Выбрать главу

Kelly aveva l’incarico di fungere da cicerone, facendo visitare agli ospiti la nave e mostrando quegli oggetti-ricordo che il governo non aveva sequestrato. In mezzo al gruppo, quel giorno, c’erano un uomo con la divisa di ammiraglio e un ufficiale della Primaria Compagnia di Navigazione Satsuma. Il mozzo si sentiva un po’ frastornato: fino a non molto tempo prima era uno dei tanti derelitti che campavano alla meglio ai margini dello spazioporto, e la cui unica ambizione era di ottenere un lavoro qualsiasi su una nave. Adesso personaggi importanti pendevano dalle sue labbra, e la sua faccia era nota ovunque.

Mentre li accompagnava all’ uscita, alcuni lo presero da parte per scambiare due parole a tu per tu con lui.

— Figliolo, hai mai pensato di arruolarti nella Flotta? — gli chiese con fare paterno l’ammiraglio. — Certo, ma mi hanno sempre scartato.

— Si può rimediare. Pochi mesi in una scuola specialistica e potrai diventare sottufficiale.

— Temo che la carriera militare non m’interessi più, signore — rispose Kelly.

— Hai deciso di arruolarti su un mercantile, eh? — Il funzionario della Satsuma era convinto di tirarlo dalla sua. — Ottima scelta. Saremo felici di averti con noi. Ottima paga, promozioni e orari regolari. E non occorre aggiungere che grazie alla tua fama potrai fare carriera più in fretta di altri più anziani di te.

Kelly squadrò l’uniforme impeccabile coi gradi e i nastrini degli anni di servizio e decise in cuor suo che la carriera di quell’uomo doveva essersi svolta quasi interamente dietro una scrivania.

— So che la Satsuma è una delle migliori compagnie — disse senza sbilanciarsi.

— Facci un pensierino.

L’ultimo a sbarcare fu un ometto barbuto con una vecchia divisa da spaziale. Sui capelli arruffati inalberava un logoro berretto con un distintivo arrugginito sul datanti.

— Non so se hai afferrato il mio nome quando mi sono presentato — esordì.

— Sono il capitano Probert, della Black Comet. Ho appena comprato la nave a un’asta e sto mettendo insieme 1’ equipaggio.

Era un tipo alla buona, e Kelly si sentì subito a suo agio. — Un mercantile indipendente? — chiese.

— E questa nave cos’è? — rise Probert. — Tu ti sei imbarcato come aiutante del quartiermastro, se non sbaglio.

— Sì, ma durante il viaggio ho imparato molto. So fare di tutto.

— Bene, una persona esperta può sempre servire. La paga non è come quella della Satsuma, noi ci dividiamo i guadagni a ogni viaggio. Le ore sono lunghe, ma il nostro cuoco è molto bravo. Pensaci.

— Grazie, ci penserò.

Quando Probert se ne fu andato, Kelly tornò nella sua cabina e si tolse l’uniforme che gli avevano prestato. Dopo essersi infilato la vecchia tuta lisa e gli stivali, si guardò nello specchio. La tuta, che gli pendeva di dosso la prima volta che l’aveva indossata, adesso gli stava a pennello. Gli stivali, così pesanti e scomodi nei primi tempi, adesso calzavano come vecchie pantofole. Sorrise alla propria immagine, e andò alla mensa dove trovò gli altri seduti intorno al tavolo.

Poco dopo arrivò anche la comandante. Aveva un’aria un po’ abbattuta e cominciò subito senza preamboli. — Adesso che siamo tutti riuniti vi prego di rimettere i piedi per terra. Saremo delle celebrità interplanetarie, abbiamo portato sulla Terra un carico di tesori, ma siamo a terra.

—Come sarebbe a dire? — obiettò Kelly. — Impossibile!

— Non avendo ancora deciso cosa fare di tutto il materiale, il governo lo ha confiscato, diamanti compresi, e staranno a ponzarci su finché non avranno trovato una soluzione. Come se non bastasse, hanno posto sotto sequestro la Minsk Mineral. Potremmo fare causa, e forse riusciremmo a riavere quello che è nostro di diritto, ma ci vorrebbe parecchio tempo. Cause di questo tipo possono trascinarsi anche per anni. Ragion per cui dobbiamo trovare subito un altro incarico, se non vogliamo fallire.

