Bruno aveva sperato che un buon sonno potesse schiarirgli le idee ed eliminare la confusione e il senso di disorientamento che lo avevano perseguitato nel corso della notte e nelle prime ore del mattino. Ma, in piedi davanti alla finestra rotta, sotto i tiepidi raggi del sole di ottobre, non era più padrone di se stesso di quanto lo fosse stato sei ore prima. La mente era un turbinio di pensieri caotici, dubbi, domande e paure; ricordi piacevoli e orribili intrecciati come vermi; immagini mentali che si allungavano e si modificavano come pozze di mercurio.
Sapeva benissimo che cosa c’era che non andava. Era solo. Completamente solo. Era soltanto un uomo a metà. Strappato a metà. Ecco che cosa c’era che non andava. Da quando l’altra metà di sé era stata uccisa, si era sentito sempre più nervoso, sempre più insicuro. Non possedeva più le risorse di cui disponeva quando entrambe le parti erano in vita. E ora, mentre cercava di procedere a fatica come una persona a metà, si rese conto che non ce l’avrebbe fatta: persino il più insignificante dei problemi appariva insormontabile.
Si allontanò dalla finestra e barcollò fino al letto. Si inginocchiò accanto a esso e appoggiò la testa sul cadavere.
«Di’ qualcosa. Dimmi qualcosa. Aiutami a capire quello che devo fare. Ti prego. Ti prego, aiutami.»
Ma il Bruno morto non aveva nulla da dire a quello che era ancora vivo.
Il salotto-buono di Mrs Yancy. Il ticchettio dell’orologio.
Un gatto bianco attraversò il locale e balzò in grembo alla donna.
«Come fa a sapere che Leo molestava Katherine?» chiese Joshua. «Sicuramente non è stato lui a parlargliene.»
«Infatti non è stato lui,» rispose Mrs Yancy. «Ma l’ha fatto Katherine. Era in uno stato pietoso. Praticamente impazzita. Aveva sperato che suo padre la portasse da me quando fosse venuto il momento del parto, ma poi lui era morto. Si era ritrovata sola e terrorizzata. Con tutto quello che aveva fatto a se stessa, con le panciere e la dieta, il parto si presentava estremamente difficile. Chiamai il medico che si occupava dei controlli settimanali delle mie ragazze perché sapevo che sarebbe stato discreto e si sarebbe occupato del caso senza fare troppe domande. Era sicuro che il bambino sarebbe nato morto e anche Katherine aveva ben poche probabilità di sopravvivere. Il travaglio fu terribile e andò avanti per quattordici ore. Non ho mai visto nessuno sopportare il dolore come lei. Perlopiù delirava, ma, nei pochi momenti di lucidità, era talmente disperata da volermi raccontare ciò che suo padre le aveva fatto. Credo volesse sentirsi a posto con la coscienza, sembrava avesse paura di morire con quel segreto. Così mi trattò come se fossi stata un prete pronto ad accogliere la sua confessione. Suo padre l’aveva obbligata a soddisfarlo con del sesso orale subito dopo la morte della madre. Quando si trasferirono nella casa sulla collina, che immagino essere piuttosto isolata, lui decise di farla diventare la sua schiava del sesso. Quando Katherine raggiunse una certa età, il padre iniziò a prendere qualche precauzione, ma poi, con il passare del tempo, devono aver commesso un errore e lei si è ritrovata incinta.»
Hilary provò l’impulso di afferrare la coperta appoggiata sul divano e di stringersela addosso per eliminare i brividi che le attraversavano il corpo. Nonostante le botte, le intimidazioni a livello emotivo e la tortura fisica e psichica sofferte durante gli anni trascorsi con Earl ed Emma, sapeva di essere stata fortunata a sfuggire agli abusi sessuali. Era convinta che Earl fosse impotente; probabilmente era stata questa sua incapacità a salvarla dal degrado più bieco. Perlomeno le era stato risparmiato quell’atroce incubo. Katherine Frye, invece, aveva conosciuto una sorte ben peggiore e Hilary si sentì improvvisamente vicina a quella donna.
Tony sembrò avvertire ciò che le stava passando per la mente. Le prese la mano e gliela strinse nel tentativo di rassicurarla.
Mrs Yancy accarezzò il gatto che faceva le fusa, visibilmente soddisfatto.
«C’è una cosa che non capisco,» intervenne Joshua. «Perché Leo non ha mandato Katherine da lei appena ha saputo che stava per avere un bambino? Perché non le ha chiesto di organizzare un aborto per la figlia? Sicuramente lei sarebbe stata in grado di farlo.»
