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— Mai stato sposato, Tor?

— Una volta. Mia moglie prestava servizio su un ricognitore, come me. Fu mandata a fare una ricognizione su Toth prima dello sbarco. Solo una nave della sua squadriglia tornò, e non era la sua. E tu?

— Due volte. La prima con un ufficiale medico all’ospedale dell’ università di Lima. Fu ucciso durante un bombardamento prima che inventassero lo Scudo. L’altro era un motorista di un trasporto truppe. Ci conoscemmo perché gli medicai delle ustioni quando prestavo servizio a bordo dell’Asklepios. Fu ucciso un anno dopo a Li Po. — Non una parola di rimpianto o di inutile consolazione. Tutti avevano perso qualche persona cara durante la guerra, e se si volevano consolare tutte le persone che s’incontravano non ci sarebbe stato il tempo per fare altro.

Dopo mangiato, Torwald disse a Kelly di cercare un notes e di raggiungerlo poi nel magazzino perché avrebbe avuto un bel po’ da scrivere. Kelly andò nella sua cabina perché fra l’altro Torwald gli aveva comprato tutto il necessario per scrivere, prima della partenza. Mentre tornava col notes, attraversando la passerella sulla stiva, Kelly scorse un movimento con la coda dell’occhio. Tenendosi saldamente aggrappato alla ringhiera si sporse a sbirciare nella tenebrosa caverna sottostante.

Eccolo di nuovo. Qualcosa sfrecciava in fondo alla stiva. Però sfrecciare non era l’espressione adatta, pareva piuttosto che arrancasse velocemente. Era verde. Incuriosito, Kelly scavalcò la ringhiera e scese sul fondo scivolando su una trave di sostegno. Si guardò intorno e vide la cosa che si stava allontanando. Aveva quattro zampe e le dimensioni di un cagnolino. Kelly si avvicinò con cautela. Per quel che ne sapeva poteva essere anche pericoloso. Avvertendo la sua presenza, la creatura si voltò rizzandosi sulle zampe anteriori. Aveva una pancetta prominente e il muso — o faccia? — piatto con la bocca piccola e un grosso naso a cipolla. Ai lati della testa spuntavano due orecchie pelose che parevano un berretto. Gli occhi erano rotondi e spaziati. Kelly non aveva mai visto una creatura più innocua.

— Ehi, stai spaventando Teddy? — Kelly guardò in alto e vide Nancy Wu che si sporgeva dalla ringhiera.

— Teddy?

— Certo. Chi credevi che fosse? Portalo su. Non deve gironzolare nella stiva, potrebbe perdersi. — Kelly allungò la mano, ma Teddy fu più lesto; gli si arrampicò sui calzoni e salì fino a istallarsi sulla spalla, e poi si voltò per guardarlo con aria solenne.

Kelly salì sulla scaletta e quando arrivò alla passerella Teddy saltò a terra e andò a rifugiarsi fra le braccia di Nancy.

— Cosa facevi? Gli davi la caccia? L’hai spaventato a morte.

— No. L’avevo visto là in fondo ed ero curioso. Che cos’è?

— Un orsetto narcisiano, naturalmente.

— Già, un orsetto narcisiano — disse Kelly che ne sapeva quanto prima. Avrebbe voluto chiedere altre delucidazioni, ma Nancy si stava già allontanando.

Quando arrivò al magazzino, Torwald lo accolse dicendo: — Come mai ci hai messo tanto tempo?

— Perché tutti mi dicono la stessa cosa? — ribatté Kelly irritato.

— Perché devi imparare a tenere il passo, e sei ancora troppo lento e inesperto. Una volta i marinai troppo lenti e pigri venivano puniti a suon di frustate, e così imparavano a comportarsi a dovere. Devi ricordarti sempre che non sei più sulla Terra. — Torwald si mise a frugare fra un mucchio di oggetti, e Kelly si guardò intorno. Il magazzino era un vero caos, gli pareva impossibile che si potesse rimettere tutto in ordine. A un tratto la sua attenzione fu colpita da una fila di aggeggi appoggiati a una paratia. Erano neri e lucidi, di plastica e metallo, e somigliavano un po’ a fucili a raggi pesanti, ma erano più grandi e massicci e posavano su un treppiede pieghevole. Kelly fece per prenderne uno.

