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Sfera si compresse fino a raggiungere la forma più pratica, e quindi s’incuneò in una lastra della sostanza più dura che riuscì a creare coi materiali a disposizione. Dopo molti miliardi di anni, la forza di gravità avrebbe inevitabilmente attratto il pianeta e la sua stella verso il centro. Ma si verificò un imprevisto: minuscoli esseri dotati di un piccolissimo barlume d’intelligenza trovarono Sfera: la sua attesa era finita.

— Incredibile! — esclamò Bert. — Una stella che pensa. Un essere capace di avvolgere intorno a sé un pianeta come se fosse una coperta e dormire per cento miliardi di anni.

Scrollò la testa stordito dalle incredibili implicazioni del fantastico racconto.

Del resto, tutti erano rimasti sbalorditi. Pareva che fossero passati eoni, invece non era trascorso un attimo. Mentre erano perduti nella visione avevano percepito il passare del tempo come lo concepiva Sfera: una percezione che rendeva alla dimensione temporale tutta la relativa esiguità del proprio valore.

— Bene — commentò Torwald. — Adesso cominciamo a capire.

Voi non siete in grado di capire, ma solo di afferrare un fugace barlume della nostra esistenza. Voi capite solo quello che è in grado di capire la mente umana.

— E adesso? — chiese la comandante.

La flotta è stata trasportata sul lato opposto a noi della Stella Nucleo. lo nutro la speranza che terrà occupato abbastanza a lungo il Guardiano da consentirmi di raggiungere la Stella così, quando mi troverà, avrò riacquistato energie sufficienti per combatterlo.

La comandante non era convinta. — E se non lo tenesse occupato abbastanza a lungo? Se non cadesse nel tranello?

In tal caso sarei condannato.

— E anche noi, incidentalmente, vero?

Certo.

— Quando si comincia?

Stiamo già accelerando verso la Stella, e la flotta ha già dato inizio all’attacco.

— E quando conosceremo l’esito?

Se vincerà il Guardiano, sarà come se non foste mai esistiti.

Mentre guardavano dalla cupola osservatorio, sebbene non ci fossero vibrazioni o rumori, né alcuna sensazione di movimento, la Stella Nucleo cresceva a vista d’ occhio. Il silenzio fu bruscamente rotto da un’esclamazione di Nancy:

— Che fine ha fatto Sfera?

Gli altri si voltarono per guardare verso il punto dove avevano visto Sfera per l’ultima volta e videro una nuvola fosca di fiamma multicolore che andava rapidamente espandendosi, finché non occupò tutto il compartimento, dando l’impressione di attraversare anche i corpi, senza alcun effetto o sensazione. Quando la nebbia svanì, la videro all’esterno, che circondava la nave e continuava a crescere.

Torwald fu il primo a ritrovare la voce. — Adesso siamo dentro di lui — mormorò.

All’esterno, la fiamma splendeva con sempre maggiore intensità, ed essi cominciarono a condividere le sensazioni di Sfera allo stesso livello telepatico mediante il quale soleva comunicare con loro.

Un senso di enorme esaltazione accompagnò la rigenerazione dell’entità divina. Nuova forza, nuova potenza la permearono e ben presto sarebbe stata in grado di lottare ad armi pari col suo avversario. Il tempo cessò di avere un senso per gli “spettatori”, come quando avevano rivissuto la storia delle Menti Stellari. Poi, d’ un tratto, l’esultanza di Sfera cessò.

— Il Guardiano è qui — annunciò Omero.

Ed ebbe inizio la battaglia.

Le due entità si aggredirono su diversi livelli contemporaneamente: lotte mentali, scontri di energia su innumerevoli stadi di realtà di cui solo pochi accessibili alla mente umana. Schermaglie psichiche si verificarono a livelli tali che gli Umani non potevano concepire né tantomeno tradurre in parole.

