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T’ton si fece avanti, tendendo la mano, e F’lar la prese, la strinse con fermezza.

«Vi portiamo milleottocento draghi, diciassette regine, e tutto ciò che è necessario per organizzare i nostri Weyr.»

«E hanno portato anche i lanciafiamme!» s’intromise Lessa, eccitata.

«Ma… venire fin qui… tentare una cosa simile…», mormorò F’lar, in tono di sbalordimento e di ammirazione.

T’ton, D’ram e tutti gli altri scoppiarono a ridere.

«La tua Lessa ci ha mostrato la strada…»

«… e la Stella Rossa ci ha guidati,» aggiunse lei.

«Noi siamo dragonieri come te, F’lar di Benden,» proseguì T’ton in tono solenne. «Abbiamo saputo che qui c’erano Fili da combattere, e questo è un lavoro per i dragonieri… in qualunque tempo!» 

Tu batti, tamburino; tu soffia, pifferaio; tu suona, arpista; e tu, soldato, va’.
Si scateni la fiamma, ardan tutte le erbe finché la Stella Rossa passerà.

 Mentre i cinque Weyr scendevano attorno alla Fortezza di Ruatha, F’nor era stato costretto a portare avanti coloro che l’avevano seguito nel Continente Meridionale. Erano giunti tutti all’estremo limite della sopportazione per quella vita in un doppio tempo; e furono felici di ritornare ai quartieri che avevano abbandonato due giorni e dieci Giri prima.

R’gul, totalmente ignaro del balzo a ritroso nel tempo compiuto da Lessa, accolse il Comandante e la Dama del Weyr, al loro ritorno, e diede loro la notizia che F’nor era ricomparso con settantadue draghi nuovi. Aggiunse che però, secondo lui, nessuno dei cavalieri era in grado di combattere.

«Non ho mai visto uomini tanto esausti in tutta la mia vita,» proseguì. «Non riesco a immaginare che cosa possano avere, dato che là c’era il Sole e abbondanza di cibo e di tutto il resto, e non dovevano accollarsi responsabilità.»

F’lar e Lessa si scambiarono un’occhiata.

«Comunque, R’gul, il Weyr del Sud dovrà essere mantenuto. Pensaci sopra.»

«Io sono un dragoniere e un combattente, non una donnicciola,» brontolò il vecchio cavaliere. «Ci vuole altro che un balzo in mezzo nel tempo per ridurre me in quelle condizioni.»

«Oh, si rimetteranno in sesto in pochissimo tempo,» ribatté Lessa e ridacchiò, scandalizzando profondamente R’gul.

«Dovranno riprendersi in fretta, certo, se vogliamo mantenere i cieli sgombri dai Fili,» scattò quello, indignato.

«Non è più un problema,» gli assicurò F’lar, con il suo tono più disinvolto.

«Non è un problema? Quando disponiamo soltanto di centoquarantaquattro draghi?»

«Duecentosedici,» lo corresse Lessa in tono fermo.

R’gul non le badò.

«Il Maestro Fabbro,» domandò, «è riuscito a trovare un lanciafiamme in grado di funzionare?»

«In verità, sì,» replicò F’lar, con un ampio sogghigno di soddisfazione.

I cinque Weyr avevano trasportato nel tempo anche i rispettivi equipaggiamenti. Fandarel aveva strappato letteralmente dal dorso dei cavalieri i lanciafiamme e, senza dubbio, entro la mattina dopo tutte le fucine del continente sarebbero state in grado di fabbricare modelli identici. T’ton aveva detto a F’lar che, nel suo tempo, ogni Fortezza possedeva un lanciafiamme per ognuno degli uomini a terra di cui disponeva. Durante il lungo Intervallo, però, quelle armi erano state fuse o erano state dimenticate, quindi più nessuno riusciva a ricordarne la funzione. D’ram, in particolare, s’interessò moltissimo allo spruzzatore di agenothree costruito da Fandareclass="underline" lo giudicava meglio dei lanciafiamme, perché poteva servire anche a spargere il fertilizzante per uso agricolo.

«Bene,» ammise tetro R’gul. «Un lanciafiamme o due potranno esserci utili, dopodomani.»

«Abbiamo trovato anche qualcosa d’altro, che ci sarà più utile ancora,» osservò Lessa. Poi si scusò, in fretta, e corse nel suo alloggio.

