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— Così pare. Aggiungeremo al contratto una clausola per cui avrà diritto a una percentuale su tutto quello che troveremo. Dal momento che non abbiamo alternative, tanto vale cercare almeno di ricavarne un profitto.

— Bravo, molto comprensivo — commentò Torwald. — Ma d’altra parte non ci resta che abbozzare.

— Ho la ferma convinzione che correremo grossi rischi — disse Finn. — Per esplorare pianeti sconosciuti, preferirei una nave da guerra alla vecchia Angel.

— Penso che dovremmo servirci di un Viver. — La proposta di Torwald fu accolta con sorpresa, e la comandante lo guardò sospettosamente per un attimo. I Viver erano i più famigerati contrabbandieri dello spazio. — Hai avuto a che fare con loro?

— Ho fatto un po’ di contrabbando quando era difficile trovare un ingaggio. Conosco il codice per mettersi in contatto con una delle loro navi. Se Sfera ci permetterà di fare una sosta a New Andorra o su un’altra delle basi dei contrabbandieri, potrei scoprire dove si trovano. Potremmo anche imbarcare qualche arma pesante.

Cosa sono i Viver?

— Una sottospecie della nostra razza creata prima che la tecnica genetica applicata agli esseri umani fosse dichiarata illegale — spiegò la comandante. — Sono adattati in modo da poter sopravvivere nelle condizioni più estreme e anche le nostre probabilità di sopravvivere sarebbero molto accresciute se uno di loro facesse parte dell’equipaggio. Se ci permetti di prendere con noi un Viver e una particolare attrezzatura, saremo ben lieti di aiutarti.

Bene. L’elemento tempo è insignificante, ma dobbiamo continuare a dirigerci verso il Nucleo.

— D’accordo, allora. Secondo — disse la comandante rivolgendosi ad Ham — inserisci la rotta per New Andorra.

Non sarà necessario. Indicate la posizione di questo pianeta sui vostri strumenti e io vi ci trasporterò.

— Gertie? — chiese perplesso Ham.

— Fa’ come ti dice — gli rispose la comandante. Ham andò in plancia a inserire i dati relativi a New Andorra, aspettò qualche minuto poi, vedendo che non succedeva niente, tornò alla mensa. Stava entrando quando il sommesso ronzio dei motori a propulsione normale cessò. Achmed si precipitò in sala motori tallonato da Lafayette.

— Ci siamo fermati? — chiese la comandante alla sfera.

No. Viaggiamo a una velocità molto superiore a quella che è in grado di sviluppare il tuo sistema di propulsione. Quando avrò assorbito le informazioni del vostro computer, vi fornirò velocità equivalenti comprensibili per voi.

Achmed tornò mogio mogio con un’espressione sbigottita. — Andate un po’ a vedere — disse. — È la cosa più folle che abbia mai visto.

Si avviarono tutti verso la sala motori, e dalla soglia videro che era tutta un baluginìo di abbaglianti colori. Fasci di violenta luce gialla e rossa s’inseguivano formando complesse circonvoluzioni e punti di luce verde svolazzavano come insetti. Il tutto nel più assoluto silenzio.

— Bello! — commentò Ham cercando, senza però riuscirci, di sembrare imperturbabile.

Tornati alla mensa, Michelle ricordò che non avevano ancora fatto colazione. Andò a prepararla con l’aiuto di Torwald e Kelly, mentre gli altri aspettavano in silenzio rimuginando. Avevano appena finito di bere il caffè, quando Sfera tornò a parlare.

Siamo arrivati a destinazione. Ormai nessuno dubitava più delle sue parole. La comandante andò in plancia a controllare. La nave era in orbita di parcheggio intorno a New Andorra.

Truro, l’unico centro urbano del pianeta, era un insieme di costruzioni grandi e piccole, per lo più magazzini nei paraggi dello spazioporto. La maggior parte della popolazione vi sostava solo di passaggio ed era costituita nella quasi totalità da contrabbandieri, dai loro clienti e da mediatori che combinavano affari con gli uni e con gli altri. Non esistevano né governo né leggi, ma la delinquenza non era molto diffusa, in quanto gli abitanti si consideravano pacifici uomini d’affari. Le uniche autorità erano i funzionari che sovrintendevano al funzionamento dello spazioporto.