«Oh, certo,» rispose Mrs Yancy. «Con il mio lavoro era necessario conoscere medici in grado di sistemare cose del genere. Leo avrebbe potuto rivolgersi a me. Non so esattamente perché non l’abbia fatto, ma immagino che fosse perché sperava che Katherine avesse una bella bambina.»
«Non riesco a seguirla,» bofonchiò Joshua.
«Ma è ovvio!» sbottò Mrs Yancy continuando ad accarezzare il gatto sotto il mento. «Se avesse avuto una nipote, nel giro di pochi anni avrebbe iniziato ad approfittare anche di lei, esattamente come aveva fatto con Katherine. Ne avrebbe avute due. Un piccolo harem personale.»
Incapace di ottenere una risposta dal suo altro sé, Bruno si alzò e gironzolò distrattamente per l’enorme stanza, sollevando la polvere dal pavimento che roteò nel fascio di luce biancastra proveniente dalla finestra.
Alla fine notò un paio di manubri di circa venticinque chili ciascuno. Facevano parte del complicato set di pesi che aveva usato quotidianamente, sei giorni la settimana, dai dodici ai trentacinque anni. La maggior parte degli attrezzi, le sbarre, i manubri più pesanti e la panca, erano nel seminterrato. Ma aveva sempre tenuto in camera un paio di manubri da utilizzare per qualche esercizio con i bicipiti e i tricipiti e scacciare così la noia.
Raccolse i pesi e cominciò a lavorare. Le sue enormi spalle e le possenti braccia ritrovarono ben presto il ritmo a cui erano abituate e Bruno iniziò a sudare copiosamente.
Ventotto anni prima, quando aveva espresso per la prima volta il desiderio di praticare del body building, sua madre aveva pensato che fosse un’ottima idea. Gli estenuanti e violenti esercizi con i pesi l’avrebbero aiutato a bruciare l’energia sessuale che iniziava a crearsi in lui, negli anni della pubertà. Dal momento che non osava mostrare il suo pene diabolico a una ragazza, gli allenamenti l’avrebbero tenuto occupato e avrebbero eccitato la sua immaginazione come avrebbe potuto fare il sesso. Katherine aveva approvato la sua scelta.
Poi, quando aveva iniziato a sviluppare muscoli possenti e a trasformarsi in uno splendido atleta, Katherine aveva riflettuto sull’opportunità di farlo diventare tanto prestante. Nel timore che tale forza potesse ripercuotersi su di lei, aveva cercato di dissuaderlo dalla pratica del body building. Ma quando lui era scoppiato a piangere, pregandola di lasciarlo continuare, si era resa conto che non aveva nulla da temere.
Come aveva potuto pensare una cosa simile? si chiese Bruno sollevando i pesi fino alle spalle e poi abbassandoli lentamente. Non si era resa conto che sarebbe sempre stata comunque più forte di lui? Dopotutto, lei possedeva la chiave della porta sottoterra. Aveva il potere di aprire quella porta e di mandarlo in quella fossa scura. Nonostante la forza di bicipiti e tricipiti, lei sarebbe sempre stata più forte, fino a quando avesse avuto quella chiave.
Era stato proprio allora, mentre il suo corpo cominciava a svilupparsi, che lei gli aveva rivelato per la prima volta la sua capacità di ritornare dal regno dei morti. Voleva avvisarlo che, anche dopo morta, avrebbe continuato a vegliare su di lui e aveva giurato che sarebbe tornata per punirlo nel caso si fosse comportato male o non si fosse preoccupato di nascondere la sua eredità demoniaca alle altre persone. L’aveva avvertito migliaia di volte che se fosse stato cattivo e l’avesse costretta a ritornare dalla tomba, lei l’avrebbe gettato nel buco scavato nella terra chiudendolo li dentro per sempre.
Ma a quel punto, continuando con gli esercizi nell’attico polveroso, Bruno si chiese se le minacce di Katherine non fossero prive di senso. Possedeva davvero poteri soprannaturali? Era davvero in grado di tornare dalla tomba? O gli aveva semplicemente mentito? Forse lo aveva fatto perché aveva paura di lui? Aveva paura che diventasse forte e potesse spezzarle l’osso del collo? O forse la storia della tomba era un fragile tentativo di sopravvivere di fronte a lui, che stava diventando ogni giorno più forte e avrebbe potuto ucciderla, liberandosi per sempre di lei?