Convinto che quello fosse il momento più adatto, Kelly si schiarì la gola e disse: — Temo che non potrò restare con voi.

— Come sarebbe a dire? — Ma dal tono era chiaro che la comandante aveva capito.

— Be’, prima di tutto voglio dirvi che per me questa nave è stata la mia casa e voi tutti la famiglia che non ho mai avuto. Ma non posso restare per sempre a casa. Ho firmato il contratto come mozzo, però non posso continuare a fare il mozzo per tutta la vita. Ho imparato moltissime cose durante il viaggio. Ormai sono un uomo maturo, non più un ragazzo inesperto.

La comandante si rivolse al quartiermastro: — Torwald?

— Non ho più niente da insegnare a Kelly. Potrebbe imbarcarsi come quartiermastro su qualsiasi nave indipendente, e pilota l’AC da campione.

— Senti, Kelly — s’intromise Nancy — potresti firmare per un altro viaggio come mio assistente. Hai ancora molto da imparare sul sistema di comunicazione.

Kelly rimase sorpreso al tono quasi supplichevole della sua voce.

— Ti ringrazio, Nancy, ma mi si è presentata l’occasione di camminare con le mie gambe e non la voglio perdere. Senza essere offensivo, non voglio però fare il tirapiedi di nessuno.

— Hai già in mente qualcosa di concreto? — chiese la comandante con voce brusca. — Spero che non si tratti di una nave di linea. — Il capitano Probert mi ha offerto un ingaggio sulla Black Comet. Credo che accetterò.

— Probert è una brava persona. Dammi il tuo braccialetto — disse la comandante tendendo la mano. — Lo devo aggiornare. Prese il braccialetto e uscì. Sergei alzò gli occhi dal diagramma che stava esaminando, e sorrise a Kelly. — La Minsk — disse poi — aprirà un conto in banca a nome della Space Angel su cui verserà quanto vi è dovuto per i diamanti, quando il carico ci verrà restituito. Se vuoi, apriremo un conto a parte per te.

— Sarà una somma non indifferente — disse Torwald — quando e se arriverà. Ti basterebbe per comprare una quota di comproprietà della Black Comet o di qualche altra nave. Mica male, per un ragazzo appena sbarcato dopo il suo primo viaggio.

— Buona idea — commentò Kelly.

Poco dopo tornò la comandante col braccialetto. Infilandolo, Kelly notò che vi era incassata una stellina d’argento.

— Ma questo è un bracciale da spaziale di prima classe — protestò. — Per diritto, spetta soltanto agli spaziali scelti.

— Come hai detto tu prima, ti sei imbarcato come mozzo, per un viaggio di routine. Il viaggio è durato molto di più ed è stato molto diverso dal solito. Andare al centro della Galassia e immergersi in una stella, secondo me sono cose che vanno al di là del dovere. Ti sei guadagnato la promozione.

Kelly infilò le ultime cose nella sacca. Aveva accumulato un mucchio di oggetti, un po’ raccolti sui pianeti e sulle navi aliene e altri regalatigli dagli amici.

Lafayette era andato da lui molto impacciato, per portargli un cubo di glassite in cui era inserita una piccola sfera che rappresentava il pianeta-giungla visto dallo spazio.

— Mi sono servito degli apparecchi olografici di Achmed e del computer di bordo, per farlo — spiegò. — Visto al microscopio, i particolari sono perfetti, comprese le foreste e le rovine. Volevo ringraziarti per avermi salvato la vita — concluse sempre più impacciato porgendo la mano. — Mi dispiace che per colpa mia tu abbia dovuto riverniciare la stiva.

La comandante gli aveva regalato una scatola di sigari e Achmed un tappeto da preghiera —...nel caso che tu ti convertissi alla vera fede. — Bert gli aveva dato una pila di manuali e K’Stin una bellissima spada.

Kelly si guardò intorno per l’ultima volta. Quella angusta cabina era stata la prima stanza tutta sua che avesse mai avuto. Adesso tutto quello che possedeva stava chiuso nella sacca. Ma aveva imparato molto, sapeva fare tante cose e aveva un ingaggio. Che cosa poteva volere di più uno spaziale?