Truro era il più grande e noto posto di contrabbando dello spazio conosciuto. Se uno voleva comprare droga, oggetti preziosi, armi, e tutto quello che poteva essere illegale, o gravato da pesanti tasse o controllato dal governo del suo paese, sapeva di potere trovare quel che voleva a Truro. Gli abitanti di New Andorra vendevano, scambiavano, trasportavano qualsiasi tipo di merci. Il pianeta era abbastanza lontano dalle normali rotte perché qualsiasi governo “legale” si desse la briga di andare a fare un po’ di repulisti. Inoltre non pochi governi trattavano clandestinamente affari con i contrabbandieri.

Kelly era felice di potere trascorrere un po’ di tempo su un pianeta. Ormai lo spazio non era più una novità, e poi aveva scoperto che vivere rinchiuso in un ambito ristretto, vedendo sempre le stesse facce, aveva smorzato alquanto il suo entusiasmo.

La comandante, Ham, Torwald e Kelly s’incaricarono dell’acquisto delle armi. Gli altri invece andarono alla ricerca di quanto potesse servire ai loro rispettivi reparti.

Prima di lasciare lo spazioporto, pagarono l’importo dovuto per l’ormeggio, e i funzionari addetti li guardarono piuttosto perplessi perché non riuscivano a capire in che modo la Space Angel fosse passata direttamente dall’iperpropulsione a un’orbita di parcheggio.

Torwald, che conosceva Truro,, guidò i compagni alla ricerca del miglior venditore di armi, e dopo una rapida indagine gli fu detto di cercare al bar Gun Runner.

New Andorra era ancora un mondo di frontiera, la maggior parte degli edifici erano di legno, le strade di terra battuta. Quanto agli abitanti, costituivano una variopinta mescolanza di uomini e donne in abiti spaziali, mercanti addobbati in ricche pellicce e stoffe costose, tipi loschi, al punto da sembrare in certi casi attori travestiti da pirati. Erano tutti armati, e anche Torwald, Ham e la comandante avevano preso la stessa precauzione. I negozi erano zeppi di articoli costosi a prezzi sospettosamente bassi. La comandante si fermò davanti a una vetrina che esponeva delicate sculture in metalli preziosi adorni di gemme, caratteristiche dell’arte di Taliesin.

— Ham, come si chiamava quella nave che trovarono in orbita intorno a Ivanhoe senza equipaggio e senza carico?

— Ebony Star della Black Star Line.

— Già. La Ebony Star portava un carico di manufatti di Taliesin. La società assicuratrice pubblicò l’avviso sul bollettino spaziale. — Fece una smorfia. — Detesto i pirati.

— Probabilmente il carico fu rubato dallo stesso equipaggio o perfino dagli ufficiali — disse Torwald. — Capita spesso.

— Non sulla Black Star Line, dove reclutano ufficiali fidati. Detesto anche gli ammutinati. Venite, andiamo a cercare quel bar.

C’erano pochissimi veri uffici a Truro perché gli affari venivano trattati nei bar. Il Gun Runner aveva un’insegna di legno intagliata a mano con la figura di un uomo che correva con in spalla un sacco da cui spuntava un fucile a raggi. All’interno il locale era fievolmente illuminato da dischi luminescenti inseriti nelle pesanti travi del soffitto. L’aria era impregnata di fumo e di strani odori.

Sulle pareti facevano bella mostra panoplie di armi antiche. La comandante scelse un tavolo contro il muro, sotto un fascio di vecchie spade-coltello della Marina Spaziale.

Torwald andò al banco a ordinare una bottiglia e quattro bicchieri. Quando il barista portò l’ordinazione gli chiese senza preamboli: — Chi vende armi, oggi?

— Be’, vediamo un po’... — Sbirciò in gira. — Ame, quello laggiù coi gradi azzurri vende armi leggere da fanteria, e Yussupov, quello al tavolo d’angolo, ha appena acquistato un carico di artiglieria pesante. Chung ha bombe di vari tipi, compreso l’ultimo Devastator...