Выбрать главу

La rampa sboccava attraverso un portello in uno stretto corridoio che svoltava a destra, per poi trasformarsi in una passerella sospesa su una stiva cavernosa, a cui faceva seguito un altro corridoio lungo il quale si allineavano alcune porte con le scritte: GRU, IDROPONICA, LAVANDERIA, BAGNO. C’erano anche altre porte prive di targa. Più avanti, Torwald salì una scaletta che portava al ponte superiore dove si trovava la cabina della comandante. Torwald bussò.

— Avanti — disse una voce dall’interno.

Entrarono.

— Dunque questo sarebbe il nuovo mozzo? — chiese la donna scrutando impassibile Kelly da capo a piedi. — Come ti chiami?

— Kelly... signora.

— Quando ti rivolgi a me devi chiamarmi capitano o comandante. Io mi chiamo Gertie, ma se ti azzarderai a chiamarmi così a bordo ti prenderò a calci. Capito? Comandante andrà bene. Kelly, e poi? Non hai un altro nome o cognome?

— No, sì... comandante. Era il mio solo nome quando quelli dell’ orfanotrofio mi presero nel campo profughi, così...

— Allora vada per Kelly — disse lei premendo qualche tasto sulla consolle. Poco dopo, da una fessura, uscì una sottile striscia d’ oro flessibile: Lei la prese e l’allacciò al polso destro del ragazzo.

— Adesso sei uno spaziale a bordo della Space Angel. La tua qualifica è Tirocinante di Seconda Classe. Una volta al mese, mesi di bordo intendo, tu, come tutti gli altri, mi porterai il braccialetto da aggiornare. E adesso — concluse nel suo caratteristico modo sbrigativo, — consegnatemi tutti e due le vostre armi.

Senza fare commenti, Torwald frugò nella sacca per tirar fuori due pistole con relativa fondina. Una era una pistola comune che sparava missili di metallo ad alta velocità, ma l’altra che Kelly guardò a bocca aperta, era un laser militare che solo gli ex-ufficiali avevano il permesso di portare sulla Terra. La comandante prese le pistole e chiese rivolgendosi a tutti e due: — Nient’altro?

— No, solo un paio di coltelli che abbiamo comprato in un magazzino di residuati militari. Volete anche quelli?

— No, potete tenerli purché non vene serviate per fare a fette i vostri colleghi. Ma ricordate che se avete con voi altre armi, a laser o a proiettili, dovete consegnarle prima del lancio, perché se ne sarete trovati in possesso poi, vi scaraventerò fuori bordo senza sistema di sostentamento. Capito? — e guardò arcigna Kelly perché si imprimesse bene in testa la minaccia. Poi, con meno grinta, concluse: — Adesso scendete in mensa per fare conoscenza coi vostri colleghi.

Uscendo, lo sguardo di Kelly cadde sul cronometro sopra al portello, e lesse automaticamente: — Undici e zero otto del ventisette marzo duemilacentonovantasei. — Una data che non avrebbe mai scordato.

Il resto dell’equipaggio stava bevendo tè e caffè, intorno a un lungo tavolo. Torwald trovò un posto libero e si sedette, imitato da Kelly.

— Torwald Raffen quartiermastro — si presentò. — E questo è Kelly, il nuovo mozzo. Chiamatemi Tor.

— Ham Sylvester — si presentò un pezzo d’uomo di colore che pareva un gorilla seduto a un’estremità del tavolo. La sedia al capo opposto, riservata al comandante, era vuota. — Sono il secondo di bordo ed economo. — Questa seconda mansione risaliva a tempi lontani, ma perdurava ancora su qualche vecchia nave. Il sorriso di Sylvester ricordava la tastiera di un piano. — E questa — continuò indicando una splendida donna alla sua sinistra, — questa è Michelle LeBlanc, medico e cuoco. — La donna sfoderò uno smagliante sorriso, e Kelly intuì che Torwald era già preso all’amo.

— Achmed Mohammed, capo motorista e pilota — si presentò l’ometto coi baffoni che si trovava in cima al barcarizzo quando erano saliti a bordo, e poi, indicando un giovane paffuto rosso di capelli, di un paio d’anni più anziano di Kelly, aggiunse: — E questo è Lafayette Rabinowitz, il mio aiutante.