I suoni che giunsero subito dopo attraverso il tendaggio potevano essere risate o singhiozzi, e R’gul aggrottò la fronte. Quella ragazza era troppo giovane per rivestire la carica di Dama del Weyr in un momento simile. E troppo instabile.

«Ma si è resa conto della gravità della nostra situazione? Anche tenendo conto dell’apporto di F’nor? Cioè, se quelli saranno in condizione di volare?» domandò R’gul, esasperato. «Non dovresti permetterle di lasciare il Weyr.»

F’lar, senza ascoltarlo, cominciò a versarsi una tazza di vino.

«Una volta, tu mi hai fatto osservare che i cinque Weyr deserti di Pern confermavano la tua teoria, secondo la quale non c’erano più Fili.»

R’gul si schiarì la gola, pensando che le scuse, anche se venivano formulate dal Comandante del Weyr, sarebbero state di ben scarsa utilità contro il nemico.

«Era una teoria abbastanza sensata,» continuò F’lar, riempiendo una coppa anche per il suo interlocutore. «Ma non nel senso in cui l’hai interpretata tu. I cinque Weyr erano deserti perché i loro occupanti… sono venuti qui.»

R’gul, che si stava portando la coppa alle labbra, si fermò a fissare F’lar. Quell’uomo era troppo giovane per sopportare una responsabilità tanto grande. Ma… sembrava credere veramente in ciò che stava dicendo.

«Che tu lo creda o no, R’gul… e fra un giorno lo crederai… i cinque Weyr non sono più vuoti. I loro occupanti sono qui, negli stessi Weyr, in questo tempo. E si uniranno a noi, forti di milleottocento draghi, dopodomani a Telgar, armati di lanciafiamme e della loro esperienza.»

R’gul lo fissò stolidamente per un lungo attimo. Posò la coppa, con delicatezza, poi girò sui tacchi e uscì. Non era disposto a rendersi ridicolo. E avrebbe fatto bene a prepararsi ad assumere il comando, l’indomani; se il giorno successivo si doveva combattere contro i Fili.

La mattina seguente, quando vide la schiera di draghi bronzei che trasportavano i Comandanti dei Weyr e i comandanti degli squadroni alla riunione, R’gul si ubriacò in silenzio.

Lessa scambiò rapidi saluti con i suoi amici e poi, sorridendo dolcemente, se ne andò, spiegando che doveva condurre Ramoth a mangiare. F’lar la seguì impensierito con lo sguardo, poi andò ad accogliere Robinton e Fandarel, i quali erano stati invitati a partecipare alla riunione. I due Maestri d’Arte non parlarono molto, ma non persero una parola di ciò che veniva detto. Fandarel continuava a girare la grossa testa da un oratore all’altro, sbattendo di tanto in tanto gli occhi profondamente incassati. Robinton aveva sulle labbra un sorriso pensoso; la presenza dei visitatori ancestrali lo rendeva felice.

F’lar venne rapidamente dissuaso dalla sua idea di rinunciare alla carica di dirigente supremo, nella sua qualità di Comandante del Weyr di Benden. Aveva avanzato quella proposta perché si riteneva troppo inesperto.

«Ma te la sei cavata bene a Nerat e a Keroon. Anzi benissimo,» osservò T’ton.

«Secondo te è un buon risultato, ventotto tra uomini e draghi messi fuori combattimento?»

«Nella prima battaglia? Con tutti i dragonieri inesperti come draghetti appena usciti dal guscio? No, sei arrivato in tempo a Nerat, in qualunque modo tu ci sia arrivato.» T’ton rivolse a F’lar un sogghigno malizioso. «Hai agito in modo degno di un dragoniere. Ti sei comportato ottimamente.» Gli altri quattro Comandanti di Weyr mormorarono il loro completo assenso. «Il tuo Weyr, tuttavia, è scarso di effettivi, quindi ti presteremo un numero sufficiente di squadroni per completare lo schieramento. Oh, le regine vanno pazze per momenti come questi!» E il suo sogghigno si allargò, indicando che ne andavano pazzi anche i cavalieri bronzei.

F’lar ricambiò il sorriso, pensando che Ramoth era quasi pronta per un altro volo nuziale e che Lessa, stavolta… Oh, quella ragazza si era mostrata ingannevolmente docile. Avrebbe fatto meglio a tenerla d’occhio.