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Delanna si allontanò dall’oca che sbatteva freneticamente le ali, trovò una panca accanto al recinto e si sedette. Aprì la sacca con cautela, gettò una rapida occhiata all’interno, poi la richiuse, osservando il veterinario e il pilota. L’oca era riuscita a liberarsi di nuovo e adesso svolazzava intorno alla cassa.

«Qui, qui,» la chiamò Doc Lyle in tono tranquillizzante, «non ti farò del male.» Allungò un braccio e riuscì ad afferrarla per una zampa. Le ali dell’oca gli percossero il volto e il veterinario tentò di bloccarne una sotto l’ascella, ma l’uccello dal lungo collo stava lottando tanto freneticamente che Doc Lyle ebbe bisogno di entrambe le mani per immobilizzarla. «Wilbur, ti dispiace darmi una mano?» chiese al pilota.

Il pilota aggrottò la fronte e scosse la testa. «Il mese scorso ho tentato di aiutarti con quella puledra e mi sono preso un calcio proprio sulle…» Si controllò appena in tempo e rivolse un’occhiata a Delanna, arrossendo.

«Questa non è una puledra, è un’oca,» replicò il veterinario, tentando di bloccare le ali contro il corpo dell’animale. «Vieni ad aiutarmi.»

«Devo andare a firmare quelle licenze di Jay,» rispose il pilota, poi uscì frettolosamente dal magazzino.

Il veterinario sollevò lo sguardo verso Delanna. «Tu. Vieni ad aiutarmi.»

«Io?»

«Sì, proprio tu.»

Delanna si alzò dalla panca, si tolse la sacca e si guardò intorno, in cerca di un posto in cui poggiarla.

«Subito!» esclamò il veterinario. Delanna infilò la sacca sotto la panca, si avvicinò al recinto, entrò e prese l’oca, ormai frenetica, dalle mani del veterinario, bloccandole con fermezza l’ala nell’incavo del braccio mentre con l’altra mano le immobilizzava il lungo collo e la testa. «Adesso taci, stupida bestiaccia!» intimò all’oca.

Il veterinario si raddrizzò ed estrasse una fiala dalla tasca. «Ho la netta sensazione che tu abbia già fatto qualcosa del genere,» affermò.

«L’ho fatto,» ammise Delanna. «Ma non per molto tempo.»

Il veterinario scostò alcune piume sul dorso dell’oca, poi premette la fiala contro la pelle.

«Avrei dovuto incontrare qualcuno qui,» affermò Delanna, facendo un nuovo tentativo. «Si tratta di Mr. Tanner. Di Milleflores Lanzye. Lei lo conosce?»

«Queste sono le sue oche,» spiegò il veterinario. Allontanò la fiala dalle piume dell’oca.» Tienila ferma per qualche altro istante. Devo finire il trattamento.» Infilò una mano in tasca. «Se stai aspettando Sonny Tanner, verrà sicuramente qui, visto che deve ritirare queste oche.»

«Magari verrà più tardi?»

Lyle prese dalla tasca un’altra fiala, più grande della prima. «Sarà meglio che lo faccia. Anche queste oche devono essere a bordo di quel treno che parte a mezzanotte.» Premette la fiala contro il collo dell’uccello. «Tienila ferma. Così va bene. Dove hai imparato ad avere a che fare con le oche?»

«Mia madre ne aveva qualcuna.» E a scuola Delanna aveva seguito un corso di allevamento, facendo venire alla madre quasi una crisi isterica. «Non sprecare il tuo tempo frequentando corsi del genere,» aveva scritto a Delanna. «Io voglio che impari a vivere in una città, non in una fattoria.»

«Strano,» commentò Doc Lyle, tirando fuori dalla tasca un lungo tubo. «Non pensavo che gli Stranieri allevassero delle oche.»

«Gli Stranieri?»

«Le persone provenienti da altri mondi. Stendi l’ala.»

«Non sono precisamente una ‘Straniera’,» rivelò Delanna, cambiando presa sull’oca per liberarle l’ala. «Io sono nata su Keramos.»

Doc Lyle strinse saldamente l’ala dell’oca e sollevò il tubo. «Colorante vegetale,» spiegò, «così potrò riconoscere quelle che ho già vaccinato,» poi spruzzò di verde la punta dell’ala.

Durante le due vaccinazioni, l’oca non aveva opposto alcuna resistenza, ma lo spruzzo di colorante la fece scatenare: emise uno starnazzo isterico e quasi sfuggì alla presa di Delanna.