All’improvviso l’equipaggio dell’Angel si ritrovò al di fuori della Stella Nucleo, su un piano simile alla loro dimensione della realtà, nel fitto agglomerato di stelle del Centro. A tratti una stella divampava trasformandosi in una nova abbacinante, e ciò accadeva quando uno dei due esseri l’attirava per cercare sostegno. Gli Umani si rendevano conto che non era possibile — sebbene le stelle fossero così fitte — che ne esplodessero tante simultaneamente; ma in quella nuova dimensione della realtà tempo e velocità della luce erano diversi da come li conoscevano. Le nebulose si squarciavano come ragnatele nella violenza della battaglia. A quel livello le Menti non erano visibili, ma stavano compiendo una distruzione al centro della Galassia che sarebbe stata riscontrabile sulla Terra solo fra centomila anni. Un momentaneo slittamento del piano rivelò un “posto” dove i combattenti erano visibili sotto forma di due mostruose masse di colori che si urtavano senza fondersi.

Lo scontro divenne caotico, incomprensibile. Nell’esperienza collettiva dell’equipaggio della Angel si verificò un nuovo sviluppo: cominciarono ad apparire immagini tratte dalla loro mente inconscia. Per fare sì che lo svolgimento della battaglia risultasse sia pure marginalmente comprensibile, il loro inconscio le tradusse in immagini tratte dal mitico passato della Terra.

Su un’enorme pianura priva di caratteristiche come un pavimento di vetro, un essere in armatura combatteva a cavallo contro un drago le cui squame erano gemme e il cui alito era una fetida nebbia velenosa. Il collo del drago s’inarcò, le immani mascelle si spalancarono per azzannare il cavaliere, ma una lancia s’infilò tra le mascelle, e...

Un’altra pianura, ma coperta questa volta di ghiaccio e circondata da alte montagne. Si scorgeva di lontano una grande costruzione di legno e un arcobaleno s’inarcava come un ponte verso l’infinito. Sul ghiaccio c’era un uomo, un gigante barbuto con un occhio solo e l’elmo d’oro, che combatteva contro un lupo bavoso. Le nari del lupo sputavano fiamme e i suol occhi erano carboni ardenti. Nei punti dove la saliva gocciolante dalle sue zanne finiva sul ghiaccio si levavano nuvole di puzzolente vapore. Uomo e lupo continuavano a combattere, la lotta si trascinava all’infinito, perché l’armatura dell’uomo era incorruttibile e il corpo del lupo invulnerabile. Ma 1 uomo cominciò a stancarsi, scivolò, cadde all’indietro e il lupo gli fu sopra, con le zanne fiammeggianti come...

In una foresta di montagna c’era un orrendo dèmone, con la parte inferiore del corpo simile a quella di un bufalo d’acqua, e quella superiore umana. Aveva faccia di scimmia, con zanne e orecchie d’elefante e corna dì caprone. Reggeva scudo e lancia, e davanti a lui c’era una bellissima giovane che cavalcava un leone. La fanciulla aveva una corona in testa e dal torso le spuntavano dieci braccia: due reggevano spada e scudo, due tiravano l’arco, una brandiva un affilato disco d’acciaio, un’altra una frusta da elefanti, un’altra una campana, un’altra ancora una ciotola, un’altra una mazza e, l’ultima, una ruota da preghiera. Continuarono a combattere finché il dèmone non si accovacciò per spiccare l’ultimo...

Una scala gigantesca larga chilometri che si stendeva sopra e sotto l’infinito. Al centro della scala d’oro si vedevano due figure. Quella che sta più in basso è una creatura ripugnante, di forma instabile, difficile a distinguersi ma ciò nondimeno repellente. Quella più in alto, di aspetto umano, riveste un’armatura così brillante che abbacina la vista. Dalle sue spalle spuntano enormi e bellissime ali con le piume iridescenti. Il volto di questa creatura è umano, ma di una bellezza sovrumana; non è maschio né femmina, maestosa come la verità, fredda come la giustizia. Regge con ambo le mani una spada titanica con la lama di fuoco abbagliante. L’essere oscuro geme e si rattrappisce e scende. Invano tenta di risollevarsi, di risalire, ma viene sempre respinto, e si fa di attimo in attimo sempre meno minaccioso, s’indebolisce, si ritira più in fretta, vola, e infine...