Выбрать главу

Poi i membri dell’equipaggio si ritirarono alla spicciolata, Nancy ripose il violino, gli altri portarono via bottiglie e bicchieri, l’aroma dei sigari si dissolse, e infine nella cupola rimase solo Kelly a guardare le stelle.

2

Kelly aprì il portello contrassegnato MOTORI ed entrò, incurante dell’altra scritta VIETATO L’INGRESSO AL PERSONALE NON AUTORIZZATO, convinto che la proibizione non si riferisse a lui.

Il locale era illuminato a giorno e le paratie verniciate di un bianco brillante, in contrasto con il resto della nave, dove erano dipinte in diversi colori a seconda dei gusti dei precedenti comandanti. In fondo al locale, due pozzetti contenevano la metà inferiore dei razzi di spinta, e in mezzo ad essi si levava il cono della Propulsione Whoopee. Achmed e Lafayette avevano scoperchiato il motore che non era in funzione e lo stavano ripulendo muniti di un armamentario di utensili.

— Su, al lavoro! — gridò Achmed. — Mettiti vicino a Lafayette.

Kelly si lasciò cadere nel pozzetto vicino al ragazzo dai capelli rossi e allungò la mano verso un frantumatore sonico simile a quelli che si usavano sulla Terra per pulire le case. Ma Lafayette gli diede una botta sulla mano. — Brutto cattivo! I bambini non giocano con gli utensili elettrici in sala motori. Prendi questo e strofina. — Così dicendo gli porse un cuscinetto di lana d’acciaio. — Questo va meglio per te. Su, al lavoro.

Kelly si mise a strofinare, furioso. Andò avanti così: Lafayette trovava sempre da criticarlo e gli assegnava i lavori più sporchi e pesanti. Kelly si dominava perché non voleva guastarsi il piacere di quel suo primo lavoro da spaziale. Poi Achmed chiamò Lafayette, e Kelly li sentì parlottare. Al ritorno Lafayette aveva abbassato le arie, ma Kelly si seccò per l’interferenza di Achmed. Non aveva bisogno di protettori, sapeva badare a se stesso.

Poco prima del termine del turno antimeridiano, arrivò Torwald. — Sono appena stato in magazzino e c’è un tale disordine che mi rifiuto di metterci mano finché Kelly non potrà venire ad aiutarmi. A proposito, chi era il mio predecessore, un contadino delle paludi di Vega?

— Un certo Krilencu — rispose Achmed. — Negli ultimi tempi era un po’ troppo affezionato alla bottiglia.

— Lo immaginavo. Ma per quale motivo la comandante non l’ha cacciato?

— Perché durante la guerra aveva combattuto nella sua squadriglia. Molti di quelli che se l’erano vista brutta avevano preso l’abitudine di bere per darsi coraggio, e non hanno più smesso a guerra finita. Credo che la comandante si sentisse in certo modo responsabile.

— Le faccio tanto di cappello — commentò Torwald, — però il suo protetto mi ha lasciato in eredità un lavoro che mi darà del gran filo da torcere.

— Non sarà difficile sistemare le cose per uno in gamba come te — disse Achmed con un filo d’ ironia.

— Ah, davvero? Aspetta che venga a darti una mano a pulire i motori. — E a Kelly: — Come ti pare il lavoro di spaziale?

— Bellissimo! — rispose pronto Kelly sfoderando un gran sorriso. — Ma non sarebbe stato meglio farlo a terra?

— Già, più comodo e facile — ammise Torwald, — ma poco remunerativo. Una nave in porto non rende un soldo né ai proprietari né alla ciurma, perciò qualunque lavoro che possa essere svolto a bordo vien fatto tra decollo e lo sbarco. Così si guadagnano tempo e denaro.

— Pausa per il caffè! — annunciò Achmed e tutti e quattro andarono al distributore installato nel locale. Dopo avere parlato del più e del meno, Kelly chiese ad Achmed ragguagli sulla Propulsione Whoopee esaminando da vicino quello strano meccanismo di propulsione, un grosso fuso sospeso perpendicolarmente all’asse della nave. Era liscio, all’infuori della punta conica di glassite trasparente all’interno della quale c’era un cristallo ruotante che aveva la forma di un anello di Moebius.

