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Norman Spinrad

Un oggetto di pregio

— C’è un signore di nome Shiburo Ito che vuole vederla — comunicò l’interfono. — È interessato all’acquisto di manufatti storici di un certo rilievo.

Mentre aspettavo che entrasse nel mio ufficio privato, chiesi al computer centrale i dati su di lui, e questi apparvero sullo schermo collocato prudentemente nella parte posteriore della mia scrivania. Quel Mr. Ito non era altri che Ito della Ito Freight Booster di Osaka; non era necessario controllare il suo estratto conto tramite le banche private Dun Lo Bradstreet. Se Ishiburo Ito della Ito Booster firmava un assegno di poco inferiore al debito nazionale, si poteva star sicuri che non era scoperto.

L’uomo magro e calvo che scivolò nel mio ufficio portava un kimono di seta rossa ed un obi di ricco broccato nero, apparentemente con i ricami di Mendocino. Senza dubbio, nei miasmi dello smog di Osaka, avrebbe fatto colpo sui villici con l’ultima creazione di Saville Row. Tutto in lui era così: sapeva muoversi con tale grazia e sicurezza su quel confine come una lama di rasoio che separa la classe dall’ostentazione, come sanno fare solo i Giapponesi, soprattutto quando hanno milioni di solidi yen alle spalle. Mr. Ito non era uno stupido. Qualunque cosa volesse, la voleva per precise ragioni personali, e sarebbe stato irremovibile nei suoi desideri. Il tipico uomo d’affari giapponese di grosso calibro, un esempio di quella razza che ci aveva esclusi dal centro dell’arena internazionale degli affari.

Mr. Ito si inchinò impercettibilmente mentre mi porgeva il suo biglietto da visita. Io risposi piegando impercettibilmente il capo nella sua direzione, rimanendo seduto. Questi giochetti di espressioni facciali e gestuali possono apparire ridicoli, ma non si può fare affari con i Giapponesi se non si accettano queste regole.

Mentre si sedeva di fronte a me, Ito trasse un cilindro nero dalla manica del suo kimono e lo mise cerimoniosamente sulla scrivania davanti a me.

— Mi è dato di capire che lei è un esperto dei manifesti di Fillmore dei primi anni sessanta, Mr. Harris — disse. — La fama della sua collezione è arrivata fino agli ambienti di Osaka e di Kyoto, dove risiedo. La prego, mi permetta di aggiungere ad essa questo piccolo contributo. Il pensiero che questo mio oggetto possa riposare in compagnia di quelle superbe rarità mi procurerà un grande piacere e mi renderà per sempre suo debitore.

Mi tremavano le mani mentre svolsi il manifesto. Viste le sue risorse finanziarie, il piccolo e rispettoso dono di Ito non poteva certo essere deludente. Mio padre amava vantarsi dei conti spese dei tempi andati, quando erano gli uomini d’affari americani a condurre il gioco, ma bisogna dire che i benefici a latere del modo giapponese di gestire gli affari non avevano certo bisogno di commenti.

Ma quando aprii il dono mi ci volle un grosso sforzo per non perdere il controllo e lanciare un fischio. Perché quello che avevo in mano era niente meno che un esemplare nuovo di zecca del primissimo manifesto Grateful Dead in finissimo chiaroscuro, un pezzo rarissimo, non disponibile a nessun prezzo. Non osai indagare su come Mr. Ito ne fosse venuto in possesso. Semplicemente, condividemmo un lungo attimo di silenzio contemplando il manifesto, la cui bellezza e valore storico trascendevano qualunque evento avesse congiurato per portarci entrambi alla sua presenza.

Come poteva ora Mr. Ito non essermi simpatico? Chi dice che i Giapponesi occupano la loro attuale posizione soltanto in virtù della loro potenza economica?

— Spero che mi venga concessa l’opportunità di compiacere la sua sensibilità come lei ha compiaciuto la mia, Mr. Ito — dissi infine. Questo era il modo di formulare i ringraziamenti: non li si ringrazia per un dono come quello, e li si porta a parlare d’affari attraverso le vie più traverse.

Improvvisamente Ito tradì un grande imbarazzo, e assunse un’espressione quasi furtiva. — Perdoni il mio ardire, Mr. Harris; ma spero che lei sia in grado di aiutarmi a risolvere una faccenda familiare di una certa delicatezza.