— Non toccarlo! — gli gridò Torwald.

— Perché? — Kelly era rimasto interdetto dal tono severo e irato della sua voce.

— Mai toccare un apparecchio a raggi a bordo di una nave. Ricordi quando la comandante ci ha chiesto se avevamo armi e io le ho dato la mia pistola a laser? Non era soltanto un pro forma. Con un’arma del genere si può tagliare in due una nave. Perciò è severamente proibito ai membri dell’equipaggio di maneggiare congegni capaci di danneggiare la nave. Ne sono esentati solo il motorista e il medico, e solo in particolari situazioni. La comandante deve essere sempre presente quando Michelle usa il bisturi o il trapano a laser.

— Ah, capisco — mormorò Kelly mortificato.

Poi Torwald sedette davanti a un vecchia e logora consolle e premette il pulsante contrassegnato PLANCIA. Qui plancia. Parla Ham.

— Qui Torwald. Potresti farmi avere il catalogo dell’inventario?

— Subito, ma non t’invidio.

Torwald e Kelly capirono subito perché Ham aveva detto questo. Mentre file di parole e cifre sfilavano sullo schermo, l’espressione di Torwald andava facendosi sempre più allarmata. Infine tornò a chiamare la plancia.

— Ham, neanche il computer riesce a raccapezzarsi con questi dati. E gli ultimi sono stati immessi nel marzo del duemilacentottantasette! Sapevo che il mio predecessore era un ubriacone, ma non sapevo che fosse anche un sabotatore.

— Il vecchio Krilencu era un tipo tutto particolare — ammise Ham. — Pareva sempre che sapesse quanto materiale c’era in magazzino, e dove fosse questo o quell’oggetto. Aveva tutto in testa.

— Compreso un bel po’ di pigne!

— Nessuno ha mai detto che avresti avuto un lavoro facile. Se ne cercavi uno poco faticoso, dovevi imbarcarti su una nave di linea — e con questo il secondo troncò la comunicazione.

Torwald fissò per un momento l’altoparlante, infuriato, poi sospirò e disse al mozzo: — Be’, Kelly, tanto vale che cominciamo. Prima facciamo una cernita. Sgombra un tratto della paratia di fronte al portello, che ci sistemeremo le attrezzature da usare sui pianeti.

Nel corso delle sue peregrinazioni attraverso la Galassia, la Space Angel aveva raccolto un incredibile assortimento di oggetti, in massima parte sconosciuti a Kelly. C’erano tende smontabili, radiatori, picconi per il ghiaccio, asce, insetticidi ultrasonici, zaini, seghe, strumenti per l’osservazione e la sorveglianza, attrezzi di ogni specie, congegni per la sopravvivenza nei climi rigidi, respiratori, maschere antigas, insomma tutta una congerie di oggetti atti a consentire la sopravvivenza degli esseri umani in centinaia di ambienti.

— Dobbiamo catalogare tutta questa roba? — chiese Kelly sbigottito.

— No, tu la scegli, a catalogarla ci penso io. Se vuoi imparare a vivere nello spazio questa è la scuola adatta. Tutto quello che serve al funzionamento della nave prima o poi passa di qui. Il quartiermastro è responsabile di tutto il matériel exclusive del carico. Se Nancy avesse bisogno di cavi per i suoi apparecchi di comunicazione, li trova qui. Se occorre una bussola nuova io devo ordinarla.

Michelle è addetta alla cambusa, ma devo provvedere io agli acquisti dei viveri nei porti. Il quartiermastro deve registrare tutto quello che entra ed esce dal magazzino, tutte le spese, la quantità di carburante consumato e via dicendo. Cosa che, a quanto pare, non era tenuta in nessun conto dal mio predecessore.

— Non credevo che si trattasse di un lavoro così complicato — disse Kelly.

— Tutti i lavori sono complicati. Con un po’ di fortuna avremo rimesso tutto in sesto quando saremo arrivati al limite del sistema solare e potremo passare alla Propulsione Whoopee.

— Quando sarà?

— Fra un paio di mesi.

— Davvero? Ci vuole così tanto per uscire da un sistema solare?

— Dipende dalla stella e da dove si è partiti. Comunque in media ci vogliono un paio di mesi.