— Come funziona, Achmed? Ho sentito dire che non si può usare all’interno di un sistema solare.

— Che mi pigli un accidente se lo so — ammise l’arabo. — So come farlo funzionare, ma ignoro come e perché funziona. Tu te ne intendi, Tor?

— Kelly — disse Torwald, — sulla Terra ci sono almeno cinquanta fisici che asseriscono di sapere come funziona la Propulsione Whoopee, ma ne conoscono solo il principio che di per sé è già abbastanza complicato. È come Einstein con la relatività; se ne conoscono gli effetti e si può afferrarne il principio, ma i perché sono al di là della comprensione umana.

— Ah! — ridacchiò il mozzo. — E io che credevo che i vecchi spaziali sapessero tutto sulle navi!

— Sanno farle funzionare, questo è certo, ma il come e il perché spetta agli scienziati saperlo. Noi siamo gli esperti, ma la propulsione spaziale non rientra nel nostro campo. Ti farò un esempio: non sono mai esistiti dei professionisti più esperti dei marinai del Settecento e dell’Ottocento. Sapevano costruire delle imbarcazioni leggere, servendosi di legno e stoffa, capaci di portarle attraverso tutti i mari, e conoscevano vento e acqua più di quanto qualsiasi spaziale possa conoscere lo spazio. Eppure ben pochi di loro sapevano perché soffia il vento o perché ci sono correnti nell’oceano.

— Caspita quanto parli! — lo interruppe Achmed. — Non immaginavo che fossi un chiacchierone.

— Scusate un attimo! Io, sto solo cercando di dare qualche lezione a Kelly, e credo di potermelo permettere dopo avere trascorso tutta la vita nello spazio, e che cosa ottengo? Delle critiche. Non capisci, Achmed, che è nostro dovere istruire Kelly?

— Con la tua istruzione e le favole di Finn questo poveretto sbarcherà al primo porto e non rimetterà mai più piede su una nave. Avanti, torniamo al lavoro.

Strofinarono e fregarono per un altro paio d’ore; quando il cronometro inserito in una paratia mandò uno squillo, Achmed uscì dal pozzetto dove stava lavorando, si spogliò e andò a fare una doccia agli ultrasuoni. Quando fu ben pulito, aprì un armadietto, ne trasse una tunica bianca, se la infilò e si mise in testa una papalina. Poi srotolò un tappetino e lo stese con cura sul ponte. S’inginocchiò e cominciò a pregare rivolto verso i tubi di scappamento dei motori.

Terminate le preghiere, l’arabo tornò a indossare la tuta da lavoro e si rimise a strofinare. Un’ora dopo si udì un altro squillo e la voce di Michelle chiamò dall’altoparlante: — Torwald, Kelly, a rapporto in cambusa!

I due si ripulirono e andarono in cambusa dove Michelle stava impastando il pane. — Oggi il menu comprende roastbeef e budino dell’Yorkshire — annunciò.

— Kelly, va’ a prendere due chili di mele secche in dispensa. Tor, pesa lo zucchero. La ricetta è là — e indicò un pezzo di carta sgualcita appuntato su uno stipo. Mentre lavoravano Michelle, come medico di bordo, s’informò sulla storia medica di Torwald e Kelly. Infatti i superstiti dell’Influsso Arturiano erano allergici alla penicillina, e il chinino trasformava un innocuo batterio di Vega Primo in un virus mortale. La storia di Kelly non presentava problemi: era sempre vissuto sulla Terra in istituzioni pubbliche e non s’era mai trovato coinvolto in epidemie né era stato affetto da malanni extraterrestri. Invece quella di Torwald era complessa, e Michelle registrò parecchi dati mentre lui parlava.

Quando ebbe saputo tutto sulle loro condizioni fisiche, Michelle si addentrò nel campo della psicologia, e Kelly non capiva se le sue domande fossero professionali o dettate dalla curiosità. Si accorse che Michelle s’interessava più a Torwald che a lui, e anche quando lo mandò a preparare la tavola, sentì che i due continuavano a parlare.