— Una faccenda familiare?

— Proprio così. Mi rendo conto che questa è un’imbarazzante intrusione, ma lei è ovviamente un uomo di gusto e di infinita discrezione, così se vorrà scusare la mia sfacciataggine…

La sua compostezza sembrò evaporare completamente, come se fosse sul punto di chiedermi di fargli da ruffiano per qualche sua disgustosa perversione. Ebbi la sensazione che d’un tratto il potere avesse fatto un enorme balzo nella mia direzione, e che stesse per presentarsi una grossa opportunità finanziaria.

— La prego, Mr. Ito, si senta libero…

Ito sorrise nervosamente: — Mia moglie proviene da una famiglia che ha conseguito sommi risultati in campo artistico — disse. — In verità entrambi i genitori hanno ottenuto l’elevata condizione di Tesori Culturali Nazionali, un’onorificenza che non si stancano mai di ricordarmi. E anche se io ho raggiunto un grosso successo finanziario con le mie imprese, essi mi considerano un nikulturi, un semplice mercante, con notevoli lacune nella raffinatezza artistica rispetto alle loro illustri persone. Lei comprende la situazione, Mr. Harris?

Annuii mostrando la massima comprensione. Questi Giapponesi sono veramente geniali nel rendersi la vita difficile! Ecco qui uno dei più grandi industriali giapponesi che si faceva piccolo piccolo al solo pensiero di quei parenti acquisiti che campavano alle sue spalle, e che lui probabilmente avrebbe potuto vendere e comprare con pochi spiccioli. Allo stesso tempo era chiaro che stava per prendersi una rivincita su quei bastardi, escogitando qualche folle stratagemma che avrebbe avuto un senso solo per un Giapponese. Ho l’impressione che i Giapponesi siano molto più bravi a gestire il mondo che non le loro vite private.

— Mr. Harris, desidero acquistare un importante oggetto artistico americano per i giardini della mia residenza di Kyoto. In effetti deve essere di grandezza tale da ricordare ai genitori di mia moglie il mio successo nella vita pratica ogni volta che il loro occhio si posi su di esso; e lo metterò in mostra in maniera tale che il loro sguardo non possa fare a meno di cadervi sopra spesso. Ma naturalmente deve possedere doti di bellezza e storicità tali da testimoniare che il mio gusto non è meno elevato del loro. Così acquisterò rispetto ai loro occhi, e ristabilirò la tranquillità nella mia casa. Mi è stato detto che lei è un prezioso consigliere in questo genere di cose, ed io sono impaziente di esaminare qualunque oggetto con questi requisiti che lei vorrà mostrarmi.

Così si trattava di questo! Voleva comperare qualcosa di abbastanza grande da colpire i parenti spocchiosi, ma non si fidava fino in fondo del proprio gusto: voleva che fossi io a mostrargli ciò che voleva vedere. Ed era un pesciolino rosso che nuotava in un mare di yen! Stentavo a credere alla mia fortuna. Quanto potevo ricavarne?

— Ah… di che dimensioni deve essere questo manufatto, Mr. Ito? — chiesi con la maggior naturalezza possibile.

— Desidero acquistare un pezzo importante di architettura monumentale americana, in modo da poter convertire i giardini della mia residenza in una cornice adeguata alla sua bellezza e storicità. Quindi è necessario un pezzo di proporzioni classiche. Naturalmente deve essere degno di divenire un polo di attrazione, altrimenti ne risulterebbe sicuramente un’imbarazzante perdita di prestigio.

— Naturalmente.

Questa non sarebbe stata una delle solite vendite. Persino il vecchio Hilton o la Cooperstown Baseball Hall che avevo scaricato l’anno passato sarebbe stata troppo poco. A modo suo, Ito, stava dicendomi che non era una questione di prezzo: non c’erano limiti. Questo era quello che avevo sognato per tutta la vita! Un gonzo con un illimitato conto in banca che si metteva fiducioso nelle mie mani!

— Se le fa piacere, Mr. Ito — dissi, — possiamo subito esaminare varie possibilità qui a New York. Il mio saltapicchio è sul tetto.