— Finn Cavanaugh, navigatore e distillatore — disse un uomo alto, scuro di occhi e di capelli seduto vicino a Lafayette.

— Bertrand Sims — annunciò un tipo anziano, coi capelli bianchi, seduto vicino a Finn. — Addetto al carico, contabile e filosofo. La bellezza esotica di fronte a me è Nancy Wu, addetta alle comunicazioni e all’idroponica e all’occorrenza specialista in botanica esotica. — Piccolina e minuta, capelli corvini e occhi a mandorla, Nancy sembrava troppo giovane per essere un ufficiale.

— Tutti svolgono un doppio incarico su questa nave? — chiese Torwald.

— In genere sì — rispose Ham. — Siamo tutti persone eclettiche. Michelle è zoologa, Finn chimico, io sono un esperto in armi pesanti, Bert conosce a fondo la storia. Nancy suona il violino e Achmed è un bravo olografo. E tu cosa sai fare oltre al tuo mestiere?

— Parecchie cose, devo elencarle?

— Sì, così sapremo quando ci potrai essere utile.

— Be’, so fare un po’ di tutto. Durante la guerra ho prestato servizio su apparecchi monoposto, biposto o con tre uomini di equipaggio. Questo significa che si deve sapere fare un po’ di tutto a bordo. Sono un abile ricognitore e cartografo, m’intendo un po’ di geologia, di lavori minerari e di scavi. So pilotare veicoli atmosferici e nautici, e maneggiare armi leggere ed esplosivi.

— Bene — commentò il secondo. — Con un equipaggio ridotto all’osso come il nostro è bene che ci sia qualcuno che sa fare un po’ di tutto. Qual è stato il tuo ultimo imbarco?

— Sulla Purple Turkey, una piccola nave addetta alla ricerca di minerali della Orion Crystals e Metals. La società è fallita e la nave è stata venduta all’asta.

— Mi spiace per loro, ma noi ci abbiamo guadagnato — commentò Ham, e a Kelly: — Figliolo, tu dovrai imparare il mestiere di spaziale cominciando dall’ultimo gradino. Chi ha subito bisogno di lui? — chiese guardandosi intorno.

— Io! — rispose Achmed. — Insieme a Lafayette devo fare una completa revisione del motore e ripulirlo da cima a fondo, appena saremo nello spazio. Ci serve qualcuno che ci dia una mano.

— Posso aiutarvi anch’io, se avrò del tempo libero — si offrì Torwald.

— Grazie — disse l’arabo, e in quella l’interfono mandò uno squillo. — Si parte fra cinque minuti — annunziò Ham. — Lafayette, accompagna Kelly al suo alloggio e mostragli come deve prepararsi per il decollo. Torwald, tu vieni con me.

Kelly seguì Lafayette. Usciti dalla mensa scesero al ponte inferiore e attraversarono la passerella sospesa sulla stiva. Subito dopo Lafayette aprì un portello che dava su un cubicolo arredato con un branda pieghevole, un tavolo e una sedia. Kelly, su invito di Lafayette, si sdraiò sulla branda. Poi l’altro gli legò con cinghie petto e cosce, lasciando libere le braccia. — Non è che sia strettamente necessario — disse, — ma il regolamento lo esige al momento del decollo. Col campo gravitazionale in funzione non sentirai niente. O quasi. La mia cabina è qui di fronte, e quella di Achmed è subito dopo la mia. Potrai sfibbiare le cinghie quando sentirai un altro segnale. — Detto questo uscì chiudendosi il portello alle spalle.

Kelly aspettò, teso e ansioso, e ancora incredulo che in due sole ore il suo destino fosse radicalmente cambiato. Temeva che fosse tutto un sogno, e che al risveglio si sarebbe trovato su una branda in un dormitorio pubblico.

La Space Angel cominciò a vibrare, e Kelly sentì in tutto il corpo una leggera pressione che durò solo pochi attimi e fu seguita da una sensazione di mancanza di peso. Poi entrò in funzione il campo gravitazionale artificiale, grazie al quale solo gli strumenti avrebbero rilevato l’accelerazione, ma Kelly si accorse, da quello che aveva provato, che non era stato ancora ideato un campo gravitazionale perfetto.