«Non osare,» la ammonì Delanna, tentando di non perdere la presa sull’oca.

Finalmente riuscì a farla calmare. «Mettila qui dentro,» le ordinò Doc Lyle, prendendo una gabbia pulita. Delanna vi spinse dentro l’oca, poi ne bloccò un’altra nella cassa e la tirò fuori.

Doc Lyle la stava fissando con aria meditabonda. «Devi incontrare Sonny Tanner… tua madre allevava oche… tu sei la ragazza di Serena Milleflores che andò via dal pianeta per frequentare la scuola, vero?»

«Lei conosceva mia madre?» gli chiese Delanna.

«Ai vecchi tempi conoscevo tutti su questo mondo,» rispose il veterinario. «Ma questo è logico: al primo atterraggio eravamo solo cinquecento. E qualche anno fa vedevo abbastanza spesso tua madre. Allora a Milleflores Lanzye c’erano una coppia di mandarini reali che stavano facendo il nido.» Sorrise per la prima volta. «Erano una coppia meravigliosa. E anche Milleflores è un lanzye meraviglioso. Però non penso che a tua madre sia mai piaciuto molto.»

Questo era un vero e proprio eufemismo.

Doc Lyle prese un’altra fiala. «E così sei qui per prendere le redini di Milleflores insieme a Sonny?»

«Sono qui per vendere la proprietà di mia madre,» dichiarò Delanna, scostando le piume dell’oca in modo che il veterinario potesse eseguire la vaccinazione. «Poi andrò a Carthage.»

«Ahh, capisco: la grande città,» commentò Doc Lyle mentre vaccinava l’oca. «È un vero peccato. Keramos ha molto da offrire.»

«Posso immaginarlo.»

«Senza dubbio sei figlia di tua madre,» commentò il veterinario, allargando l’ala. «Quando vivevi a Milleflores hai mai visto un mandarino reale?»

«Non me lo ricordo,» rispose Delanna, bloccando l’oca in modo che Doc Lyle potesse applicare il colorante. «Quando me ne andai, avevo solo cinque anni.»

«Sono uccelli meravigliosi,» le spiegò Doc Lyle. «Il loro piumaggio ha tutte le sfumature dell’arcobaleno. Adesso ne sono rimasti pochissimi e la maggior parte sono sterili, ma quando arrivai su Keramos ce n’erano migliaia.»

Delanna stava ancora tenendo tesa l’ala, ma sembrava che il veterinario, travolto dal suo entusiasmo per i mandarini reali, si fosse dimenticato di spruzzarla di colorante.

«Il colorante,» gli ricordò allora Delanna.

«Scusami,» rispose Doc Lyle, tornando in sé. Spruzzò l’ala di verde, prese l’oca dalle mani di Delanna e la spinse nella gabbia. «Il mio lavoro è proteggere gli animali di Keramos e immagino di lasciarmi trasportare in modo eccessivo quando si tratta di esemplari meravigliosi come i mandarini reali. Ecco a cosa servono tutte queste vaccinazioni: a evitare che gli animali importati da altri mondi introducano una qualsiasi infezione su Keramos.»

«A che ora pensa che Mr. Tanner verrà qui?» gli chiese Delanna, sperando che sarebbe accaduto molto presto: le oche emanavano una puzza terribile. Certo, le oche della madre e quelle del corso di allevamento avevano avuto un odore tremendo, ma la frase «sudicio come un’oca» acquistava un nuovo significato quando l’oca in questione era stata rinchiusa in una nave per due mesi.

«Mi aspettavo che Sonny arrivasse prima delle vaccinazioni,» commentò Doc Lyle. «Passami quella laggiù.»

Delanna si affrettò a bloccare l’oca indicatale ed eseguirono di nuovo la routine delle vaccinazioni, mentre il veterinario parlava tutto il tempo dei mandarini reali, dei pericoli di infezioni extraplanetarie e di Milleflores. «È un lanzye meraviglioso: tutti quei fiori!»

Meglio così, pensò Delanna. Questo significa che riuscirò a spuntare un buon prezzo.

«Però, ovviamente va detto anche che è in pessime condizioni.»

Ovviamente.

«Credo che tua madre sia stata la prima a fare schiudere uova d’oca su Keramos,» la informò Doc Lyle, vaccinando l’ultima oca. «Si trattava di oche Toulouse, con il piumaggio grigio come quello delle Juno.»