho mai lavorato per strada, nei bar, negli alberghi o in posti del genere. Lavoravo in una delle più belle ed eleganti case di San Francisco. Ci rivolgevamo esclusivamente a gente di classe, uomini della miglior specie. Non c’erano mai meno di dieci ragazze e a volte arrivavamo fino a quindici, ma ognuna di noi era incredibilmente raffinata e affascinante. Guadagnavo un mucchio di soldi, proprio come mi aspettavo, ma all’età di ventiquattro anni mi resi conto che avrei potuto guadagnare molto di più mettendomi in proprio invece di continuare a lavorare per gli altri. Così trovai una casa molto lussuosa e spesi tutti i miei risparmi per risistemarla. Poi organizzai una scuderia di ragazze deliziose e ben educate. Per trentasei anni, ho lavorato come madame, gestendo una casa davvero di classe. Mi sono ritirata dagli affari quindici anni fa, all’età di sessant’anni, perché volevo venire ad abitare qui a Hollister, vicino a mia figlia e a suo marito; sapete, volevo veder crescere i miei nipotini. I nipoti rendono la vecchiaia decisamente più piacevole di quanto mi aspettassi.»

Hilary si appoggiò sul divano, senza più preoccuparsi di stropicciare le coperte.

Joshua esclamò: «E tutto molto affascinante, ma che cos’ha a che fare con Katherine Frye?»

«Suo padre veniva regolarmente da me a San Francisco,» spiegò Rita Yancy.

«Leo Frye?»

«Sì. Un uomo molto strano. Non sono mai stata con lui. Non io personalmente. Dopo aver acquistato quella casa, difficilmente andavo a letto con i clienti; ero troppo occupata con l’organizzazione. Ma sentivo tutte le storie che raccontavano su di lui le mie ragazze. Sembrava un autentico bastardo di prima categoria. Amava le donne docili e obbedienti. Gli piaceva insultarle pesantemente mentre se le strapazzava. Era un tipo molto autoritario, non so se mi spiego. Amava fare cose piuttosto disgustose ed era disposto a pagare forti somme per avere il diritto di usare le mie ragazze. Comunque, nell’aprile del 1940, la figlia di Leo, Katherine, si presentò a casa mia. Non l’avevo mai conosciuta, non sapevo neppure che avesse una figlia. Ma lui le aveva raccontato di me. E l’aveva mandata da me in modo che potesse avere il bambino nella più assoluta segretezza.»

Joshua spalancò gli occhi. «Il bambino?»

«Era incinta.»

«Bruno era suo figlio?»

«E Mary Gunther?» domandò Hilary.

«Non è mai esistita alcuna Mary Gunther,» rispose la donna. «Era solo una copertura montata da Katherine e Leo.»

«Lo sapevo!» esclamò Tony. «Troppo semplice. Era dannatamente troppo semplice.»

«A St. Helena nessuno sapeva che era incinta,» proseguì Rita Yancy. «Indossava sempre parecchi busti. Non avete idea di come si conciasse quella povera ragazza. Era orribile. Da quando aveva saltato le mestruazioni, prima ancora che iniziasse a ingrossarsi, aveva cominciato a indossare panciere sempre più strette, poi era arrivata addirittura a metterne una sopra l’altra. E si lasciava praticamente morire di fame, nel tentativo di non mettere su peso. E un miracolo che non abbia abortito o che non sia morta lei stessa.»

«E lei l’ha accettata in casa?» chiese Tony.

«Non voglio certo fingere di averlo fatto per pura bontà d’animo,» disse Mrs Yancy. «Non sopporto le vecchiette oneste e rispettabili, come quelle che vedo quando vado al circolo della parrocchia per il bridge. Katherine non mi ha commosso o roba del genere. E non l’ho accolta perché sentivo di essere in dovere nei confronti di suo padre. Non gli dovevo proprio un bel niente. Con tutto quello che avevo sentito dire su di lui dalle mie ragazze, non mi piaceva neanche un po’. Ed era già morto da sei settimane quando è arrivata Katherine. L’ho accolta per un unico motivo ed è inutile raccontare storie. Aveva con sé tremila dollari per le spese di vitto, alloggio e per l’onorario del medico. A quell’epoca era decisamente una bella sommetta.»

Joshua scosse la testa. «Non riesco a capire. Aveva la fama di essere fredda e distaccata e sembrava che gli uomini non le interessassero. Nessuno ha mai sospettato che avesse un amante. Chi era il padre del nascituro?»

«Leo,» rispose Mrs Yancy.

«Oh, mio Dio,» mormorò Hilary.

«Ne è sicura?» domandò Joshua.

«Assolutamente,» proseguì la donna. «Si è divertito con la figlia fin da quando la piccola aveva quattro anni. Da bambina, la obbligava a praticare del sesso orale. Più tardi, quando è cresciuta, quell’uomo le ha fatto di tutto. Di tutto.